il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2019
Crisi alla Bosch di Bari
A lla Bosch di Bari, 620 lavoratori su 1.900 sono attualmente in esubero, ha detto l’azienda pochi giorni fa. Conseguenza della grossa contrazione vissuta dal mercato del diesel, settore in cui opera lo stabilimento pugliese. Questo non significa che siano a un passo dal licenziamento, ma il tempo a disposizione per garantire la sopravvivenza del sito è più breve di quanto si pensava. Le previsioni della società si sono rivelate ottimistiche, mentre i dati mostrano una crisi peggiore rispetto alle attese. “Senza una soluzione industriale – dice Michele De Palma, responsabile del settore automotive Fiom Cgil – il rischio è che quell’esubero di oltre 600 lavoratori diventi strutturale e non temporaneo”. Al ministero dello Sviluppo economico sono in corso le trattative ma il gruppo tedesco non ha ancora chiarito i dettagli sulla strategia per salvare la fabbrica. Continuare a puntare sul diesel non può garantire di resistere a lungo. I NUMERI diffusi lunedì dal ministero dei Trasporti lo confermano: a giugno le immatricolazioni del diesel sono crollate del 22,5% rispetto all’anno precedente. Dopo lo scoppio dello scandalo “Dieselgate” e di fronte ai governi che minacciano in più occasioni di voler limitare quel tipo di alimentazione, i consumatori stanno già agendo di conseguenza. Le prospettive, come ricordato ultimamente dagli stessi vertici della Bosch, sono di un calo del 90% entro il 2030. Una situazione che a Bari ha da tempo avviato uno stato di crisi permanente. Ora come fare per mantenere i 1.900 posti di lavoro? Il problema si è già posto nell’estate del 2017, quando l’azienda ha dichiarato 800 esuberi. Un accordo al ministero ha permesso di salvare tutti grazie alla solidarietà tra stabilimenti. Cioè, sono state portate in Puglia produzioni di altre sedi italiane del gruppo per assicurare il lavoro. Anche grazie alla cassa integrazione, lo stabilimento è riuscito ad andare avanti. Gli esuberi però, come emerso dalle ultime comunicazioni dell’azienda, permangono e soprattutto rischiano di lievitare. Per ora si sa che la Bosch si è detta pronta a un investimento di 40 milioni per Bari, che sarebbe dedicato all’elettrico. UN’IDEA che ha bisogno di finanziamenti sia dal ministero sia dalla Regione Puglia, che dovrebbe sostenere la formazione dei lavoratori. “Il progetto di riconversione a oggi non c’è–ha aggiunto De Palma –Nell’incontro al ministero l’azienda ha quantificato le risorse, ma le produzioni per questo cambiamento non sono ancora state identificate”. “Il problema del diesel – ha concluso il sindacalista – non riguarda solo Bosch. Anzi, almeno la Bosch lo sta affrontando incontrando governo e sindacati, le altre aziende non lo fanno”.