Libero, 4 luglio 2019
Sulle parlamentari mezze nude
Immagini sparse. Il senatore Mario d’Urso (An) che vuole rendere obbligatorio il cambio d’abito per il pomeriggio. Pertini che deve dare l’incarico a Bettino Craxi ma lo rimanda a casa perché si è presentato in jeans. Francesco Speroni (Lega) che alla prima seduta del 1994 si presenta con un cordoncino di cuoio, dicendo che era una cravatta texana. Il confronto tra Berlusconi e Occhetto (stesso anno) con la sconfitta del secondo anche per il look tardo-sovietico. La raffinatezza azzimata di De Gasperi. La sciatteria guascona di Togliatti. Il presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro (1992) che riprende il socialista Mauro Borsano perché si è tolto la giacca. Le ascelle pezzate di Antonio Di Pietro. Roberto Maroni che costringe l’amico Calderoli a mettersi le calze per salire al Colle. La carica delle berluschine che confondono essere eleganti ed essere gnocche. La carica dei grillini e i loro completi da Corea del Nord. Eccetera.
SANDALI DA MARE
I più eleganti, tanto, resteranno sempre i commessi parlamentari coi loro completi blu, anche perché difficilmente ne troverai uno con la barba sfatta, il capello unto, la postura sdraiata e la cravatta allentata o assente. Però il senatore Federico Mollicone di Fratelli d’Italia tutti i torti non li ha. Ha pubblicato un post su Facebook in cui ha descritto alcune signore parlamentari in camicette scollate, top senza maniche e sandali-ciabatte («Montecitorio Beach») quando lui e loro, i signori, sono costretti dal regolamento a impiccarsi in giacca e cravatta anche con ‘sto caldo boia. Poi, con le mille cautele dovute e certi femminismi di ritorno, ha messo anche alcune foto che ritraggono colleghe in canottiera, top scollati sulla schiena e calzature buone per Forte dei Marmi. Ha detto che molte gliele hanno spedite colleghi e colleghe di tutti i partiti, dopo che lui, Mollicone, si era tolto simbolicamente la giacca e si era beccato un rimbrotto formale dalla Presidenza, anzi, della vicepresidenza retta da Ettore Rosato del Pd. «L’altra sera, alla decima ora di votazione, mi sono visto passare accanto una collega in sottoveste da mare svolazzante, e non ci ho visto più» dice Mollicone. E l’aria condizionata? In Italia si sconta la convinzione che «faccia male» (problema esistente solo nel Sud del mondo, anche perché caldo e umidità fanno sicuramente peggio) sicché «ogni giorno sull’aria condizionata è una battaglia: noi deputati chiediamo di abbassare la temperatura perché siamo coperti dalla testa ai piedi, le deputate di alzarla, perché sono nude», conferma il piddino Michele Anzaldi. Formalisti, invidiosi e anche un poco bacchettoni? Nel caso, allora, lo sono anche alcune donne come Giusy Versace, che addirittura ha deciso di promuovere una raccolta di firme per chiedere ai questori della Camera di «richiamare le deputate al decoro e al rispetto dell’Aula». «Quanto si vede in questi giorni è francamente inaccettabile», dice pure la leghista Simona Bordonali.
STILE DA TELEVENDITA
Si può bipolarizzarsi anche su questo? Si può. E anche se alla fine è di alcune deputate grilline che stiamo parlando (manco sanno vestirsi) da sinistra è stato tutto un invito a «chiedere scusa» e un giudicare «inqualificabile» la «gogna» di Mollicone, questo senza considerare che a Montecitorio ci sono donne accollate e ben coperte che costituiscono uno spettacolo comunque orrendo per via del cattivo gusto da televendita che sta arabizzando l’aula da qualche tempo. Domanda: poteva non intervenire Laura Boldrini nello sciocchezzaio generale? «Non è il singolo deputato che può sindacare sul decoro delle colleghe, credo che ognuno debba avere la possibilità di vestirsi come vuole, se ancora stiamo a controllare le scarpe e i vestiti delle donne vuol dire che siamo ancora nella mentalità in cui la donna deve apparire al meglio e secondo dei crismi». A dire il vero, almeno in questo caso, pareva il contrario, cioè sembrava: almeno in aula cercate di tenervi. «La presidenza non ha mai riscontrato violazioni del regolamento», ha voluto precisare il vicepresidente Rosato, che in realtà sta a dire: non ce ne siamo mai occupati. Ma sono tante le onorevoli sciampiste che si sono sentite chiamate in causa. Facciamo l’elenco? Oddio no, molte delle deputate, come detto, sono del gruppo Cinque Stelle. Direbbero che facciamo le liste di vestizione.