il Giornale, 3 luglio 2019
Addio a Pontone, il nonno dei nonni
La destra perde una delle sue colonne più rappresentative. Francesco Pontone si è spento ieri a Napoli, la sua città, dove era nato il 30 marzo del 1927. Avvocato e militante del Movimento sociale di Almirante, Pontone diventa consigliere comunale a Napoli nel 1975. La sua carriera prosegue in Regione dove viene eletto nel 1980, diventando anche coordinatore regionale del partito. Per un quarto di secolo, poi, siede tra i banchi di Palazzo Madama (1987-2013). Eletto per sette legislature di fila (prima sotto il simbolo della fiamma poi sotto quelli di An, del Pdl e, per una breve parentesi, anche sotto le insegne di Futuro e Libertà). Di lui i cronisti parlamentari ricordano soprattutto due cose: l’istituzione della Festa dei nonni (dal 2005 è legge dello Stato, proprio grazie a Pontone) e il suo coinvolgimento nello «scandalo della casa di Montecarlo». Il senatore Pontone ne uscì pienamente scagionato. Il suo coinvolgimento era dovuto principalmente alla circostanza che Pontone ricopriva il ruolo di tesoriere di An all’epoca in cui fu alienata la casa ricevuta in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni. «Con lui scompare un gentiluomo d’altri tempi, una figura storica della nostra area culturale e politica – ricorda un commosso Ignazio La Russa -. Pur rimanendo sempre fedele al suo credo, fu tra i primi dirigenti meno giovani a sostenere la necessità di arrivare alla svolta di Alleanza nazionale». Pontone, infatti, non era un nostalgico; al contrario la sua attività politica era stata costantemente rivolta al presente. Come militante e consigliere comunale, ad esempio, riuscì a convincere Giorgio Almirante ad accettare la candidatura a sindaco del capoluogo campano. Fu una grande intuizione, come ricordano i suoi colleghi di partito. Prima ancora che venisse introdotta la legge elettorale sull’elezione diretta del sindaco, il Movimento sociale con questo escamotage aveva dato una forte scossa al mondo politico campano. In quel turno elettorale il Msi si piazzò al terzo posto a soli 20mila voti di distanza dalla Democrazia cristiana. Pontone rimase deluso dalla involuzione politica di Gianfranco Fini e ritornò tra le file del Pdl prima di ritirarsi definitivamente dall’agone politico e parlamentare, dove aveva avuto modo di portare avanti battaglie di civiltà di assoluta urgenza come l’istituzione del difensore civico dei minori (poi divenuto Autorità garante per i diritti dell’infanzia) e favorire la legislazione previdenziali per le badanti e per i collaboratori domestici.