La Stampa, 7 luglio 2019
L’unica arrampicatrice professionista iraniana
«Non sono una rivoluzionaria, non mi occupo di politica, rispetto le tradizioni del mio Paese e della mia gente. Indosso sempre il velo, ma quando arrampico lo tolgo e quando è il caso metto il caschetto»: si presenta così Nasim Eshqui, l’unica climber professionista iraniana. È stata ospite il mese scorso a una serata organizzata dalla catena Sport Specialist. Ha raccontato il mondo della montagna in Iran e di come è cambiata la sua vita da quando ha iniziato ad arrampicare. Nasim nasce a Teheran nel 1982, è una bambina iperattiva, un po’ maschiaccio, e sceglie come sport la kickboxing. È forte, a 15 anni è già campionessa nazionale. Non ha rivali, diventa anche istruttrice, ma lei vuole qualcosa in più: «Avevo bisogno di nuovi stimoli, di confrontarmi e migliorarmi», dice. Così nel 2005 dopo dieci anni sul ring lascia i guantoni in palestra e scopre la montagna.
«Il fuoco non si esaurisce»
«La kickboxing è una sfida contro l’altro - spiega -, invece l’arrampicata lo è con me stessa, contro i miei limiti: molto più interessante. La passione e il fuoco che ti senti dentro non si esauriscono mai». Una passione talmente forte che le fa superare i pregiudizi e la porta a diventare una pioniera dell’arrampicata nel suo Paese, tradizionalmente non proprio apertissimo nei confronti delle donne. Tenace, rispettosa delle regole, ma nello stesso tempo uno spirito libero: «Sono una sportiva e voglio avere le stesse opportunità che hanno tutti, soprattutto quando si parla di imprese in parete». Per spiegare meglio il concetto usa il suo mantra: «Non importa se sei iraniano, italiano o tedesco, la forza di gravità ci tira verso il basso tutti allo stesso modo».
Lei però va sempre in salita: Nasim è continuamente alla ricerca di una nuova falesia da toccare, di una nuova roccia da chiodare, di nuovi posti da esplorare. E in Iran ce ne sono tanti: dal Bisotoon, 1200 metri di parete con diversi torrioni di calcare molto compatto, all’Alamkooh Wall, 4848 metri di puro granito. È qui che Nasim si trova a suo agio: non nelle palestre indoor ma sulla roccia vera, all’aperto, in mezzo alla natura. Eppure anche in montagna non rinuncia mai alla sua femminilità: «Ci tengo ad avere unghie e mani impeccabili persino quando sono in parete».
Lei è così, spontanea e naturale: nessuna dieta particolare, «quello che vedo e mi piace lo mangio». Nessun allenamento preciso, «solo tanto tempo all’aria aperta».
«Le cime di casa mia»
Forte mentalmente e anche atleticamente: in pochi anni ha collezionato oltre 70 nuove vie aperte con l’uso di spit e con tecnica trad (tradizionale, quella che preferisce), tra cui «Mr Nobody» (di grado 8b+), «Pink Panter» (8b) e «Iran-Swiss» (8°+). Poi appena può e ottiene il visto, va alla scoperta di altre cime, per legarsi in cordata con climber di tradizioni e cultura diversi dalla sua. Ovunque si trovi però ci tiene sempre a far conoscere le bellezze del suo Paese, «una terra che, non tutti lo sanno, conta tante cime sopra i 4000-5000 metri».
I corsi per i bambini
La sua vera missione però è trasmettere la passione per l’arrampicata e l’amore per la natura alle giovani generazioni. Per questo organizza corsi per i bambini (li porta in parete piccolissimi, tra i 3 e i 6 anni «perché è l’età in cui hanno più confidenza con la roccia») e si adopera per raccogliere donazioni benefiche: «Anche grazie a me in Iran l’arrampicata sta prendendo piede, ma molte famiglie hanno ancora difficoltà a reperire materiale come imbraghi e scarpette».