la Repubblica, 4 luglio 2019
L’attività del vulcano di Stromboli
I greci lo chiamavano “il faro del Mediterraneo” perché, in mezzo al mare, lo Stromboli rischiarava la notte e le colonne di lapilli erano visibili anche a grande distanza. «È attivo da almeno quattromila anni, ininterrottamente, tra i più attivi del mondo e il più attivo d’Italia rispetto anche all’Etna, se consideriamo la continuità e non il volume di lava» spiega Eugenio Privitera, direttore dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Un’intemperanza che però scoppia sempre senza preavviso e può generare terremoti, incendi e maremoti. Lo Stromboli scuote terra, fuoco e mare.
Nonostante si risvegli costantemente, un’eruzione così potente non si era mai registrata dal 1985, da quando cioè è attivo il sistema di monitoraggio sull’isola delle Eolie. «Si è trattata di una eruzione che noi definiamo “parossistica” – continua Privitera – caratterizzata da una elevata energia. Alle 16.46 si sono verificate due esplosioni intense a poche decine di secondi di distanza l’una dall’altra che hanno provocato una colonna di due chilometri di altezzae prodotti incandescenti, seguite da una ventina di eventi minori».
I lapilli eruttati dallo Stromboli sono poi ricaduti sull’isola dando fuoco ai canneti seccati dall’estate, tutte le sue bocche eruttive hanno prodotto trabocchi lavici dalla sommità da dove scivolano, come una lingua che si immerge nel mare, lungo la Sciara del Fuoco. La lista di rischi che rappresenta questo vulcano è lunga. Terremoti, incendi, frane e tsunami, che incombono su residenti e turisti: «Nelle parti basse del vulcano il rischio è minimo, dove vivono le poche centinaia di persone che abitano sull’isola ma che durante l’estate diventano migliaia – sottolinea Privitera – solo nel 1930 ci sono stati dei morti per l’attività vulcanica. Il rischio più alto quindi lo corrono i turisti che fanno escursioni. Per questo è possibile farle solo accompagnati da una guida e firmando una liberatoria con la quale ci si dichiara coscienti che si possono verificare fenomeni inaspettati». Così ha perso la vita il turista che si era avventurato con un amico, senza guida.
Nel 2002, un costone della Sciara del Fuoco si staccò precipitando in acqua e innescò un’onda anomala alta come un palazzo di cinque piani che investì l’isola, case e imbarcazioni. Da allora lo Stromboli è ancora di più un osservato speciale attraverso sensori, boe e sirene, anche per la Protezione civile, pronta a far scattare i soccorsi. Perché uno tsunami può arrivare lontano, alle isole vicine e verso le coste continentali. Anche per questo lo Stromboli forse uno dei vulcani più monitorati del Mediterraneo, una rete di sismometri, telecamere, magnetometri e stazioni gps dell’Ingv e dell’Università di Firenze ne misurano ogni respiro. Purtroppo però non ci sono avvisaglie su quando potrà eruttare: «Non ci sono eventi precursori – aggiunge Privitera – ci sono delle rilevazioni sismiche ma solamente durante l’evento. Non prima». Eruzioni simili di tipo “parossistico”, secondo l’Ingv, si sono già avute anche di recente: nel 2003 e nel 2007. Fenomeni rari (lo Stromboli, è caratterizzato da attività “a bassa energia”) ma che possono accadere senza preavviso.