il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2019
Perché la Cina è ossessionata dal 5G
Il video che gira sugli schermi della metropolitana di Shanghai, per raccomandare ai cittadini di stare attenti e di non commettere crimini, mostra un piccolo robot volante che setaccia gallerie, scale mobili e carrozze dei treni per prevenire i pericoli e risolvere problemi, in costante contatto con la polizia. Cerca il pericolo: osserva, risolve e punisce. Quando si arriva al Mobile World Congress di Shanghai, la versione orientale della grande kermesse che si tiene ogni anno a Barcellona, è evidente che il controllo in Cina può facilmente diventare economia, anche grazie all’attuale prodotto di punta di Pechino: il 5G.
Il nuovo mercato, ben oltre la Muraglia
Il congresso è un tripudio di insegne in cui “5G” si ripete spasmodicamente. “Il 5G è qui”, “Il 5G è acceso”, “Il futuro è in 5G”. Una ossessione. Manca però la connessione per gli ospiti, neanche un semplice wi-fi. Per connettersi ci si può solo allacciare alle reti degli smartphone dello staff. “Qui in Cina il 4G ha già raggiunto la sua massima capacità e copertura – spiega Evelyn Zhangbinyu di China Telecom, la maggiore compagnia di telecomunicazioni cinese insieme a China Mobile e China Unicom –. Il passo successivo può essere solo il 5G”. Le compagnie telefoniche assicurano infatti che la diffusione commerciale del 5G in Cina sarà realtà già a fine 2019. “Abbiamo tutti i permessi – spiega Evelyn – il governo ha rilasciato le licenze in questi giorni e supportato in modo molto forte la diffusione della rete”. Con investimenti soprattutto ai tre operatori, che hanno investito almeno 52 miliardi di euro. “Prevediamo che in futuro chiunque usi oggi il 4G, passerà al 5G automaticamente. Sarà l’unico modo per utilizzare le nuove tecnologie”.
I Paesi occidentali temono il fatto che lo sviluppo tecnologico che deriva da questi investimenti oltrepassi i confini di Pechino. A ragione. Per accedere al padiglione di Huawei c’è una fila di un centinaio di persone, quanto quella per sperimentare la realtà virtuale di Vivo (altra importante azienda cinese). “Oltre la metà dei contratti pre-commerciali che abbiamo – dice l’addetta che incontriamo – sono fuori dalla Cina. La maggior parte in Europa”. 28 su 50 sono in Ue. Il ban degli Usa non li preoccupa. “Siamo i leader mondiali in questo ambito”. Il posto nel mondo dove il 5G è però già realtà è la Corea del Sud: “Hanno annunciato di voler implementare il 5G qualche giorno prima degli Usa e lo hanno fatto. Nel sud est asiatico i governi spingono molto e si va spediti anche per l’assegnazione dello spettro delle frequenze. In Europa, invece, si procede lentamente e si rimane indietro”.
Ricerca, sviluppo e tecnologie
Cambio di sede. C’è un piccolo autobus tutto vetri e con pochi posti. Si muove senza conducente nel piazzale. Si muove a pochi metri dalle transenne, si ferma quando un semaforo installato dai ricercatori segnala il rosso e poi riparte quando è verde. A controllarlo è un operatore a chilometri di distanza e lo fa attraverso la rete 5G. Ad aprire le porte del centro di Ricerca e Sviluppo dove è stato programmato e ad ospitare i giornalisti italiani è Zte, una compagnia cinese che in Italia ha investito sulle sperimentazioni per la tecnologia 5G (in particolare a L’Aquila con Wind Tre) e che nel nostro paese ha stabilito il quartier generale europeo. È inoltre la terza compagnia al mondo per i brevetti in questa tecnologia. Nel clamore della guerra tecnologica tra Usa e Cina, Zte (il cui ban Usa per non aver rispettato l’embargo su Iran e Corea del Nord è stato rimosso l’anno scorso) è silenziosa. Riferimento per la creazione della rete, il suo nome è meno sonoro sui media di quello di Huawei ma al tempo stesso – e forse anche per questo – avanza e riesce a farsi spazio soprattutto fuori dalla Cina. Anche Zte ha la metà dei suoi contratti in Europa. Allo Shanghai Mobile Congress ha presentato nuovi smartphone compatibili con le connessioni 5G, router, applicazioni. Qui proviamo gli occhiali per la realtà virtuale destinati all’insegnamento: lo studente potrà accedere al modello tridimensionale di un quadro di Van Gogh, studiarne i dettagli da vicino, oppure muoversi nelle stanze di un museo europeo ascoltando le spiegazioni del docente in tempo reale e seguendo le sue indicazioni. Sul laghetto artificiale che circonda il centro, le dimostrazioni di droni guidati da remoto per il prelievo di campioni di liquido e per gli interventi in zone critiche.
Nessun’azienda è un’isola
Capiamo presto che le innovazioni 5G non sono targate solo Cina. Nomi di produttori di chip made in Usa come Intel e Qualcomm sono una presenza costante. “Zte ha sviluppato molte piattaforme applicative 5G – spiega il Ceo di Zte Xu Ziyang – sulle quali si può interoperare e cooperare pienamente con i partner del settore”. Il Ceo spiega di aver “già esplorato” una vasta gamma di settori verticali, quindi relativi a forniture e bisogni specifici, con “oltre 200 partner in tutto il mondo”. Insomma, nessuno può sopravvivere da solo ed è necessario per innovare. Ogni applicazione del 5g richiede un diverso chipset, spiegano, ed è improbabile che una sola azienda riesca a produrre tutti i chipset necessari per tutte le applicazioni. Su un range di circa 10mila brevettati, ognuna ne ha al massimo 2mila. Un prodotto finito non può permettersi di funzionare solo in parte. La collaborazione, quindi, è essenziale ed è il motivo per cui uno sbarramento americano è spaventoso per i cinesi. In questa chiave può essere letta la posizione del presidente americano, Trump, che sabato ha dichiarato una parziale tregua alla Cina: “Le compagnie americane possono vendere le loro attrezzature a Huawei – ha detto – Sto parlando di equipaggiamenti per i quali non c’è un grande problema di emergenza nazionale. Abbiamo un sacco di grandi aziende in Silicon Valley, e in diverse parti del paese, che realizzano tecnologie estremamente complesse”. Le aziende cinesi, comunque, non escludono di poter mettere da parte le loro rivalità storiche e iniziare a collaborare tra loro per non farsi superare dagli Usa.
Di sicuro, tornare al congresso con ‘mezzi occidentali’ si rivela molto difficile. La carta Unicredit è inspiegabilmente bloccata, la tariffa telefonica attivata non permette di telefonare dall’estero, tre banche non sono riuscite a cambiare gli euro per problemi nella lettura del passaporto e l’unico mezzo di comunicazione possibile è la app WeChat, che però ritiene il numero di telefono sospetto. Neanche le Vpn che abbiamo acquistato (una app che serve per aggirare i blocchi del web cinese) funzionano. “Serve un numero cinese”, spiega un ragazzo che, impietosito, cerca di aiutarci. “Senza Internet è difficile – dice – qui non funzionano né Whatsapp né Facebook e Instagram. Neanche Google Maps”. Porge 10 yuan: “Questi basteranno per il viaggio in metro”. In cambio chiede di essere aggiunto su Facebook: “Lo uso quando viaggio fuori dalla Cina – dice –. Ho gli amici stranieri lì”.
Il sistema di sicurezza e il rischio massivo
Nei padiglioni dell’Expo, stand dopo stand, c’è una onnipresente dimostrazione: un sistema di smart park, parcheggio intelligente. Grazie ai sensori e all’utilizzo combinato di 5G e cloud è possibile monitorare un’area di parcheggio completamente, conoscerne i posti liberi, sapere se i cestini dell’immondizia sono pieni, gestire luci e consumi a distanza. Sugli schermi, però, anche una serie di volti fotografati e schedati dalle telecamere, con i dati di riferimento. È l’inquietante identificazione facciale che – ci spiegano – è collegata ai database delle forze dell’ordine e utilizzata dalla polizia per monitorare l’eventuale presnza di criminali. Procedimento che, chiaramente, implica una schedatura e un rilevamento tali da essere considerati inammissibili altrove (basti pensare che in Italia il massimo della prevenzione tecnologica dei reati si basa su algoritmi che utilizzano modelli statistici e probabilistici per ipotizzare dove ci siano le condizioni perché accadano) e che il 5G potrebbe estendere a uso civile. Il controllo, o comunque la sua idea, qui non manca: in aeroporto vengono prelevate le impronte di tutte le dita delle mani, in metropolitana ci sono metal detector e ispezioni di borse e zaini, i social sono inaccessibili. L’idea che uno dei vantaggi del 5G sarà non solo velocizzare le connessioni ma anche permettere di far avere le stesse performance a un numero enorme di dispositivi e applicazioni contemporaneamente connessi non rinfranca se si ipotizza uno scenario di controllo di massa in tempo reale. Quello che, insomma, qualche azienda qui in Cina inserisce addirittura nella categoria “soluzioni per una convivenza armoniosa”.