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 2019  luglio 06 Sabato calendario

Andrea Delogu racconta la sua dislessia

È arrivata per la prima volta a Matera, Andrea Delogu, e guarda come fosse un presepe la magica città capitale europea della cultura 2019. E’ qui per presentare il suo libro, Dove finiscono le parole. Organizza Rai Libri, il marchio, diretto da Flavio Mucciante, con cui la Rai svolge la sua attività editoriale nella consapevolezza, come ricorda Riccardo Franco Levi, presidente Associazione italiana editori, che i libri sono la prima industria culturale italiana, superando per fatturato cinema o musica. 
Delogu è giovane, classe 1982, cosa rara e che dà speranza alle emittenti generaliste così ancorate al passato. Ha presentato Stracult, i Nastri d’Argento nel 2017, è stata accanto a Renzo Arbore in Indietro tutta 30 e l’ode e Guarda, stupisci, e Arbore è uno che di talenti se ne intende. E’ sposata con Francesco Montanari, il Libanese di Romanzo criminale, protagonista del Cacciatore. Personaggio eclettico, Delogu crede nella condivisione delle esperienze. Tanto che, insieme con Andrea Cedrola aveva già scritto La collina, in cui raccontava la sua esperienza di bambina cresciuta in una comunità mai esplicitamente nominata, ma che è San Patrignano. Il suo secondo libro ha un sottotitolo illuminante: Storia semiseria di una dislessica, parte del ricavato andrà all’Associazione italiana dislessia. 
Perché raccontare la sua storia?
«Perché ho sofferto tanto. Vent’anni fa non si sapeva che cosa fosse la dislessia. Io ero una bambina brillante, chiacchierina, ma a scuola facevo una fatica immane. Ai miei genitori sembrava impossibile, non capivano. Credevano a quello che dicevano gli insegnanti, la solita frase: " È intelligente ma non si impegna". I miei quaderni erano pieni di scarabocchi».
Come fa a condurre? I presentatori leggono il gobbo, e lei?
«A parte alcune indicazioni facili, saluta, fai parlare Tizio, io imparo tutto prima. Forse per questo mi riesce meglio essere naturale: non leggo mai».
Pensa di poter contribuire, con il libro, a migliorare la conoscenza del disturbo?
«Ne sono convinta, abbiamo scelto apposta un carattere ad alta leggibilità. Ci sono protocolli assai severi per controllare la dislessia. Solo che per avere questi certificati, bisogna aspettare anni».
Lei ha poi concluso il suo percorso scolastico? 
«Con uno sforzo enorme, sì. Ho imparato l’italiano dalla tv e i primi computer sono stati una benedizione. Soffro anche di discalculia, e ho frequentato il liceo scientifico, "piano nazionale informatica", una pazza. Purtroppo non mi sono laureata. Ma non è ancora detto. Certo, dimentico tante cose, come le date. Pure quella del mio matrimonio. Ci pensa mio marito, Francesco».
A scuola chi l’aiutava?
«I miei compagni, moltissimo. Il mio amico Marcellino mi ha insegnato a chiedere aiuto e a riceverne senza imbarazzo. I professori: dipende. I miei genitori mi facevano seguire infinite ripetizioni. Ma io avevo bisogno di tempo».
Come è arrivata in tv?
«Con tanti provini. Io volevo solo fare un lavoro che mi permettesse di parlare, parlare, parlare».