Corriere della Sera, 5 luglio 2019
Hacker mobilitati per le elezioni Usa
«Mi raccomando, non ti intromettere nelle elezioni americane!». L’avvertimento sarcastico pronunciato da Donald Trump davanti alle telecamere, pressato dai giornalisti al vertice di Osaka, è parso più una presa in giro della stampa che un monito reale. Così, almeno, l’ha percepito Vladimir Putin che ha sorriso, per nulla irritato. Le interferenze russe via Internet, insomma, continueranno. Ma, dopo quanto accaduto tre anni fa, nelle presidenziali Usa del 2020 assisteremo a un salto di qualità nelle tecniche usate per influenzare in modo fraudolento gli elettori. E stavolta non si tratterà solo di hacker russi. Nei partiti Usa si sta delineando, a destra come a sinistra, lo scenario di una diffusione capillare dei metodi più fantasiosi per falsare non solo il voto per la Casa Bianca ma anche quelli per la conquista dei seggi-chiave di Camera e Senato. I centri di ricerca specializzati, ma anche istituzioni autorevoli come la Brookings, disegnano scenari da incubo: le informazioni false sui candidati sono la cosa più banale. Ben più insidiosi i video falsificati per far dire in modo credibile a un politico, usando le tecniche deepfake, cose che non ha mai detto e che offendono parte dell’elettorato, una razza o una religione. Messaggi che possono anche essere inviati solo alla platea di utenti del web più sensibile a quegli argomenti o più vulnerabile. Magari scegliendo certi gruppi Facebook. Un ex militare da far eleggere può diventare un eroe di guerra, o si può denigrare l’avversario in mille modi: sesso, soldi, razza. Il «non è una vera nera» scagliato contro Kamala Harris e condiviso, a caldo, anche dal figlio di Trump dà l’idea di cosa si prepara. Ma si può anche cercare di non far votare gente dall’orientamento ostile fornendo false informazioni su orari, ubicazione dei seggi, documenti richiesti o, addirittura, minacciando rappresaglie legali per chi andrà alle urne. Il voto 2020 sarà Ground Zero della manipolazione digitale delle elezioni. L’America ha tutti gli incentivi: è in gioco la Casa Bianca, ci sono una enorme quantità di denaro che gira nella campagna, le tecnologie digitali più sofisticate, un’infinità di società di consulenza che offrono servizi di protezione e di attacco informatico. Il Congresso non sa come regolare, i partiti non sanno come difendersi. Uno spettacolo da osservare con attenzione: presto toccherà a noi.