La Stampa, 7 luglio 2019
È partito il tour di Jovanotti sulle spiagge
Lignano Sabbiadoro (Udine) Concentrati e rilassati, respirate di diaframma ma siate taglienti come lame». Così Jovanotti voleva i suoi musicisti per la prima del suo Jova Beach Party, partito ieri dalla spiaggia Bell’Italia di Lignano Sabbiadoro e anche bagnato da un temporale. Alle 20.13 è salito sul palco principale con il dj Benny Benassi, sotto la sagoma di una gigantesca sirena, ha chiuso la lunga giornata calda e ha dato inizio a una serata di musica a bordo mare senza precedenti nella storia del pop italiano. È questa la vita che sognavo da bambino, ha cantato, seguito da «un pezzo che parla di stasera», Ti porto via con me, e da una grande sorpresa, Salvami, del 2002, forse la più politica delle sue canzoni: «Una sola potenza, un solo mercato. Un solo giornale, una sola radio. E mille scheletri dentro l’armadio... La storia ci insegna che non c’è fine all’orrore. La vita ci insegna che vale solo l’amore».
«Io sono un punto interrogativo al centro del Mediterraneo, niente di umano mi è estraneo», dice la canzone che è arrivata subito dopo (Mani libere, 2008), a dimostrazione che è qui la festa, ma la festa è seria, tutt’altro che vuota, e che con questa nuova formula, più simile allo show di un dj che al concerto di un cantante e della sua band, Jovanotti riannoda alla perfezione i fili della sua carriera. Questa volta non canta dietro un microfono o una chitarra, ma da una consolle da dj, appunto, in cui ha memorizzato duemila canzoni altrui, che alterna alle sue secondo l’ispirazione.
In un momento storico in cui chi guida cerca continue conferme di consenso, finendo così per blandire gli istinti di chi segue, Jovanotti rappresenta una divertente eccezione. Prendiamo il Jova Beach Party, diciassette appuntamenti in quattordici località di mare italiane e una di montagna. Jovanotti (Lorenzo Cherubini, Roma 1966) non aveva alcun bisogno di inventarsi un luna park itinerante come questo. Non glielo chiedeva nessuno, non certo chi lo ama e lo segue, magari da tempo. Nell’era dei social, poi, uscire dal seminato significa andarsi a cercare più che altro grane (lo conferma Maurizio Salvadori, che con la sua Trident ha organizzato il tutto: la liste delle fake news sul JBP comprende la costruzione di un eliporto a Cerveteri e di una strada a Roccella Jonica). «Questa è una follia, ma senza follia non è mai stato fatto niente», ha detto ieri Jovanotti alle quattro del pomeriggio, quando la vasta spiaggia di Lignano - la più vasta del tour - ospitava già la metà dei 45 mila spettatori.
Un’organizzazione imponente
Lui e i suoi ci lavorano da ottobre. Qualche settimana prima, sulla strada di Milano, dove era atteso per una riunione sui concerti negli stadi, aveva detto a sua moglie: «Ho deciso, portiamo lo spettacolo sulle spiagge italiane. Non una sola, tante». Si aspettava che qualcuno gli dicesse no, ma non è avvenuto. Ha vinto il gusto della sfida, del fare qualcosa perché nessuno l’ha mai fatto prima, che nel caso di Jovanotti è anche il coronamento di una carriera, forse di una vita: «Mi preparo al Jova Beach Party da trent’anni», dice lui.
«A questo spettacolo lavorano 300 persone fisse, più 6-700 sul posto che cambiano a ogni data - spiega Salvadori - in ogni località si parte da zero, bisogna fare un progetto diverso per pianta, distribuzione, sicurezza, bagni. Abbiamo incontrato molte persone preparate e disponibili, professionalità, entusiasmo. Poi c’è il partito del no. Ma questa volta non stanno vincendo. Per la prima volta nella mia vita professionale non ho un budget, ogni tappa costerà circa 1,5 milioni, un terzo in più che un concerto a San Siro. In ogni spiaggia entriamo otto giorni prima, a Rimini, dove saremo mercoledì, il palco già montato, a Castelvolturno quasi. Trentamila, o poco più, le persone in media in ogni luogo».
Il Jova Beach Party celebra a suo modo i 50 anni dallo sbarco sulla Luna, primo ricordo cosciente di Cherubini (all’epoca non aveva ancora tre anni, in questo show appare sul maxischermo anche Luca Parmitano, che il 20 luglio sarà in orbita nella stazione spaziale internazionale), e dei tre giorni di Woodstock dell’agosto 1969. La struttura della giornata ricorda un po’ quella dei festival, con tre palcoscenici, diversi punti di ristoro, torri che rilanciano suono e immagini. A ogni tappa si festeggia un matrimonio: ieri Maria Rosaria e Massimiliano di Muzzana, friuliani, sorteggiati tra tremila richieste, che come vuole la legge si era celebrato al mattino in Comune a Lignano.
I costumi sono stati realizzati con Maria Grazia Chiuri, direttore artistico di Dior. «Quando ho visto i disegni della collezione donna che ha presentato a Marrakech le ho detto: "Se sono abiti da donna, o cambio sesso o cambi un po’ gli abiti". È nata una collaborazione della quale sono onoratissimo».