Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 06 Sabato calendario

La guerra commerciale riduce il turismo cinese

Il turismo cinese all’estero soffre la guerra commerciale tra Washington e Pechino. Le spese dei cinesi all’estero sono diminuite di circa il 10% nel primo trimestre 2019 rispetto allo stesso periodo 2018 in conseguenza del deprezzamento dello yuan e del rallentamento dell’economia del Dragone. Il turismo cinese all’estero è diminuito da metà 2018 e ha accusato un ulteriore colpo all’inizio dell’anno, secondo le cifre ufficiali citate dall’istituto di ricerca Gavekal Dragonomics riprese da Le Figaro. È un effetto collaterale supplementare nella guerra dei dazi tra Cina e Usa. Le conseguenze sono pesanti tanto i cinesi giocano un ruolo centrale nel turismo. L’anno scorso hanno effettuato all’incirca 150 milioni di viaggi all’estero. E hanno rappresentato il 20% delle spese turistiche a livello internazionale nel 2017 (il doppio rispetto a quelle degli americani), secondo i dati dell’Organizzazione mondiale del turismo ripresi da Le Figaro.La caduta dello yuan, conseguenza del primo rialzo dei dazi doganali americani penalizzanti per alcuni prodotti cinesi (nell’estate 2018) hanno avuto un impatto significativo secondo Gavekal Dragonomics. La perdita del potere d’acquisto all’estero ha convinto molti cinesi a viaggiare nel proprio paese o a optare per soggiorni più abbordabili. Alcuni paesi sono stati colpiti in pieno. Il numero dei visitatori cinesi in Nuova Zelanda è diminuito del 21% in aprile rispetto all’anno precedente. E in Australia il numero dei turisti dell’ex Impero di Mezzo è sceso del 6% nello stesso periodo secondo il Financial Times, ripreso da Le Figaro.
Anche gli Stati Uniti hanno accusato il colpo: la diminuzione del turismo cinese li ha particolarmente penalizzati dal momento che gli arrivi dei visitatori dall’ex Impero Celestre sono risultati in ribasso del 6% in un anno, nel 2018, secondo le cifre dell’Ufficio nazionale del turismo americano riportati da Le Figaro. È la prima volta che accade in 15 anni. Le tensioni geopolitiche tra le due superpotenze hanno contribuito a questa performance negativa. E non è che l’inizio. Pechino, che ha l’abitudine di utilizzare l’arma del turismo come mezzo di pressione, ha invitato i suoi concittadini a valutare i rischi legati a un viaggio negli Stati Uniti evocando problemi di sicurezza e rischi di molestie. Inoltre, l’avviso di Pechino è stato esteso anche al Canada dopo l’arresto a Vancouver della direttrice finanziaria del colosso cinese delle tlc, Huawei. Risultato: 17% di viaggiatori cinesi in meno a marzo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In totale, i viaggi dei cinesi nei 20 principali paesi di destinazione sono aumentati del 6% nel trimestre gennaio-marzo 2019 contro il balzo del 23% registrato l’anno precedente. Al G20 di Osaka, la scorsa settimana, il presidente Donald Trump ha rinunciato a nuovi dazi contro la Cina del presidente Xj Jinping, ma la ripresa delle ostilità avrebbe ripercussioni immediate sul turismo mondiale.