Con il suo Papi si è diretta con noncuranza verso il Regno Eremita. Per un po’ mi sono chiesto quale fosse il valore aggiunto della sua presenza, perché da sciocco davo priorità agli interessi dell’America rispetto alle avventure di Ivanka.… ma certo! Si è creata un ricordo indelebile che durerà a vita. Oh, essere Ivanka! I vestiti, i bambini, i privilegi. Ivanka va dappertutto perché dappertutto è di casa e perché non esiste angolo di mondo o spiraglio di esistenza che non possa essere valorizzato dalla sua presenza.
In vari tweet dei giorni scorsi ha fatto furore lo scherzo di un meme ispirato a Zelig e che ricorda Forrest Gump. Abbiamo visto Ivanka tra i generali Ulysses S. Grant e Robert E. Lee ad Appomattox durante la guerra di secessione. Poi è spuntata al fianco di Jonas Salk per mettere a punto il vaccino antipolio. L’abbiamo vista stiracchiarsi a letto insieme a John Lennon e Yoko Ono. E infine eccola sbirciare da una finestra sullo sfondo del quadro “American Gothic”. In qualche caso Twitter è una latrina. In altri è una ragione di vita.
In qualche caso, poi, un hashtag distilla un oceano di repulsione in poche goccioline acide. Quello di queste immagini era #unwantedivanka: è nato da uno spezzone di filmato che la mostra al G20 di Osaka in Giappone mentre cerca di inserirsi tra la premier britannica Theresa May, il canadese Justin Trudeau e il presidente francese Emmanuel Macron. Loro avranno anche avuto le credenziali giuste, ma lei aveva brillantezza. E faccia tosta: è questo a legare lei e Jared. Questa è la ricetta segreta del loro matrimonio.
La settimana scorsa, finalmente, Jared ha iniziato a rivelare il suo piano di pace per il Medio Oriente che prevede 50 milioni di dollari di investimenti, senza però affrontare nessuna delle questioni più complesse in ballo. Il piano è già stato screditato dal segretario di Stato Mike Pompeo che, secondo una registrazione audio ottenuta dal Washington Post, durante un incontro con i leader ebraici ha detto che la proposta non «era particolarmente originale» e, anzi, assai probabilmente era «irrealizzabile ».
Il resto del mondo lo ha accolto senza maggiore entusiasmo, ma Jared è rimasto al riparo dalle reazioni perché lui e “Ivanks”, come lui la chiama, per l’appunto erano via, in Corea. Così tante questioni scottanti di cui occuparsi e così poco tempo!
Durante una visita ai soldati americani in Corea del Sud, il presidente Trump l’ha presentata dicendo: «Avrà gli occhi di tutti puntati addosso! Ruberà la scena a tutti!», e in quel momento mi si sono velati un po’ gli occhi. Ivanka è cresciuta diventando ciò che ogni padre sogna per sua figlia: una cleptomane di attenzioni. Senza contare che è così adorabile!
Di rado mi rammarico per il presidente Trump – d’accordo, sarò sincero: non mi accade mai –, ma se mi rammaricassi per lui sarebbe per i suoi figli e i suoi generi. Ha dato loro la celebrità, fantasiosi titoli di governo, un pass per la sicurezza e l’accesso a circoli nei quali, in caso contrario, non avrebbero mai potuto mettere piede. E guarda un po’ come lo hanno ricambiato: con titoli umilianti sui giornali che vanno di pari passo con quelli vergognosi che si guadagna già da solo in abbondanza.
Ivanka e Jared incarnano il concetto secondo cui simulare in verità è essere. Fatevi chiamare mediatori di pace, ed ecco – abracadabra – siete mediatori di pace sul serio. Recitate la parte di un diplomatico con sufficiente slancio e, voilà, la gente vi prenderà sul serio per un diplomatico.
Sono la sfacciataggine fatta persona. Nei poemi epici di Omero e nella mitologia greca nessun peccato è più grave della superbia, ma nella famiglia Trump la superbia è qualcosa di non negoziabile, come l’apparenza. L’alterigia non precede la caduta. È ciò che ti garantisce l’ingresso al ballo di inaugurazione.
Traduzione di Anna Bissanti © 2019, The New York Times