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 2019  luglio 05 Venerdì calendario

I lamenti della professoressa di greco

«Con queste tre buste da scegliere in avvio di colloquio è stato davvero difficile far decollare l’orale, il livello è rimasto sempre da esame di Terza media». La professoressa Paola Tassini insegna da 22 anni latino e greco al liceo Tasso di Roma. È membro di una commissione di Maturità da almeno dodici. Quest’anno è presidente al Montale (Classico, Linguistico, Scienze umane) e all’Hegel (Liceo paritario): 51 studenti, 11 candidati esterni. Ha 54 anni, un figlio, una forte immersione nell’insegnamento, la presidente di commissione ha avuto tre settimane per formarsi un’idea critica della prima Maturità dell’era Bussetti: «Ci sono stati molti errori, il più importante è quello di aver cambiato ancora l’esame».
Il ministro è intervenuto per abituare gli studenti a muoversi su più materie.
«E allora perché abolire la tesina? In quel lavoro c’era sì la multidisciplinarietà. Alcuni prodotti erano copia e incolla da internet, certo, ma si scoprivano al primo impatto. Chi aveva lavorato sul serio, invece, restituiva tutto all’esame».
Perché non va la Maturità Bussetti?
«Perché fino a gennaio non si sapeva nulla. Hai voglia a dire "abbiamo fatto le simulazioni", ma in ogni riunione con gli ispettori ministeriali vigeva la confusione interpretativa. Ci dicevano di affidarci al buon senso».
Un esempio?
«I contenuti delle buste per il colloquio. Ci parlavano di "materiali non noti", ma l’ordinanza specificava "scelti in coerenza con il percorso didattico". O sono noti o non lo sono. "Affidatevi al buon senso". Il mio diceva di non fare esperimenti sulla pelle dei ragazzi. Conosco molti colleghi che sarebbero in difficoltà con una versione di latino-greco».
Come sono questi ragazzi, presidente?
«Ogni anno più fragili, più frustrati di fronte a una caduta. A scuola si cade, inutile dire che succederà anche dopo».
Esattamente cosa fa una presidente di commissione?
«Tanta burocrazia. Controlla i certificati medici, gli eventuali cambi di residenza, la presenza di patologie. A volte, per documenti mancanti o mancati pagamenti, l’esame di Maturità viene negato. Un dramma. Ho la responsabilità della segretezza delle prove, poi: all’Hegel c’è un solo armadietto dove le buste bianche sono conservate insieme alla cancelleria. Detengo la chiave. E un presidente di commissione interviene all’orale se ci sono momenti di difficoltà del candidato. Quest’anno non si riesce a tenere il filo della domanda iniziale, per esempio: parte il flusso di coscienza del maturando e via».
Le commissioni litigano?
«Succede. L’importante è che non ci sia uno scontro davanti all’esaminato. Potrebbe provare sconcerto, compromettere la prova. La Maturità è un momento unico nella vita e dal 1969 ad oggi è sempre più impegnativa».
Lei guadagnerà 1.249 euro lordi. Un commissario esterno 9 11 euro, uno interno 399. Il membro di Maturità si fa per arrotondare lo stipendio?
«Si fa perché è un obbligo di legge».
Perché ha scelto l’insegnamento dopo la laurea?
«Per attitudine, credo. Ho studiato molto, ho fatto il dottorato. La preparazione media dei docenti, negli anni successivi, credo sia scesa».
Resta un mestiere necessario?
«Non vedo alternative per allenare il cervello di ragazzi immersi in una civiltà veloce che li abitua sempre meno a dover pensare, prendere decisioni, ragazzi in difficoltà crescente con tabelline e sintassi. Noi grecisti e latinisti, aggiungo, siamo in estinzione come i Panda».
Da commissario di Latino e Greco che cosa amava chiedere ai candidati?
«Scegli un passo a scelta in cui hai provato il gusto di leggere l’opera in lingua originale».
La richiesta più assurda di un membro?
«Come quesito di terza prova, quando c’era la terza prova, un commissario di Storia chiese al candidato di illustrare la politica estera dell’Urss nel Dopoguerra. Aveva otto righe a disposizione».
Un errore grossolano?
«Una ragazza nel leggere il verso di Ovidio Tu mihi sola places usò con nonchalance la pronuncia inglese, "pleisis". Quest’anno una maturanda mi ha anche detto che Svetonio, primo e secondo secolo dopo Cristo, aveva vinto il Premio Nobel».
Le risposte all’orale che porta ancora con sé?
«Due. Un candidato del Classico che, alla domanda come proseguirai gli studi, disse: "Andrò ad aiutare mio padre in officina". E poi un ragazzo con problemi di udito, figlio di una tossicodipendente. Ci riferì in chiusura di prova: "Vorrei servire lo Stato in polizia, ma con i miei handicap non ho speranze"».