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 2019  luglio 03 Mercoledì calendario

La strana abilitazione del cardiochirurgo

Un giudizio positivo, quattro bocciature. Sarebbe stata una disfatta, per Pierluigi Stefàno, fratello dell’allora senatore Dario, in ogni tipo di gara. Da «master chef» al campionato dei baristi acrobatici. L’università, però, è luogo di miracoli. E così il candidato all’Abilitazione Scientifica Nazionale come Associato di Cardiochirurgia si ritrovò, dopo una stupefacente gimcana tra ricorsi vinti, persi e rivinti, con l’agognato timbro: abilitato. Una abilitazione al centro oggi, dopo mille denunce di Sandro Gelsomino (che dirige il Centro di ricerca della Chirurgia Cardiotoracica a Maastricht dove è ordinario), di una inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli. Il quale ha puntato il dito su sette indagati: concussione. Per carità, non è il primo caso e non sarà l’ultimo se il procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, dopo le ultime accuse a decine di docenti e di rettori, parla di «sistema squallido e paramalavitoso». Ma è interessante andare a rileggere i giudizi su Stefàno dei commissari di quel concorso citato. Alfredo Mussi non fa obiezioni: «Giudizio positivo». Gli altri no. Elio Covino: «marginale come autore… modesto rigore scientifico… bassa originalità…» Negativo. Alberto Oliaro: «scarsa qualità della produzione scientifica… modesta originalità…» Negativo. Francesco Speziale: «pur presentando un superamento degli indicatori numerici… il candidato non raggiunge una piena maturità…» Stefàno ricorre al Tar: vince. Contro-ricorre il ministero al Consiglio di Stato: e lui perde. Ma la manina incaricata di scrivere sulla busta dove spedire il tutto, ahinoi!, sbaglia indirizzo. E di carta bollata in carta bollata va a finire che rifanno tutto, con commissari nuovi. E infine, evviva!, arriva l’amato timbro: abilitato. A perdere, stavolta, è appunto Gelsomino. Nonostante il motore di ricerca internazionale PubMed sul database Medline, dica che lui risulta avere 166 pubblicazioni, Stefàno 30. Niente da fare: trombato. Senza tener conto dei titoli accademici. Poi, per carità, vada come vada. Ma era ora che i giudici mettessero il naso in una faccenda che qualche mese fa aveva visto addirittura 30 docenti firmare una lettera che bollava il vincitore del concorso come «incandidabile» e chiedeva l’immediato intervento dell’Università di Firenze: altrimenti «non potremo fare a meno di presentare un esposto in Procura».