La Stampa, 7 luglio 2019
La crisi degli stagionali
L’estate sta decollando, la gente comincia ad affollare la costa romagnola, eppure la macchina turistica a tratti s’inceppa, fra carenza di lavoratori stagionali e turn-over vorticoso: fino a due settimane fa mancavano all’appello camerieri, addetti alla cucina e alle camere. Secondo Federalberghi, soltanto a Rimini latitavano almeno 400 figure professionali, fra le 200 risultanti al centro per l’impiego e le altrettante con cui i titolari hanno preso contatto direttamente e che si sono eclissate. Poi la situazione si è relativamente normalizzata, ma sono cominciati altri problemi: «Il personale si sposta da un albergo all’altro, si licenzia in un hotel e si fa assumere in un altro», spiega Patrizia Rinaldis, presidente di Federalberghi Rimini, che riunisce 750 hotel sui mille circa della città romagnola.
Una questione complessa che coinvolge, oltre ai 40mila stagionali della Riviera, l’intero comparto nazionale.
«Ormai questa situazione si va consolidando da 2-3 anni per vari motivi – aggiunge Rinaldis -: la stagione è troppo corta, dura al massimo tre mesi, il che in teoria per gli studenti dovrebbe essere un valore aggiunto, ma per gli elementi più professionali non lo è, perché cercano soluzioni più durature. Il turn-over poi è molto elevato, con gente che si ferma qualche giorno o una settimana, si lamenta perché dice che è un lavoro massacrante e se ne va».
L’incertezza
In questa incertezza, aumentano gli alberghi che fanno ricorso ad agenzie di appalto di manodopera: «Bisogna fare molta attenzione, visto che cambiano ragione sociale tutti gli anni, ma sempre più gestori si rivolgono a loro, perché è sempre più difficile assicurare la continuità della prestazione», aggiunge Rinaldis. Il lavoro è duro e nessuno lo nega, ma i più giovani a volte si spaventano prima ancora di cominciare: «Appena arrivano chiedono se avranno libero il sabato o la domenica, il che nel nostro settore è assurdo». Di fronte a una «grossissima difficoltà nel mettere d’accordo domanda e offerta», si invoca «maggiori professionalità ed elasticità: servirebbero degli sgravi contributivi».
Le condizioni di lavoro
L’altra faccia della medaglia la presenta Mirco Botteghi, segretario Filcams Cgil di Rimini: «Le condizioni di lavoro sono complicate e non ci sono più gli ammortizzatori sociali. Le retribuzioni mediamente sono basse per turni molto lunghi e faticosi, e il giorno di riposo settimanale spesso salta: il personale di sala assunto direttamente dagli alberghi ha salari di poco superiori ai mille euro, e i camerieri ai piani, con contratti in appalto, prende cifre inferiori ai mille. Gli orari? Dalle 10 alle 12 ore al giorno». E poi c’è il lavoro nero: «La guardia di finanza di Rimini ha stimato in un 25% la quota di lavoratori irregolari con varie sfumature, fra hotel, locali e stabilimenti balneari».
Secondo il sindacato dunque non c’è troppo da stupirsi se studenti e addetti più professionalizzati tendono a stare alla larga dalla Riviera: «Le migliori professionalità vanno via da qui, perché non puoi ritrovarti con un lavoro non qualificato e mal remunerato. Eppure, solo a Rimini, fra scuole alberghiere e scuole serali per adulti ogni anno si formano circa 2.000 persone». I rimedi per rendere il lavoro appetibile passano dal «rafforzamento della legalità. A Rimini ci sono solo 15 ispettori del lavoro, e il mancato rispetto delle regole apre la via anche alle infiltrazioni malavitose».