Corriere della Sera, 6 luglio 2019
Il biocarburante che piacerebbe a Greta
Greta sarà anche una «gretina», come finemente dicono alcuni. Perché a soli 16 anni, dalla sua Svezia, lancia l’allarme su quelli che lei considera i rischi del cambiamento climatico. A volte è supponente, dicono altri, forse anche perché è stata proposta per il premio Nobel per la Pace, ha parlato con il Papa ed è stata ascoltata dall’Europarlamento di Strasburgo, dove fra l’altro si è messa a piangere. Insomma, Greta Thunberg si sarebbe montata la testa, è troppo vanitosa o troppo ingenua: una «gretina», appunto. Eppure, nel mondo comincia a esserci gente che si comporta come se credesse alle sue teorie, anche gente ricca e potente. Per esempio, da Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, a metà gennaio è partito un volo per Amsterdam della compagnia di bandiera, e per la prima volta quell’aereo ha usato in parte bio-carburante ricavato da piante cresciute in acqua salata e nutrite da gamberetti e pesci in un impianto di acquacoltura ai bordi del deserto. Volo di 7 ore più economico, e soprattutto meno inquinante, il mare che indirettamente aiuta a ripulire il cielo. Invece in Islanda, come pubblicato dalla Rivista Islandese, uno studente di informatica ha appena inventato un software che calcola quanti alberi – naturali «divoratori» di Co2, il diossido di carbonio – vengono potenzialmente a mancare perché avvelenati dagli ettolitri di carburante necessari ai voli di questa o quella compagnia aerea. Il software compara i tipi di aereo, il carburante usato, il suo effetto sulla vegetazione, e così via: in questo modo il viaggiatore può scegliere la compagnia meno inquinante al momento della prenotazione, e «compensare» anche, con la sua carta di credito, quel poco o molto di verde che avrà contribuito a soffocare con il suo volo. Una specie di tassa sull’inquinamento: proprio come sogna quella «gretina» di 16 anni, che tanto ci fa ridere.