Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 06 Sabato calendario

Periscopio

L’arrocco non riesce sul trespolo rococò. Dino Basili. Uffa news.Vladimir Putin ha detto: «Chi volesse ricostruire l’Unione Sovietica sarebbe un uomo senza cervello, ma chi non ne ha un rimpianto è un uomo senza cuore». Io applico lo stesso discorso al Partito comunista italiano. Massimo D’Alema (Vittorio Zincone). Sette.
Spiegare a Berlusconi come si fa a innovare con probabilità di successo è un po’ come pretendere di spiegare ai gatti come arrampicarsi, tanto che fino a che il timone è stato solo nelle sue mani – senza interferenze di giudici, medici e collaboratori impazienti o infondatamente ambiziosi – la navigazione di Forza Italia procedeva spedita. Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale.
A Roma due coniugi di 75 e 72 anni sono stati trovati l’uno accanto all’altro a letto, morti. Il marito aveva sparato alla testa della moglie e poi si era suicidato. Cercando le ragioni di questo gesto si è scoperto che lui era un noto avvocato, un professionista che fino a qualche anno fa guadagnava bene poi, con la recessione economica, ha smesso di guadagnare. I due hanno conservato, sia pure ridotto, il loro tenore di vita, poi hanno finito i risparmi e hanno ricevuto lo sfratto dall’appartamento in affitto in cui vivevano. Da benestanti erano diventati poveri. Avrebbero dovuto ritirarsi in una casa miserevole, forse andare a mangiare alla Caritas e hanno preferito uccidersi. Hanno fatto come molti imprenditori che hanno visto le loro fiorenti imprese distrutte dalla globalizzazione. Francesco Alberoni, sociologo. Il Giornale.
Rischia di disgregarsi l’idea stessa di Europa, che ha troppi avversari fuori dai suoi confini per permettersi di averne anche all’interno. Il cambiamento nelle regole della convivenza tra i popoli è necessario, ma si costruisce con la mediazione e il compromesso. Le scorciatoie sono inganni. Lilli Gruber, conduttrice tv (Aldo Cazzullo). Corsera.
Le ultime parole di Jebreal qui da noi, già con la valigia in mano, erano state: «Non torno più in Italia perché è un paese razzista». Poi, come nulla fosse, è apparsa sul palco della Leopolda. Qui, Rula si è mostrata mite come non mai. A un certo punto ha detto: «Sento il dovere morale di dare qualcosa indietro a questo paese che mi ha dato tanto». Chiunque avrebbe ribattuto: «È lo stesso paese razzista con cui aveva rotto i ponti?». Giancarlo Perna, saggista politico. La Verità.
Adesso con la compagna tedesca Sara Berger, pure lei studiosa di storia, ha ritrovato un fondo nascosto alla Farnesina. Si tratta di documenti della diplomazia italiana, redatti dal 1938 al 1943, relativi alle persecuzioni razziali. Appunti per il Duce, telegrammi e note riservatissime, oggi riprodotti nel saggio Solo il dovere oltre il dovere (Gangemi editore). Da essi si evince che nelle ambasciate e nei consolati, così come a Palazzo Venezia e a Palazzo Chigi, all’epoca sede del ministero degli Esteri, tutti sapevano tutto dell’«Endlösung der Judenfrage», la «soluzione finale della questione ebraica». Stefano Lorenzetto (Corsera) su Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma.
Con il passare del tempo emerge con chiarezza come gli uomini del governo giallo-verde hanno una visione autenticamente padronale del potere, che va dunque lottizzato, spartito, assegnato agli amici, tolto agli avversari. Le vicende della Rai sono emblematiche, ma per certi aspetti ancor più eloquente è quanto è successo attorno alla questione delle autostrade. Il vice primo ministro Luigi Di Maio, in effetti, si è espresso in termini molto espliciti contro ogni rinnovo delle licenze, incurante delle conseguenze che le sue parole potevano avere sulle borse e, soprattutto, sul destino di tante persone. Carlo Lottieri. Il Giornale.
Pensi di capire l’America perché sei stato a New York o da Zuma a Miami. E critichi Trump e vedi quelle foto di morte e disperazione sul Rio Grande e non capisci che pur vivendo nello stesso mondo, pur condividendo lo stesso smartphone, veniamo da storie diverse. Con culture e cicatrici diverse. E in questa favolosa, ma tremenda globalizzazione, ritieni di poter mettere tutto sullo stesso piano, il Rio Grande con il Tevere o la Senna. Un errore clamoroso. Come quell’insegna di «Lonesome Dove», di Larry McMurtry (Einaudi) scritta in un latino che nessuno, da quelle parti, poteva capire. Nicola Porro. Il Giornale.
Ospitai Patrick Leigh Fermor, uno tra i più affascinanti nomadi che abbia conosciuto. Paddy aveva scritto un bellissimo libro di viaggio A Time of Gifts (Tempo di Regali), dove raccontava il suo cammino a piedi dall’Europa fino a Costantinopoli. Si fermò per due anni in un paesino della Romania, innamoratissimo di una signora, e solo quando il rapporto finì, proseguì per Istanbul. Fu un romantico attraversatore di confini. Beatrice Monti von Rezzori. Antonio Gnoli. la repubblica.
Ho a casa, in uno scaffale alto, una grossa scatola di cartone colma di lettere. La carta è ingiallita, la data è 1942, sulle buste i timbri della censura fascista. Ogni giorno dal fronte russo, prima della disfatta, mio padre, alpino, scriveva alla fidanzata. Era estate ancora, la steppa un oceano d’erba che iniziava a ingiallire. L’inchiostro nero della penna sulla carta non raccontava di scontri a fuoco o eroismi. Ma preferiva dire di un cappello di pelo di coniglio ricevuto dalla madre, dell’amicizia con un compagno del Sud, del gran silenzio delle notti sulla steppa. Solo fra una riga e l’altra, una volta, il tenente Corradi confessò il sogno che lo animava in quei mesi in Russia. Immaginava se stesso e Anna, mia madre, finita la guerra, in una piccola casa: «Noi due, due bambini e un gatto». Sono semplici, i sogni di un soldato che vede la morte da vicino. Noi due, due bambini e un gatto. Io, la terza figlia, nacqui tardi. Il gatto me lo regalarono perché la casa, scomparsa mia sorella adolescente, era così terribilmente silenziosa. Ora che so che ci sono guerre che non finiscono mai, ripenso all’alpino che scriveva dal fronte con la tenerezza con cui penserei a uno dei miei figli. Marina Corradi, scrittrice. Avvenire.
Bisogna avere pazienza: dare tempo agli arricchiti di convocare architetti per arredare case senza buffet e controbuffet. Chiamare dietologi per assottigliare le signore e levigare loro il sedere; bravi sarti che confezionino abiti di seta spiritualizzati, anche se con ampie scollature perché la spiritualità non sia eccessiva. Domenico Campana, Pietà per le belle. Mondadori, 2001.
Il denaro non dà la felicità a chi non sa spenderlo. Roberto Gervaso. Il Messaggero.