Corriere della Sera, 5 luglio 2019
I reali d’Olanda tappezzano casa con il loro Dna
Sessantamila mattoncini d’argilla, che foderano le pareti. E, come ha spiegato l’autore dell’opera Jacob van der Beugel, «il ritmo delle pietre riflette frammenti del Dna degli abitanti della casa. Cioè del re e della regina: il loro Dna è stato sequenziato». Non tutto intero, per ovvi motivi di privacy. Però quelli che sarebbero i suoi disegni stanno sta lì bene in vista: la genetica dal sangue blu, per così dire, tappezza i muri.
Guglielmo-Alessandro e Máxima, reali d’Olanda, hanno aperto per un giorno ai fotografi e alle telecamere la loro residenza privata settecentesca, la «Huis ten Bosch» o «Casa dei Boschi» a L’Aia, in gran parte ristrutturata dopo 3 anni di lavori costati 63 milioni di euro, e che in media hanno dato lavoro a 120 operai ogni giorno.
Il risultato, almeno a giudicare dalle foto, è un capolavoro classico e insieme moderno di lusso, grazia e anche stravaganza. Soprattutto la «sala del Dna», un tempo chiamata «Guardaroba verde» e ammobiliata «solo da vecchie sedie foderate di seta verde» (di nuovo parole del restauratore) ha destato sensazione. I mattoncini sulle pareti riproducono anche una parte del Dna della principessina d’Orange Catharina-Amalia, 16 anni, primogenita erede al trono. Mentre sulle pareti di una sala accanto, modelli in carta di oggetti e vestiti appartenuti ai genitori li riproducono in una sorta di ritratti tridimensionali. Ovunque, poi, altri ritratti di Beatrice (la madre di Guglielmo-Alessandro), di Giuliana (la nonna), di figli, nipoti, cugini: la famiglia è ben presente, con tutte le sue memorie. C’è per esempio la culla dove dormirono da neonate Beatrice e Giuliana, i sonagli usati per i cavalli della stessa Beatrice, le seggioline di Catharina-Amalia e delle sue sorelle Alexia e Ariane. E la cravatta del principe Claus, marito di Beatrice e forse il componente più amato della famiglia reale per la sua allergia alle convenzioni del protocollo: una volta, durante un discorso ufficiale, dichiarò di colpo il suo amore per la moglie che non era certo previsto dal testo ufficiale, un’altra esortò tutti i suoi compatrioti «a liberarsi dei segni convenzionali con cui abbiamo imprigionato i nostri corpi», e subito dopo si tolse la cravatta gettandola per terra. La cravatta è ancora lì, nella residenza, come un piccolo monumento. E c’è anche la foto di una candela accesa in Svizzera in ricordo del principe Johan Friso, fratello minore di Guglielmo Alessandro, morto sotto una valanga, uno dei personaggi più controversi (ma amato, anche lui) della dinastia: aveva rinunciato alla linea di successione al trono per sposare la ragazza che amava, presunta ex-fidanzata di un boss della droga.
Nella «Casa nei Boschi», c’è anche una sala dove la temperatura non scende mai al di sotto dei 14 gradi, una specie di sontuoso «frigorifero» che mantiene così intatti quadri di eccezionale valore. Poi c’è la vasta ala dell’Estremo Oriente. Cioè una successione di stanze dedicate alle cineserie di ogni epoca, e anche alle statue, arazzi e dipinti del Giappone. E ancora la «Sala Blu», anticamera che conduce agli studi della regina: cioè di Máxima Zorreguieta, 47 anni, la «regima bionda» nata a Buenos Aires. Lei e Guglielmo-Alessandro, 52 anni, vivono nella «Casa nei Boschi» con le loro tre figlie dallo scorso gennaio.