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 2019  luglio 05 Venerdì calendario

Il Fronte del Sud si prepara a smontare tutto alle Camere

Allarme rosso, ma soprattutto giallo, colore dei grillini, per l’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Dopo un anno di trattative Lega ed M5S avrebbero raggiunto un accordo dimassima sulla riforma,al termine di una riunione durata quasi quattro ore con almeno 50 tra ministri ed esponenti a vario titolo delle dueforze di governo. L’intesa, e questa è la buona notizia, sarebbe stata trovata anche sui soldi. Per i primi tre anni i trasferimenti statalialle Regioni sarebbero calcolati in base alla spesa storica, ovverosia ciascuno (...)
) riceverebbe la somma che attualmente spende per amministrare le varie materie sui cui è chiesta l’autonomia (scuola, ambiente, salute…). Dopo si passa ai costi standard,il criterioin base al quale il medesimo servizio deve avere lo stesso prezzo in tutte le Regioni. Per ogni materia viene trasferita la media nazionale della spesa,cosi cheglienti più virtuosi si ritroverebbero con più soldi di quanti ne spendono. Èil classico esempio della siringa, che deve avere lo stesso prezzo in tutto il Paese, per cui, se Lombardia la paga 2 euro e la Campania 10, a entrambe verranno dati 6 euro, coimilanesi che avranno 4 euro in avanzo da reinvestire ei napoletani costrettia risparmiare. Infine, a pieno regime, subentra il criterio della compartecipazione al gettito fiscale dei tributi erariali pagati in ogni regione, per cui una percentuale delle imposte locali resta sul territorio e non va più allo Stato. Il travaglio è stato lungo e il parto è fissato per lunedì, quandoil consiglio deiministri dovrebbe licenziare la riforma. Il guaio è che questo non sarà il passaggio finale ma rischia di esserel’ennesima ripartenza. Grillini e leghisti infatti sull’autonomia hanno posizioni inconciliabile e per non continuare a dividersi in consiglio dei ministrifaranno planarela riforma in Parlamento. La paura dei governatori Fontana, ZaiaeBonacciniè cheleCamere stravolgano l’autonomia trasformandola in burla, un po’ come avvenne con il famoso federalismo di Bossi, approvato dalla sinistra solo dopo averlo svuotato. IL TRAPPOLONE I segnali del trappolone ci sono tutti. L’accordo trovato dalle Regioni con il governo Gentiloni prevedeva cheil testo non sarebbe potuto essere toccato dalle Camere, che invece adesso sono abilitate a manipolarlo. La relazione dei tecnici di Palazzo Chigi che accompagna la riforma ha poi lasciato esterrefatti i governatorileghisti, chela reputano zeppa di pregiudizi negativi e falsità orientate a modificare il testo originario. Se poi ora,in conseguenza delvoto dimaggio alle Europee, in consiglio dei ministri i rapporti di forza tra i due alleati si sono ribaltati, in Parlamento sono ancora i grillini a farla da padrone e possono contare sul Pde sulla parte meridionalista di Forza Italia e di Fdi per annacquare l’autonomia. La preoccupazione in casa Lega è grande. I referendum in Lombardia e Veneto si sono tenuti ormai quasi due anni fa e, più passa il tempo, più il loro ricordo è sfumato. Ci sono due tipi di riforme, quelle che si fanno in fretta, meglio se prima di annunciarle, e quelle di cui si parla fino alla noia e che però non partono mai o finiscono con una montagna che partorisce un topolino. Il terrore è che l’autonomia, afuria di parlarne, diventicome la riforma della giustizia o del fisco, una di quelle cose necessarie e utili ma che non si faranno mai, perché danno fastidio a molti e vanno a toccare troppi interessi. TUTTI I NEMICI Il Sud non vuole l’autonomia del Nord perché teme di esserne danneggiato, Roma è contraria perché ambisce essere l’unico ente locale conautonomia di spesa – peraltro di soldi altrui e non propri -, la grande industria la teme perché preferisce essere sostentata dai fondi statali piuttosto che esseremessa in grado di competere sul mercato, i sindacati la ritengono una riforma razzista. E poi ci sono i nemici politici. I grillini sono un partito a trazione meridionale, e non se la possono permettere. Hanno addirittura nominato un ministro per il Sud, la Lezzi, conla solafunzione digarantire assistenzialismo e prebende. Neppure Forza Italia e Fdi sela possono permettere. Quanto al Pd, è impensabile che appoggi un’iniziativa leghista. L’approdo in Parlamento rischia di essere la fine dei sogni di autonoma del Nord. C’è già chi ha obiettato che le 23 materie di competenza richieste dal Veneto sono troppe, anche se è il numero previsto dalla Costituzione. Autorevoli esponenti pentastellati poi hanno già battezzato la riforma come un provvedimento per i ricchi contro i poveri, una legge spacca Italia, una norma contro lo Stato. Altro aspetto inquietante è che, malgrado gli attacchi, ostentati e violenti, i grillini non hanno controproposte da presentare all’alleato leghista, che dubita che gli esponenti diM5S che criticano la riforma l’abbiano in realtà letta. La mancanza di un progettoalternativo tradiscela volontà di non dialogare. Tutto lascia pensare che alle Camere sarà un Vietnam, coni contenuti della riforma bocciati ed emendati continuamente dalle opposizioni in complicità con M5S. E a quel punto spetterà a Salvini decidere se sull’autonomia conviene rompere con M5S o con gli elettori di Veneto e Lombardia che l’hanno votata, oltre che con i governatori che l’hanno chiesta, dal Piemonte alla Liguria a Emilia e Umbria, roccaforti rosse dove la Lega spera di piantare la propria bandierina in autunno. © RIPRODUZIONE RISERVAT