Tuttolibri, 29 giugno 2019
Il segreto della libertà non è obbedire in silenzio ma forzare la porta insieme
C’è una Ragazza che viene portata via dagli uomini della sicurezza per aver fatto circolare la Domanda. C’è un Bambino che raccoglie la Risposta dalla bocca del nonno vecchissimo. Ci sono il fidanzato della Ragazza che la cerca fino a trovare sé stesso, i sacerdoti che mettono alla prova la capacità del Bambino di uscire dal mondo e tornare indietro, la Libraia che custodisce a memoria i libri ereditati dal padre prima di essere arrestato anche lui come chiunque abbia osato nominare la Prigione, l’immensa Prigione in cui tutti sono incatenati, dalla nascita alla morte. E il lettore non fa eccezione. Sì, perché sin dalle prime pagine, il nuovo romanzo dello scrittore nigeriano Ben Okri, intitolato La libertà, s’impone con forza claustrofobica sulle legittime aspettative di un epilogo: non ce n’è, non c’è via d’uscita per i protagonisti (e per noi) fin tanto che non prevarrà il coraggio di guardare al di là delle quinte di cartone e scoprire che il progresso, il benessere e le scoperte scientifiche sono falsi traguardi, che l’illusione della libertà è solo la più grande e luminosa delle celle. Chi è il Prigioniero? L’uomo. Ben Okri, classe 1955, uno dei grandissimi della letteratura africana già insignito del Booker Prize per La via della fame e del Grinzane Cavour, torna a metterci a disagio con una delle sue conturbanti visioni narrative che, in modo molto approssimativo, lo fanno collocare nel filone del realismo magico o metafisico o animista. Lui però, cresciuto tra il Paese d’origine martoriato dalla guerra civile e la Gran Bretagna assumendo le infiltrazioni della tradizione occidentale e quella Yoruba, non si riconosce in alcuna classificazione, non le ama, così come non ama etichettare geograficamente questioni che ritiene riguardino non gli europei, gli occidentali o gli africani, ma l’umanità nel suo insieme. La libertà si svolge interamente dentro una trama circolare, sembra che si parli dello spirito ma in ballo c’è la mente. Succede tutto in modo consequenziale, come nei racconti per l’infanzia. Nel mondo senza libertà si aggira un misterioso gruppo di sovversivi che denuncia la condizione umana di schiavitù scrivendo sui muri quella verità ammessa solo dai bambini, i pazzi, i semplici. Sono tutti prigionieri, siamo tutti prigionieri, l’imperatore è nudo. Il potere, astratto e lontano, scatena la caccia ai colpevoli, che vengono fatti sparire uno dopo l’altro, a partire dalla Ragazza, e getta gli altri nel panico. Si credeva che obbedire senza fare domande fosse il segreto della felicità e invece era un inganno, perpetrato dopo aver eliminato libri, biblioteche, giornali. La reazione istintiva è la rabbia, l’assalto furioso alla cabina di comando, maree umane si riversano in strada per vendicarsi dei carcerieri e liberare i detenuti. Ma la catarsi non si compie. Mentre la Ragazza, il padre della Libraia e una lunga fila di sepolti vivi riemergono dopo anni di clausura si fa strada il sospetto che ci sia dell’altro, che la libertà sia ancora al di là da venire, che seppure ciascuno abbia le chiavi della propria prigione l’unica libertà è forzare la serratura tutti insieme.