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 2019  luglio 05 Venerdì calendario

Barbara Lezzi: «Autonomia, dopo i fondi ora rivedremo le materie»

Barbara Lezzi è nata a Lecce.
Barbara Lezzi, ministro per il Sud, il M5S ha vinto il primo round sull’Autonomia con la Lega?
«Semmai un buon risultato lo ha portato a casa il Paese. Mercoledì sono passate le nostre proposte che non danneggiano il Sud e soprattutto tutelano anche il Nord. Abbiamo difeso la coesione nazionale».
Come?
«Nella bozza del ministro Stefani c’era un comma che faceva rimanere in Lombardia e Veneto le riserve di aliquote prodotte. Ora però la riserva di aliquote è stata migliorata tant’è che per la parte eccedente di extragettito ci sarà il versamento nel fondo di perequazione, suddiviso con le altre regioni. Inoltre, nel calcolo delle risorse si procederà con i costi storici, non ci sarà più il costo medio, e gradualmente si lavorerà sui fabbisogni standard. Infine, abbiamo riformulato una nuova commissione paritetica di controllo con rappresentanti dei ministeri e di tutte le Regioni».
La proposta originale era uno Spacca-Italia.
«Già, lo abbiamo ribadito per mesi. Come M5S vogliamo osservare la Costituzione, che prevede una cessione di materie purché non diventi uno svantaggio per le altre. Dobbiamo fissare dei paletti, serve equilibrio: altrimenti a fronte della richiesta di Autonomia di tutte le Regioni, salterebbe lo Stato».
Il governatore del Veneto Zaia dice che non rinuncerà a nessuna delle 23 competenze, altrimenti non firma l’intesa.
«Questo tema sarà oggetto della riunione di lunedì. I prossimi nodi sono quelli delle competenze, appunto. Si riparte dall’istruzione. Abbiamo già stralciato l’elenco delle competenze e abbiamo concordato che ne verrà trasferita solo una parte».
Un esempio?
«Penso all’istruzione: le norme generali rimarranno in capo allo Stato».
Sta aprendo un altro fronte con la Lega per frenare?
«Ma questa è una leggenda: se si vuole fare una riforma di questo tipo, è chiaro che dobbiamo rifarci alla Costituzione anche quando si parla di coesione e principio di solidarietà. L’accordo sull’istruzione a livello nazionale è stato sottoscritto dal ministro Bussetti, della Lega, con i sindacati: non credo che voglia venire meno alla parola data».
Su quali altre materie c’è un dibattito?
«Infrastrutture, cultura e ambiente. Abbiamo già ottenuta che la progettazione degli investimenti rimanga in campo allo Stato».
Pensa dunque di poter scongiurare lo svuotamento dei ministeri nella Capitale?
«Sì, dal momento che alcune materie rimarranno a Roma, la Capitale non uscirà impoverita dalla riforma».
Landini della Cgil dice che il problema del Sud è la mancanza di visione nella spesa.
«Io l’ho detto a più riprese. Nel dl Crescita ho fatto inserire un articolo per la riorganizzare del Fondo di sviluppo e coesione per intervenire in modo più rapido e organico al Sud: servizi alle aziende, istruzione, infrastrutture, servizi sociali».
Di quanti soldi parliamo?
«I soldi ci sono, vanno spesi bene: sul 2014-2020 sono allocati 54 miliardi. Di questi ne sono stati spesi pochissimi, divisi in tanti acronimi che avevano reso confusa la gestione del tutto».
Il M5S difende il Sud perché è l’ultimo fortino rimasto?
«No, per noi l’Italia è unica e indivisibile. Non ci sono calcoli elettorali. Purtroppo parliamo di territori, in parte mal governati, ma che hanno anche ricevuto meno risorse e investimenti. Bene, dunque, l’indagine conoscitiva sui trasferimenti di Ruocco. Al Sud c’è tanta voglia di lavorare, non di assistenzialismo».
Ma il reddito di cittadinanza, senza riforma dei centri per l’impiego, non rischia di produrre proprio questo fenomeno?
«Ancora! Rivendico di aver voluto una misura che contrasta la povertà assoluta e i centri funzioneranno: non possiamo accettare passivamente sacche di inefficienza nella Pa. Paghiamo dei servizi: devono funzionare».
Prevede poi aggiustamenti del testo in Parlamento?
«Sì, anche Salvini ha aperto all’emendabilità. D’altronde, se l’Autonomia non fa male a nessuno perché non migliorarla ulteriormente?».