Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 05 Venerdì calendario

Film sull’Aspromonte

» FEDERICO PONTIGGIA N e l l’ottobre del 1951 un’alluvione distrusse Africo. Piovve sul bagnato: nel paesino alle pendici dell’Aspromonte, al più, si sopravviveva. Le condizioni – due terremoti a inizio Novecento aiutarono – erano disperate, senza essere allarmanti, perché non vi era alcuno che recepisse: le case pericolanti, il medico assente, l’unica aula scolastica ricavata nella stanza da letto della maestra. L’OCCHIO SULL’A B ISS O lo gettò tra le due guerre il meridionalista Umberto Zanotti Bianco: Africo era isolamento, desolazione, malattia e gabelle inique. Aggrappato al “monte lucente” dei Greci e lasciato a se stesso, nondimeno è per il Poeta interpretato da Marcello Fonte “la terra degli ultimi, la terra di quelli che ancora rispettano i padri… La terra dei poeti, la terra della civiltà. Qui ancora c’è la civiltà”. Residuale o sommersa, poco importa, in questa terra di mezzo, forse terra di nessuno, Mimmo Calopresti piazza la sua camera, che ha una già neorealista posizione morale: Aspromonte la terra degli ultimiviene al cinema per discernere, per separare il grano dal loglio, le strade dai muri, l’a f fr a nc amento dal servaggio. In anteprima al 65° Taormina Film Fest e dal 17 ottobre nelle nostre sale, trae ispirazione da Via dall’A sp r o m o nt e di Pietro Criaco, trasformato in sceneggiatura dallo stesso Calopresti con Monica Zapelli e la collaborazione di Fulvio Lucisano, che produce e distribuisce con Italian International Film (IIF). La fotografia ha le focali lunghe della Storia: ieri è già domani, e ancor prima oggi. Le strade s’op – pongono ai muri, le donne sono –e hanno la –me – glio, l’istruzione e la cultura ostano a criminalità e abbrutimento, le istituzioni sono inadempienti, le leggi insufficienti: “Il film – d ice Calopresti –è insieme un racconto neorealistico ed epico, il realismo di un mondo povero, anzi poverissimo, e l’epicità della battaglia per riscattare la propria condizione di canaglia pezzente”. Sì, la Storia informa: c’è la maestra Giulia (Valeria Bruni Tedeschi) che evoca animo e indirizzo Zanotti Bianco; c’è l’assalto alla locale caserma dei carabinieri del 20 gennaio del 1945; c’è un giornalista che ritrova Tommaso Besozzi, il cui reportage del marzo 1948 per L’Eu rop eo mise su carta – fotografie di Tino Petrelli – l ’ abbandono dello Stato e altri disastri. Non resta che andarsene? Prima bisogna provare a restare, dunque, a collegare Africo alla Marina, spezzando l’impossibilità di quell’isola abbarbicata all’A pp ennino calabro: la strada, serve la strada, affinché altre donne non muoiano di parto nell’attesa di un medico che non verrà. Dal Nord arriva la maestra, che darà più di una lezione, ma gli africoti non stanno a guardare: il dopolavoro è ancora lavoro, guidati dal manovale Peppe (Francesco Colella) la strada si costruisce dall’alto, da monte a valle, ma viene dal basso, perché lo Stato non c’è – e se c’è, il prefetto (Francesco Siciliano), è infingardo –e tocca autogestirsi. Faticano tutti, grandi e piccini, affinché il sole avito – Africo viene dal latino apricus, “soleggiato” – diventi dell’avvenire, ma Peppe e compaesani si troveranno presto tra due fuochi: il prefetto, che non tollera l’au – todeterminazione, e il malavitoso don Totò (Sergio Rubini), che vuole inibire quella via di salvezza. GLI SPARI SOPRA il riscatto collettivo non mancheranno, né gli arresti (lo spaccapietre Marco Leonardi), però Calopresti per interposto Poeta non smobilita: “I sogni sono quelle cose che ti fanno pensare che sei libero, e che ti fanno essere quello che sei”. Seppure qualche didascalismo appesantisca l’impianto metaforico e parabolico, Aspromonte, la terra degli ult i mi riesce a preservare il realismo nell’esemplarità, e non è guadagno di poco conto: Calopresti il mestiere lo conosce almeno quanto la sua Calabria – natali a Polistena –e qui ci rimanda a memoria un cinema antico senza essere vecchio, buono senza farsi edificante, civile senza essere ideologico. Bravi gli interpreti, da Fonte – dopo il battesimo di Dogman, migliore attore a Cannes 2018, non si ferma più: comparirà al fianco di Mark Ruffalo e Melissa Leo nella serie I Know This Much Is True di Derek Cianfrance –a Colella e Leonardi, si fanno notare le musiche solidali di Nicola Piovani e il montaggio lirico-popolare di Esmeralda Calabria. Nel finale, Fulvio Lucisano, 91 anni il prossimo 1° agosto, entra in campo per rileggere il Poeta tra le rovine di Africo Vecchio: il cinema non può salvare la realtà, ma sublimarla sì. @