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 2019  luglio 06 Sabato calendario

Wimbledon, Coco e l’antenata Althea

Chissà se Coco Gauff, vincitrice ieri, sa qualcosa della prima campionessa nera che l’aveva preceduta, Althea Gibson. È improbabile, perché Althea, che vinse gli Internazionali d’Italia nel 1956, lo raccontò al mio compagno di doppio Orlando Sirola e a me, una sera che la invitammo a cena, quando ci chiese «cosa fanno i tennisti la sera, in questa città?».
Allora i Campionati Usa si giocavano a Forest Hill, un quartiere chic a 3 chilometri da Flushing Meadows, e Wilson, incredibilmente ammessa al campionato, aveva subito un’incredibile sorpresa quando era entrata negli spogliatoi. Le altre tenniste, tutte bianche, ne erano uscite. Gibson ci aveva confidato anche che era stata quella l’incredibile motivazione che l’aveva poi aiutata ad arrivare in finale in quel torneo, che poi avrebbe vinto nel 1957 e nel 1958, anni in cui fu la numero uno del mondo. Aveva aggiunto alla storia razzista particolari inverosimili, che oggi, la sua successora Coco Gauff, sostenuta dalla maggior parte del pubblico, riterrebbe immaginari. Figlia di un papà che desiderava un figlio maschio e pugile, era stata allevata a battersi con i guantoni, e soltanto il divieto di fight tra le donne lo indusse a farle abbandonare simili strumenti, per sostituirli con una cinghia con la quale colpiva la figlia quando era di cattivo umore. Coco ha detto di non sapere niente della sua presunta antenata, defunta in povertà. Era appena arrivata, Coco, in finale agli Us Open Jr persa contro Amanda Anisimova, e l’anno dopo al Roland Garros vinse il suo primo Gran Slam jr. «Non ho mai visto nessuno più forte a quest’età», mi disse Tracy Austin, campionessa Usa nel 1979 e commentatrice televisiva. Gauff ha tutto per diventare la nuova numero 1 e raggiungere, chissà in quanto tempo, i livelli di Serena Williams.