ItaliaOggi, 6 luglio 2019
L’Iran ha bloccato i produttori di bitcoin
L’Iran ha deciso di mettere al bando i creatori di bitcoin perchè pompano molta energia per loro attività approfittando dei costi molto bassi che vengono praticati nel Paese. Per capire la dimensione del fenomeno basti pensare che un singolo bitcoin equivale all’energia consumata da 24 case in un anno, secondo le autorità iraniane.L’operazione è di una portata senza precedenti. Le autorità iraniane hanno sequestrato negli ultimi giorni migliaia di macchine che generano bitcoin tutto il giorno. I titolari di queste infrastrutture sono accusati dalle autorità iraniane di aver causato un aumento del 7% del consumo totale di elettricità del paese, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Queste macchine denominate «criptovalute mining» devono risolvere equazioni complesse per trovare l’identità di un nuovo bitcoin. L’operazione è molto energivora perché viene eseguita da computer ad alte prestazioni con schede grafiche e circuiti integrati molto potenti di ultima generazione che funzionano senza interruzioni.
Da parte sua, l’Iran è sempre stato contrario al bitcoin. Nel 2018, la Banca centrale aveva vietato alle istituzioni di tutto il Paese di effettuare transazioni di criptovaluta. Ciò non ha impedito, però, ai creatori di criptovaluta di installare le proprie infrastrutture, specialmente nell’area del deserto più vicina alla capitale Teheran.
I creatori di bitcoin approfittano del costo a buon mercato dell’elettricità. Alcuni di loro hanno adottato una strategia ancora più economica. All’inizio di giugno il ministero dell’energia aveva indicato che alcune apparecchiature per generare i bitcoin erano state installate addirittura nelle moschee e nelle scuole, luoghi che beneficiano dell’elettricità totalmente gratuita.