Libero, 6 luglio 2019
Con Maduro 5.287 uccisi
In un solo anno il presidente del Venezuela Nicolás Maduro ha fatto ammazzare nel suo Paese più del doppio di persone che ha fatto ammazzare il regime di Augusto Pinochet in Cile nei suoi 16 anni di durata. Ed è stata proprio la figlia di una vittima del regime di Pinochet ad attestarlo: la ex-presidente del Cile Michelle Bachelet, figlia appunto di un generale che per essersi opposto al golpe fu ucciso sotto tortura, anche lei torturata e poi costretta in esilio. Dal primo settembre 2018 Alto Commissario dei Diritti Umani dell’Onu, Michelle Bachelet ha appena reso noto un rapporto in 18 pagine sulla situazione dei diritti umani in Venezuela, redatto dopo un viaggio di ispezione fatta a fine giugno. Ora, va ricordato che la Bachelet è socialista, andò in esilio in Germania Orientale, ha avuto modo di parlare con nostalgia della Ddr, in gioventù militò pure per un po’ di tempo in un gruppo armato di ultrasinistra, e basta farsi un giro sul web ed è pieno di sue foto in cui si abbraccia con Chávez, con Maduro e anche con altri leader similari. Insomma, moltissimi venezuelani sospettavano e temevano che il rapporto si trasformasse in un colossale biscotto. KILLER DI STATO Invece, va detto, la Bachelet ha fatto il suo lavoro in maniera coscienziosa, attraverso ben 558 interviste a vittime, testimoni, avvocati, medici, giornalisti, ex militari. Vari filmati mostrano che si è addirittura commossa di fronte alla cose che le raccontavano. Alla fine, ha attestato appunto che in proporzione Maduro è stato almeno 32 volte più assassino di Pinochet. Intendiamoci: non ha citato il suo Cile espressamente. Non era il suo compito. Ha però denunciato che nel solo 2018 ci sono stati 5.287 morti per «resistenza all’autorità» attraverso uccisioni extragiudiziali. E se uno conosce veramente la storia del Cile sa che il Rapporto Rettig redato dalla Commissione che dopo la fine della dittatura si occupò di documentare quello che era successo certificò tra 1973 e 1989 2.130 vittime del regime militare. Ogni lettore con una calcolatrice in mano può farsi una proporzione. E non ci sono d’altronde solo le uccisioni extragiudiziali. Si parla ache ad esempio di altre 1.557 persone morte per mancanza di cure negli ospedali, e 40 decedute in seguito all’ultimo blackout. Su tutto ovviamente c’è il golpe con cui Maduro ha tolto i poteri a un’Assemblea Nazionale dove l’opposizione aveva ottenuto 112 deputati su 167. Il rapporto parla infatti di «assedio contro l’opposizione venezuelana» e «dell’intenzione dell’esecutivo di neutralizzarla». Critica inoltre lo smantellamento del sistema di controllo istituzionale sul potere esecutivo, con conseguenti gravi violazioni dei diritti umani. Condanna che il governo abbia privato i cittadini degli strumenti per accedere al diritto al cibo e a ricevere cure mediche. Denuncia la militarizzazione istituzionale nell’ultimo decennio. Parla di arresti arbitrari, maltrattamenti e torture di critici del governo e delle loro famiglie. Critica i gruppi armati che il governo ha messo in campo per imporre il controllo sociale e reprimere la popolazione. Dal 31 maggio 2019 ci sarebbero state 793 persone private arbitrariamente della libertà. Solo quest’anno è stata revocata l’immunità a 22 deputati, incluso il presidente stesso della Assemblea Nazionale Juan Guaidó, che la stessa Assemblea ha proclamato presidente a interim. MORTI DI FAME Il rapporto registra inoltre timore e mancanza di fiducia nel sistema giudiziario da parte dei cittadini: «Poche persone presentano denunce». Qualifica «inadempiente» il ministero pubblico in relazione all’obbligo di indagare e consegnare alla giustizia i responsabili dei fatti». Dice che il Difensore del popolo non fa nulla sulle violazioni dei diritti umani, Critica la riduzione dei mezzi di comunicazione per proibizione e chiusura, oltre che la detenzione di giornalisti. Parla di elevati livelli di denutrizione, a causa sia di carenze che dell’inflazione. Dice che la gran parte delle donne venezuelane devono passare in coda almeno 10 ore al giorno, per procurarsi il cibo. Denuncia la gravissima situazione in cui vivono gli indigeni e l’impatto delle attività minerarie illegali. Il regime risponde parlando di alcune decine di imprecisioni, ma la vera risposta è stata nell’arresto e uccisione del capitano di corvetta Rafael Acosta Arévalo, un militare dissidente. Proprio durante la visita della Bachelet. Secondo l’autopsia, lo hanno ammazzato di torture a tal punto che sembrava vittima di un terremoto o della sedia elettrica.