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 2019  luglio 05 Venerdì calendario

I mestieri di Luca Lotti, uno e trino

Il 29 maggio, un mercoledì di Montecitorio tra interrogazioni a risposta immediata e seguiti di discussioni sul servizio sanitario calabrese, il deputato Luca Lotti si sveglia presto. All’alba si imbarca sul volo Roma-Londra per ragioni di affari. All’ultimo sigaro di giornata, la sera del 28 maggio, registrato dal trojan inoculato nel telefono dell’indagato Luca Palamara e perciò trasformato in microfono dagli inquirenti, “il lampadina” Lotti annuncia una levataccia: “Domani mattina parto alle sei. Chiudo l’accordo della Premier League”.
Il deputato dem, tra i principali collaboratori di Matteo Renzi, stuzzica la curiosità del magistrato Palamara e del collega di partito Cosimo Ferri e allora li stupisce con una cifra: “Duecentomila sterline e ve lo metto in culo a tutti”. A quel punto, gli amici, sbalorditi, pretendono i particolari della missione londinese e “il lampadina”, cassata l’idea di Ferri che il mandato riguardi Infront, spiega che va per conto di “chi lo trasmette” e il riferimento logico – e dunque ipotetico – va ai diritti televisivi del campionato inglese, il più ricco del mondo.
Sviluppare un’esegesi sui testi di Lotti, peraltro conditi con vocaboli elementari, a volte triviali, usati in incontri conviviali su argomenti assai seri come le nomine dei procuratori della Repubblica, è un’ardua impresa, però resta un fatto, preciso: il 29 maggio, anziché prendere posto tra i banchi della Camera, il deputato Lotti si trova a Londra per un incarico. Una società inglese – questa è la versione che si può attribuire al politico – l’ha convocato nella City per un’offerta di lavoro con una ingente retribuzione, ma il deputato Lotti, per imprecisati motivi, ringrazia e declina. Rifiuta. E la notte insonne s’è rivelata un inutile sacrificio.
Oltre le supposizioni attorno a una chiacchiera tra amici, risulta plausibile il collegamento fra Premier League, diritti televisivi e l’evoluzione professionale di Lotti: non soltanto perché le parole, seppure a leggera distanza, siano pronunciate dal “lampadina” medesimo, ma perché il deputato dem s’è occupato di diritti televisivi del calcio durante l’anno e mezzo da ministro dello Sport.
Il primo marzo 2018, alla vigilia delle elezioni che annientano il centrosinistra, il ministro lascia ai posteri, per decreto, la riforma della legge Melandri, l’impianto di norme che disciplina la spartizione dei miliardi di euro che le televisioni pagano alle squadre della Serie A per ottenere la ripresa delle gare o per infilare le telecamere negli spogliatoi o per strappare le noiose interviste a bordo campo. Il nuovo modello, ha sempre rivendicato Lotti, avvicina la cugina sdentata Serie A alla splendida regina Premier League.
Lotti non è digiuno, quindi, del tema esposto a Palamara e Ferri. E su Londra, sibillino, precisa che va per chi “lo trasmette”. L’allusione è al massimo campionato inglese? In Italia è un’esclusiva del gruppo Sky, che un anno fa ha rinnovato il contratto per la finestra 2019/2022. L’azienda non commenta la notizia su Lotti e afferma di non conoscere la vicenda.
Sempre nel 2018, la Premier League ha venduto a Sky Uk e Bt Sport il torneo, per un triennio, a 5 miliardi di euro. Lotti non c’entra con la Premier League e i diritti televisivi, ma perché il deputato è così esplicito? Era un’iperbole? Chissà.
Di sicuro, l’iperattivo Lotti, tifoso milanista, è attento all’industria del pallone. Ancora a Palamara fa sapere che Renzi è andato in Qatar – la data è maggio – dagli emiri per presunte trattative sulla Roma, poi fa una disamina sullo stadio che il club di James Pallotta deve costruire, cita una riunione a Parigi con l’ex premier. Riservato in pubblico, loquace, anzi strabordante in privato nei colloqui sugli incastri al Consiglio superiore della magistratura per le poltrone più ambite, le procure di Roma (dov’è imputato per il caso Consip), Perugia, Firenze. Il deputato Lotti un giorno manda un sms di collera a David Ermini, il renziano vicepresidente del Csm, un altro si prepara allo sbarco di Londra, un altro raduna la corrente nel Pd. Una carriera al fianco di Renzi, seconda legislatura a Montecitorio, già sottosegretario a Chigi, ministro dello Sport, 37 anni lo scorso 20 giugno: Luca Lotti che mestiere fa?