Corriere della Sera, 6 luglio 2019
Roy Paci debutta da attore
«Mi sento già un’ottantenne e prima di perdere del tutto la memoria voglio raccontarmi». Scherza Roy Paci, che di anni ne ha 49, nel raccontare Carapace, lo spettacolo teatrale in cui compare per la prima volta nelle vesti di autore e attore e che debutta oggi alle Orestiadi di Gibellina. Lo spettacolo prende piede da quel Rosario Paci che a nove anni abbandona il pianoforte per incontrare l’amore della sua vita, Sofia, la sua inseparabile tromba. «Mio padre era presidente della banda musicale di Augusta, il mio paese natio, e ho insistito per farne parte – racconta l’artista —. Così un giorno mi aprì l’archivio degli strumenti. Li ho toccati, li ho provati, li ho spernacchiati e alla fine ho visto la luce. La tromba era ciò che volevo». Carapace però è anche la storia socio-culturale di un paese siciliano dominato da un polo petrolchimico contro cui l’allora Rosario si batteva. È la storia del bambino «un po’ timido, solitario, che non voleva giocare e preferiva stare accanto al suo strumento», del ragazzino che a 16 anni vede minacciato suo padre in un cantiere «da loschi figuri», dell’artista a cui puntarono le pistole «per aver fatto salire sul palco a Messina Renato Accorinti, sindaco e ambientalista che si era sempre opposto al ponte sullo Stretto». Nello spettacolo, per la regia di Pablo Solari, il trombettista alterna musica e parole miscelando tutte le sue anime. «Qui c’è tutto Roy – spiega —. C’è il mio lato più avanguardista e d’improvvisazione, la mia anima più divertita e popolare, vale a dire gli Aretuska, ma anche le marce funebri della Banda ionica». E quando gli si fa notare che forse, a quasi 50 anni, è un po’ troppo giovane per raccontarsi, Paci risponde dolceamaro: «Ho tanto da dire perché in questi 35 anni di carriera ho sacrificato gran parte della mia vita privata per donare attimi di felicità e riflessione agli altri».