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 2019  luglio 05 Venerdì calendario

Che cosa chiedono le Regioni

GIOVANNI CLAUDIO IZZO ■ Sifa presto a dire «autonomia»,ma in cosa consiste? Dopo il referendum consultivo del 2017 con cui lombardi e veneti hanno chiestol’attribuzione delle competenze è iniziata la trattativa con lo Stato centrale alla quale si è unita anche l’Emilia Romagna. Nelle bozze presentate, il Veneto ha chiesto 23 materie di competenza, ovvero il massimo delle funzioni rivendicabili da una Regione, la Lombardia ne ha chieste 20, l’Emilia 16. Significa che l’ente chiede di avocare a sé funzioni che oggi sono prerogativa dei ministeri competenti conle relative risorse economiche. LOMBARDIA Iniziamo dalla Lombardia. Nella bozza del disegno di legge che recepisce l’intesa intercorsa, sono attribuite, appunto, 20 materie. Oltre alle principali, quali istruzione, tutela dell’ambiente,infrastrutture,figuranoi rapporti internazionali, il commercio con l’estero,le professioni,la ricerca scientifica e il sostegno all’innovazione, l’alimentazione, l’ordinamento sportivo, la produzione,il trasporto e la distribuzione di energia, la valorizzazione dei beni culturali. La Lombardia ha rinunciato alle competenze su casse rurali, di risparmio e aziende di credito a carattere locale. La trattativa è ancora lunga, ma è chiaro cheil punto chiaveè quello relativo all’attribuzione delle risorse collegate alle competenze. L’articolo 5 della bozza prevede che in un primo momento il riconoscimento di risorse per l’espletamento delle funzioni trasferite dallo Stato alle Regioni avvenga secondo il principio della «spesa storica», cioè venga attribuito quanto storicamente speso dalla Regione perla singola materia. Entro un anno dall’entrata in vigore dei decreti attuativi dell’autonomia, però, dovranno essere definiti i fabbisogni standard per ogni singola materia,fatti salviilivelli essenziali delle prestazioni. Qualora, entro tre anni dai decreti attuativi i fabbisogni standard non siano stati ancora adottati, l’ammontare delle risorseassegnate alla Regione non potrà essere inferiore al valore medio nazionale pro capite della spesa nazionale per l’esercizio delle stesse funzioni. E questoèil punto sucuii rappresentanti delle Regioni del Sud, ma anche grillini ed esponenti della sinistra, nutrono i maggiori timori. Perché in moltematerie,come per esempiol’istruzione nel caso della Lombardia, la spesa media nazionale pro capite è superiore a quella storica delle Regioni del Nord più virtuose, e poiché il trasferimento di funzioni deve avvenire senza oneri aggiuntivi per il bilancio statale, ne consegue che alle regioni del Nord finirebbero più soldi di quanti ricevuti finora, a scapito di quelle del Sud. Nello specifico, le risorse per lo svolgimento delle funzioni trasferite e per gli investimenti vengono riconosciute alla Lombardiaattraverso la compartecipazione al gettito Irpef (o aliquote riservate) e di altri tributi. Ma nel caso che, a livello statale, si decidano interventi per ridurre la pressione fiscale, che riguardanola baseimponibilee potrebbero portare ad un calo del gettito della compartecipazione, la Regione chiede di poter contare sullo stesso introito e propone una clausola di salvaguardia per la completa compensazione. Un’altra richiesta ancora in discussione riguarda le politiche ambientali. Si chiede di attribuire alla regione la gestione diunfondo pluriennale,appositamente costituito per la Lombardia dallo Stato, per garantire un flusso annuale certo di risorse per le politiche energetiche e ambientali in materia di rifiuti e bonifiche regionali, tutela delle risorsearia,acqua, suolo, difesa dall’inquinamento. Per il trasporto pubblico locale, la proposta della Lombardia, anche questa ancora in discussione, prevede il finanziamento attraverso l’assegnazio
ne del gettito delle compartecipazioni ai tributi erariali in sostituzione della partecipazione al riparto del fondo nazionale. Soldi si cercano anche daifondi pensione. L’articolo 37 della bozza attribuiscealla Lombardiala potestàlegislativa sulle forme collettive di previdenza complementareistituite nella regione. A questo si aggiunge una disposizione chiesta dalla stessa regione secondo cui è attribuita alla Lombardia il gettito dell’imposta sostitutiva sui rendimenti dei fondi pensione. VENETO Passiamo al Veneto. La Regione di Zaia chiede tutte e 23 le competenze cheattualmentel’articolo 116 dellaCostituzione attribuisce alla legislazione concorrente e, quindi,scuola, ambiente, salute, ma anche ricerca scientifica, lavoro, imposte. Naturalmente anche in questo caso il principale nodo sono le risorse e vale lo stesso discorso fatto per la Lombardia. In materia di giustizia, dovrebbe essere il Veneto, con legge regionale, a stabilire quali disposizioni statali cesseranno di avere efficacia. Così come dovrebbe essere il Veneto a farsi carico della distribuzione degli uffici deigiudici di Pace e dell’individuazione delle relative sedi, della gestione del personale amministrativo. Nelle intenzioni del governo dovrebbero rimanere in capoallo statole competenze su «piante organiche degli uffici, personale di magistratura» e soprattutto «tenuta dei casellarigiudiziari»,ma su questola regione chiede lo stralcio. Quanto alla scuola, su un punto è stata raggiuntal’intesa: ferma restando la competenza dell’Invalsi, saranno introdotti «ulteriori indicatori di valutazione legati al contesto territoriale». Per gli insegnanti, saranno previsti dei ruoli regionali ad hoc, svincolati dal resto del paese e saràil docente a scegliere se transitare nel ruolo regionale o rimanere in quello statale, ma «al fine di assicurare la continuità» il personale «deve rimanere nella Regione per un periodo di almeno tre anni dall’entrata in vigore del provvedimento». Sui rifiuti ancora nessun accordo. La Regione ha in mano la localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti, l’unica raccomandazione statale è di rispettare, oltre alla normativa nazionale di settore, «i valori limite del rapporto trail volume autorizzato di rifiuti e la superficie di riferimento». EMILIA ROMAGNA L’EmiliaRomagna ha chiesto 16materie tra cui istruzione, organizzazione della giustizia di pace, tutela dell’ambiente, rapporti internazionali e con l’Ue, sicurezza dellavoro, ricerca scientifica, commercio con l’estero, tutela della salute, ordinamento sportivo, grandi reti di trasporto e di navigazione, previdenza complementare e integrativa. Per quanto riguarda le risorse, vale il discorso fatto in precedenza, ma la richiesta dell’Emilia Romagna è che ogni dueannila Commissione paritetica (ministeri e regione) verifichila congruità delle compartecipazioni e delle risorse sia in termini di gettito che di correlazione con le funzioni svolte. Definita la parte finanziaria, per quanto riguarda quella normativa, molto spazio è dedicato alla gestione dei rifiuti. La Regione chiede che le sia attribuita la determinazione dei criteri per la localizzazione degli impianti e anche la determinazione degli ordini di preferenza negli impianti di smaltimento e di termovalorizzazione dei rifiuti che premino la qualità. In materia di tutela e sicurezza del lavoro, l’Emilia Romagna chiede la potestà di regolare i centri per l’impiego e le modalità di organizzazione delle risorse umane anchein ragione di quanto stabilito sul reddito di cittadinanza. Specifiche richieste riguardano poi la vigilanza. Alla Regione sono attribuite competenze per potenziareil coordinamento con l’ispettorato nazionale del lavoro e le sue articolazioni territoriali per i controlli sui tirocini formativi e altre prestazioni in presenza di obblighi ricadenti sui datori di lavoro. Una novità riguardai cosiddetti contratti di solidarietà espansiva. Perincrementare i livelli occupazionali, alla Regioneè attribuita competenzalegislativa nell’individuazione di strumenti volti afavorire la stipula di contratti aziendali così definiti che prevedono assunzioni a tempo indeterminato. A questo scopo la regione promuove l’inserimento nei contratti aziendali di clausole compensative di vantaggio a favore dei lavoratori cui viene ridotto l’orario. © RIPRODUZIONE RISERVATA