il Giornale, 5 luglio 2019
La folle autonomia del M5s
Le espressioni di soddisfazione nel governo sono durate poco. Il vertice che doveva dare il via libera all’autonomia differenziata si è concluso bruscamente mercoledì sera a Palazzo Chigi con un nuovo rinvio. Eppure, pochi minuti prima dello stop il vice ministro all’Economia Massimo Garavaglia era uscito dalla riunione annunciando che sulla parte finanziaria l’intesa c’era e dicendosi fiducioso di chiudere in serata. E invece no.
I dettagli dell’intoppo non sono stati chiariti, ma dai commenti del giorno dopo dei presidenti leghisti delle Regioni in prima linea per l’autonomia differenziata si capisce che qualcosa non va. «Ci sono ancora problemi irrisolti», dice il governatore Luca Zaia. E mette le mani avanti: «Ovviamente, io non firmerò un accordo al ribasso: non esiste che io firmi, soprattutto per il rispetto che ho nei confronti di 2,4 milioni di veneti che sono andati a votare per il referendum». Parole che fanno rima con quelle del collega lombardo Attilio Fontana: «La riforma deve essere importante per il nostro Paese. Se vogliamo che l’Italia cambi, deve cambiare veramente e non con quelle finte riforme fatte negli anni passati».
Di sicuro con i 5 Stelle ci sono divergenze di vedute non piccola. E una frase del ministro Barbara Lezzi getta luce su un punto che rischia di diventare fonte di battaglia: «Ieri è stato un passo importante -ha detto il ministro per il Sud a SkyTg24 -. A esempio abbiamo messo dei paletti su un aumento del Pil di determinate Regioni, oltre il quale deve essere versata l’eccedenza nel fondo di perequazione». Il meccanismo descritto da Lezzi appare chiaramente riferito alle Regioni del Nord. Restano da vedere i dettagli, ma così descritto appare come un tetto al Pil che difficilmente potrà piacere ai governatori leghisti che chiedono di poter gestire le proprie risorse. Le quali invece, oltre una data soglia, finirebbero al Sud. E infatti Fontana proprio ieri specificava: «Oggi stiamo facendo una politica per cui, per avvicinare il Nord al Sud cerchiamo di rallentare il Nord, io dico che bisogna accelerare il Sud». I governatori attendono maggiori ragguagli ma sono chiaramente intenzionati a non cedere di un passo. Lunedì alle 14 la trattativa riprenderà a Palazzo Chigi con Conte e tutti i ministri interessati, partendo dall’altro nodo controverso, quello delle competenze, a partire dall’Istruzione. «Il nostro progetto è pronto – incalza Zaia -, abbiamo fatto i compiti per casa, e nessuno ci può dire che il nostro progetto è illegale o incostituzionale: noi chiediamo esattamente quello che la legge ci concede: 23 materie».
Molto critico anche il leader dell’altra Regione che ha avviato il percorso per l’autonomia, l’Emilia Romagna: «A me pare ormai una barzelletta – ha spiegato il governatore Stefano Bonaccini – è un anno che ogni settimana il governo ci dice che la settimana successiva firmeremo per l’autonomia». Il progetto dell’autonomia tra l’altro potrebbe aprire un altro fronte, quello interno al Pd. Bonaccini continua a difendere l’equità della propria proposta. Ieri il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha ringraziato Maurizio Landini per aver schierato la Cgil contro il progetto dell’autonomia. È qualcosa di più dell’inizio di un dibattito. E nel Pd si fa presto a farlo diventare un processo.