Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 07 Domenica calendario

L’unica arrampicatrice professionista iraniana

«Non sono una rivoluzionaria, non mi occupo di politica, rispetto le tradizioni del mio Paese e della mia gente. Indosso sempre il velo, ma quando arrampico lo tolgo e quando è il caso metto il caschetto»: si presenta così Nasim Eshqui, l’unica climber professionista iraniana. È stata ospite il mese scorso a una serata organizzata dalla catena Sport Specialist. Ha raccontato il mondo della montagna in Iran e di come è cambiata la sua vita da quando ha iniziato ad arrampicare. Nasim nasce a Teheran nel 1982, è una bambina iperattiva, un po’ maschiaccio, e sceglie come sport la kickboxing. È forte, a 15 anni è già campionessa nazionale. Non ha rivali, diventa anche istruttrice, ma lei vuole qualcosa in più: «Avevo bisogno di nuovi stimoli, di confrontarmi e migliorarmi», dice. Così nel 2005 dopo dieci anni sul ring lascia i guantoni in palestra e scopre la montagna. 
«Il fuoco non si esaurisce»
«La kickboxing è una sfida contro l’altro - spiega -, invece l’arrampicata lo è con me stessa, contro i miei limiti: molto più interessante. La passione e il fuoco che ti senti dentro non si esauriscono mai». Una passione talmente forte che le fa superare i pregiudizi e la porta a diventare una pioniera dell’arrampicata nel suo Paese, tradizionalmente non proprio apertissimo nei confronti delle donne. Tenace, rispettosa delle regole, ma nello stesso tempo uno spirito libero: «Sono una sportiva e voglio avere le stesse opportunità che hanno tutti, soprattutto quando si parla di imprese in parete». Per spiegare meglio il concetto usa il suo mantra: «Non importa se sei iraniano, italiano o tedesco, la forza di gravità ci tira verso il basso tutti allo stesso modo».
Lei però va sempre in salita: Nasim è continuamente alla ricerca di una nuova falesia da toccare, di una nuova roccia da chiodare, di nuovi posti da esplorare. E in Iran ce ne sono tanti: dal Bisotoon, 1200 metri di parete con diversi torrioni di calcare molto compatto, all’Alamkooh Wall, 4848 metri di puro granito. È qui che Nasim si trova a suo agio: non nelle palestre indoor ma sulla roccia vera, all’aperto, in mezzo alla natura. Eppure anche in montagna non rinuncia mai alla sua femminilità: «Ci tengo ad avere unghie e mani impeccabili persino quando sono in parete».
Lei è così, spontanea e naturale: nessuna dieta particolare, «quello che vedo e mi piace lo mangio». Nessun allenamento preciso, «solo tanto tempo all’aria aperta».
«Le cime di casa mia»
Forte mentalmente e anche atleticamente: in pochi anni ha collezionato oltre 70 nuove vie aperte con l’uso di spit e con tecnica trad (tradizionale, quella che preferisce), tra cui «Mr Nobody» (di grado 8b+), «Pink Panter» (8b) e «Iran-Swiss» (8°+). Poi appena può e ottiene il visto, va alla scoperta di altre cime, per legarsi in cordata con climber di tradizioni e cultura diversi dalla sua. Ovunque si trovi però ci tiene sempre a far conoscere le bellezze del suo Paese, «una terra che, non tutti lo sanno, conta tante cime sopra i 4000-5000 metri».
I corsi per i bambini
La sua vera missione però è trasmettere la passione per l’arrampicata e l’amore per la natura alle giovani generazioni. Per questo organizza corsi per i bambini (li porta in parete piccolissimi, tra i 3 e i 6 anni «perché è l’età in cui hanno più confidenza con la roccia») e si adopera per raccogliere donazioni benefiche: «Anche grazie a me in Iran l’arrampicata sta prendendo piede, ma molte famiglie hanno ancora difficoltà a reperire materiale come imbraghi e scarpette».