La Stampa, 5 luglio 2019
Perché Biden può diventare presidente
Secondo molti esperti l’ex vicepresidente è il favorito nella corsa alla nomination democratica che sceglierà lo sfidante di Donald Trump. Ma ho imparato molto tempo fa che raramente le campagne politiche si vincono e si perdono a giugno. La ragione per cui credo che Biden possa vincere non sono i sondaggi che lo danno per favorito, ma perché ho visto in prima persona la sua enorme capacità di scavare e scavare in profondità da perdente della politica, e la sua tenacia morale come essere umano e so che la sua capacità di lottare è stata messa alla prova in modi che nessuno di noi avrebbe mai gradito.
Quarantotto anni fa, avevo 27 anni ed ero un consulente politico in erba quando l’azienda per cui lavoravo stipulò un contratto con uno sconosciuto consigliere della contea di New Castle impegnato in una sfida apparentemente impossibile per il Senato degli Stati Uniti. Il suo avversario era molto popolare, era in carica da 12 anni e aveva al suo attivo venticinque anni consecutivi come rappresentante del Delaware. Noi eravamo tutti giovani rivoluzionari in lotta contro l’establishment ma nessuno avrebbe scommesso su di lui, tranne la sorella Valéria, 24 anni, che si era registrata come responsabile della campagna. Si scoprì poi che sapevano qualcosa che il gruppo di esperti ignorava: il 7 novembre 1972, Joe Biden fu eletto al Senato con 3.162 voti, prima del suo trentesimo compleanno.
Quarantadue giorni dopo, prima di assumere l’incarico, la moglie e la figlia rimasero uccise in un terribile incidente automobilistico, i figli gravemente feriti. Biden voleva ritirarsi dal Senato. La sua vita come l’aveva conosciuta era stata distrutta. Ma non cedette. Ha perseverato e 37 anni dopo era diventato il compagno di squadra, un compagno di viaggio straordinariamente efficace, del presidente Obama, sei anni dopo avrebbe di nuovo sofferto un’immensa perdita personale con la morte del figlio maggiore e omonimo, stroncato da un cancro al cervello. Ancora una volta, per pura forza di volontà e affidandosi alla sua fede, Biden uscì dal lutto e guardò avanti. La politica è dura, e Joe Biden è ancora di più: ecco perché credo che possa vincere la nomination e battere Donald Trump.
«Politica» è diventata una parolaccia su entrambe le sponde dell’Atlantico, ma le campagne politiche rivelano il carattere. Alcuni sul grande palco soccombono alle luci della ribalta. Tutti sono messi alla prova. Ogni campagna ha picchi e valli. A fare la differenza è il modo in cui i candidati gestiscono i momenti difficili. Nel caso di Biden, che è mio amico da mezzo secolo, so già come navigherà tra le rapide: trarrà ispirazione dalla sua famiglia.
Biden oggi è favorito, ma i sondaggi sono effimeri. Certo, è partito bene raccogliendo fondi e guadagnando consensi, ma anche questi possono venire meno nei momenti difficili. Quali sono i suoi punti forti come aspirante alla presidenza che, uniti alla sua tenacia personale, possono fargli tagliare il traguardo?
In primo luogo, i candidati vincenti entrano in sintonia con gli elettori. Biden lo sa fare senza problemi. La storia di quella prima candidatura al Senato che ha fatto conoscere Joe Biden in America ha definito la sua carriera. È un energico attivista, e le forti radici irlandesi sono sempre presenti nel suo stile così alla mano. È a suo agio con persone di ogni ceto sociale e sa farsi ascoltare. Pur avendo lavorato a Washington per 55 anni, Biden parla una lingua che l’elettore medio comprende.
Gli opposti che attirano
Secondo, nella politica americana spesso al momento del voto gli elettori cercano l’opposto del presidente in carica. Il settantenne e notissimo Eisenhower fu seguito dal giovane John Fitzgerald Kennedy. Barack Obama era l’opposto di George W. Bush. Trump ha vinto con l’immagine di un uomo d’affari estraneo al mondo politico e ha portato il caos. Biden è il suo opposto speculare: è il candidato con più anni di esperienza al governo e promette il ritorno alla normalità. Persino le sue gaffe sul lavoro svolto con senatori segregazionisti sottolineano la sua esperienza, ne fanno una versione moderna di Lyndon Johnson.
Terzo, Biden supera il test da Comandante in Capo. Raramente le elezioni vengono vinte o perse sui temi di politica estera, ma la domanda chiave è se gli elettori riescono a immaginare il candidato capace, in qualità di capo della diplomazia, di prendere decisioni che riguardano questioni di vita o di morte. In nessun campo Biden ha più esperienza che in politica estera. E le vicende internazionali sono più importanti che mai per gli americani; negli Anni ’80 il 5% degli americani aveva il passaporto, oggi quel numero è più vicino al 50% (Biden ama l’Italia, e una volta scherzando mi ha detto che il secondo miglior lavoro in tutti i governi è quello di ambasciatore degli Stati Uniti in Italia. Verrà spesso se diventerà presidente.)
In quarto luogo, il richiamo di Biden beneficia di un ampia gamma di 25 candidati in lizza per la nomina. L’elettore democratico medio delle primarie è nei fatti abbastanza moderato e non ricco. E questo ben si adatta alla storia personale di Biden e alle sue politiche. Ha anche il grande vantaggio di essere molto noto e di godere di ampia popolarità. Biden può contare su una buona parte del voto afroamericano e ispanico nelle primarie, anche se dovrà cedere qualcosa al senatore Harris, al senatore Booker e al membro del Congresso Castro; In particolare Biden in questi collegi elettorali otterrà più voti dei suoi più stretti concorrenti, il senatore Sanders e il senatore Warren.
In quinto luogo, una parola sola, «eleggibilità». Biden appare in grado di battere Trump nei difficili Stati del Midwest e in quelli industriali - Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Ohio e altri - che hanno dato a Trump la presidenza. Trump non potrà sollevare l’obiezione dell’età contro Biden poiché sono quasi coetanei e il nostro presidente sovrappeso e di colore arancio non sembra certo sano come Biden. I democratici vogliono battere Trump più di ogni altra cosa e non tollereranno il fuoco amico. Dopo 4 anni di Trump, si metteranno in riga.
I dibattiti decisivi
Le elezioni vengono vinte e perse in un’estenuante maratona. La prestazione di Biden sarà importante sia nei dibattiti che nel faticoso tour-de-force delle primarie a mano a mano che il campo si riduce. Saprà prevedere e affrontare le avversità. Ma tornando ai miei cinque motivi per cui credo che potrà vincere, voglio menzionare un fattore immensamente importante che non rientra in nessun elenco, la variabile che vidi di prima mano nel 1972 nella buona come nella cattiva sorte: Biden è perseverante. Ha trionfato in politica, ma soprattutto è stato messo alla prova nella vita e taglierà il traguardo.
(Traduzione di Carla Reschia).