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 2019  luglio 06 Sabato calendario

L’India ha un problema con l’acqua

Il secondo paese più popoloso al mondo è a corto di acqua: un’apocalisse asciutta, con 100 milioni di persone, in tutta l’India, coinvolte da una crisi idrica destinata ad aggravarsi. Secondo un rapporto del 2018 del think tank governativo Niti Aayog, infatti, 21 megalopoli indiane rimarranno senza acqua freatica l’anno prossimo.
Tra queste, il caso più evidente è quello di Chennai, città affacciata sulla baia del Bengala nell’India orientale, capoluogo dello stato di Tamil Nadu. Un anno fa l’area è stata devastata da una inondazione epocale, mentre oggi è flagellata da una siccità allarmante: BharatPunjabi, ricercatore del Global Cities Institute di Toronto, l’ha definito “il paradosso dell’acqua” indiana.
Il più grande bacino idrico che riforniva Chennai, la sesta città più grande d’India, si è lentamente rannicchiato su sé stesso, fino a scomparire. Ne hanno fatto le spese centinaia di migliaia di residenti, che attendono in fila ogni giorno per riempire le loro taniche colorate. Ospedali e scuole lottano per restare aperti, l’amministrazione ha interrotto l’aria condizionata sui nuovi treni della metropolitana per risparmiare acqua. “Tre laghi si sono completamente prosciugati, il quarto ha poca acqua e non può essere utilizzato”, riassume RajBhagat, del World Resource Institute India.
“L’acqua sotterranea potrebbe essere leggermente salita dopo le piogge della scorsa settimana, ma non sarà di aiuto a risolvere la crisi. Per ora, il governo e i cittadini si riforniscono di acqua da luoghi lontani per coprire il fabbisogno”. Il piano, ora, è di portare 10 milioni di litri d’acqua da Jolarpet, a circa 200 km di distanza: il primo carico del treno dovrebbe arrivare in città il 7 luglio.
Anche Bangalore e Delhi ottengono oggi parte del loro approvvigionamento idrico regolare da aree estremamente distanti, puntellate di villaggi che, di contro, ricevono l’approvvigionamento idrico governativo a singhiozzo, aggravando il loro stato di perenne siccità per mantenere attivi i rubinetti che scorrono nelle metropoli. Il paradosso indiano è anche vedere la megalopoli di Mumbai ora inondata d’acqua monsonica mentre, sulla costa orientale, Chennai è a secco: “L’espansione non pianificata nelle zone di pianura, nelle zone costiere e negli alvei fluviali si traduce in un’inondazione, come a Chennai e Mumbai. La migrazione dalla campagna alle città non fa che aggravare la crisi” riassume uno dei massimi esperti di geografia urbana indiana, il professor Rana P.B. Singh. “La semplice distruzione del sistema naturale per favorire l’urbanizzazione porta all’alluvione. E l’inquinamento delle acque (a livello di superficie e di suolo) riduce l’acqua potabile”.
Il professore, che vive e lavora a Varanasi, ricorda l’enorme impatto prodotto dall’inquinamento del principale corso d’acqua indiano: “Il programma di pulizia Ganga ha avuto ben poco successo. In termini percentuali, è stato ripulito appena il 15%, dal 1985 ad oggi. È un “elefante bianco”, un programma molto pubblicizzato, spettacolare, ma che ha attinto grandi quantità di denaro pubblico portando a scandali e abusi. Ma pochi risultati”.
In India il livello dei monsoni cala, la temperatura media aumenta, l’inquinamento esplode. I ghiacciai che alimentano i fiumi del sub-continente indiano si stanno ritirando rapidamente, mentre il rapido esaurimento delle falde acquifere pone una grande sfida esistenziale all’agricoltura. La verità è però che, pur essendo il settore sul quale l’impatto della siccità è enorme (e causa ogni anno un numero drammatico di suicidi, tra i contadini), il sistema agricolo indiano non è più sostenibile.
Regioni inclini alla siccità coltivano infatti prodotti ad alta intensità idrica come la canna da zucchero o (nel Punjab, dove si assiste ad un esaurimento delle falde acquifere) il riso.
“L’acqua è una componente importante di tutte le fasi dell’attività economica umana” ci spiega Vaibhavi Pingale, ricercatrice indipendente di Pune. “Mentre agricoltura, pesca, industria, salute, igiene e navigazione dipendono direttamente dalla qualità e dalla quantità di acqua disponibile, altri settori, come la produzione di energia idroelettrica, il turismo, l’edilizia, i servizi e il tempo libero, sono fortemente influenzati dalla disponibilità di acqua. Risolvere questa crisi sarà fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo dell’India”.
Il primo ministro Narendra Modi ha recentemente creato il ministero di JalShakti (Energia idroelettrica) per sovrintendere alla gestione delle risorse idriche e ha ribadito la promessa elettorale di fornire acqua potabile a tutte le case rurali entro il 2024. “La mancanza di acqua potabile porterebbe enormi problemi per la sicurezza e la salute pubblica, aumentando i tassi di mortalità infantile” ricorda Pingale. “La sicurezza nazionale oggi deve comprendere la sicurezza idrica, poiché l’acqua è il bisogno fondamentale di ogni essere umano e garantire che questa sicurezza dovrà, d’ora in poi, essere la priorità di ogni governo. Le questioni idriche interne e transfrontaliere stanno rappresentando la più grave minaccia per l’India moderna”.