ItaliaOggi, 3 luglio 2019
In Germania messe al bando anche le vecchie favole
Il politically correct ha da tempo messo sotto accusa le fiabe, vietandole o cambiando personaggi e finale. La bella addormentata è sessista, le bambine non devono pensare che lo scopo della vita sia sedurre il principe azzurro, i lupi non sono cattivi, tutti gli animali vanno rispettati. E pensare che i fratelli Grimm avevano già manipolato le loro fiabe, che hanno tutte radici antiche, e si trovano con qualche modifica in quasi tutti i popoli. In origine, il lupo si mangia la bambina, e non c’è lieto fine. Chi si avventura solo nel bosco non deve sperare che lo venga a salvare un cacciatore. Le fiabe dovrebbero servire a mettere in guardia.Da piccolo, mi sentivo vagamente in colpa perché non condividevo i gusti dello specchio: la più bella del reame era chiaramente la regina cattiva e non quella pupattola di Biancaneve. Walt Disney è più inquietante di quel che sembra. Non a caso, in Svezia vietarono ai minori di 12 anni Bambi, cartone animato crudele. Adesso in Germania vogliono vietare anche alcuni giochi dei bambini non politicamente corretti, cominciando dalla Völkerball, che letteralmente sarebbe la palla dei popoli, ma va tradotta nella nostra «palla avvelenata» o «palla prigioniera». Sarebbe un mobbing autorizzato, trova Nike Laurenz, giornalista dello Spiegel, per lei il gioco era una continua tortura. Al collega Felix Keßler, invece, piaceva. Logico, è un maschio.
Il bando al Völkerball arriva dal Canada. La sociologa Joy Butler chiede che venga vietato in tutto le scuole, e i tedeschi sono pronti a seguire la moda. Perché mai? Sarebbe un gioco sadico che punisce i deboli. Un leader, scelto dai ragazzi, chiama un bambino del gruppo e lo colpisce con la palla costringendolo all’immobilità. Le scorrettezze sono diverse a cominciare dall’elezione di un capo, e il gioco punisce chi è meno pronto, o più imbranato. Diciamo, come me. Quando si formavano le squadre per una partita interminabile, mi sceglievano sempre per ultimo. E finivo per giocare in porta. Così decisi di darmi al rugby, dove me la cavavo meglio. Tutto qui. Avevano ragione i compagni a giudicarmi una schiappa.
Non giocavo a «palla avvelenata», ma a ruba bandiera. Bisogna impadronirsi del vessillo del «nemico». Un gioco chiaramente guerrafondaio. Inoltre, bisogna toccare l’avversario per metterlo fuori combattimento. Ma partecipavano con piacere anche le bambine. Come toccarle senza essere denunciati dal movimento Metoo? E come giocare a guardie e ladri? I poliziotti dovrebbero vincere sempre? Chi preferisce la parte del lestofante dovrebbe venire controllato da uno psicologo? Dimenticavo «indiani e cow boys», il nostro preferito, da vietare senza appello, gioco razzista, anche se vincevano spesso sioux e apaches. A nessuno piaceva la parte del generale Custer, bianco e biondo, ma stupido e inetto anche agli occhi di noi ragazzini. E mosca cieca? Si prende in giro chi ha sul serio un handicap fisico. Nascondino, liberi tutti? Da bandire.
In realtà è un vizio antico. Quand’ero inviato speciale, non riuscivo quasi mai a partecipare alle riunioni dei genitori, confesso con mio sollievo. Mia figlia andava a una scuola elementare Montessori, l’unica pubblica a Roma. L’ottima preside aveva introdotto lezioni musicali e di danza. Alcuni genitori protestarono perché, secondo loro, violavano lo spirito della Montessori: i bambini erano obbligati a compiere lo stesso passo di danza seguendo la musica, invece di essere lasciati liberi di esprimersi come volevano, ognuno per conto suo. Un Lago dei cigni dove ogni ballerina e ballerino saltella come gli pare? Una prima ballerina offende l’eguaglianza democratica? Va scelta per sorteggio, o votata a maggioranza dal corpo di ballo? Trovo che una volta tanto, almeno a scuola, abbiamo anticipato i tedeschi, e i canadesi.