Corriere della Sera, 3 luglio 2019
Il record della volpe artica
Quando hanno scaricato i dati e calcolato che la volpe artica a cui avevano installato un gps aveva percorso 3.506 chilometri in 76 giorni, muovendosi tra terra e ghiaccio in due continenti, gli scienziati del Norwegian Polar Institute hanno subito pensato che non poteva essere vero. Che il piccolo mammifero, una specie che non va oltre i 50 centimetri e i 5 chili di peso, fosse finito per esempio su una nave. «Ma non ci sono imbarcazioni che percorrono quelle distanze nel ghiaccio» spiega adesso Eva Fuglei, una delle ricercatrici che ha seguito il monitoraggio. Dunque, fino a prova contraria, il viaggio di questa femmina di volpe artica (Vulpes lagopus), chiamata anche volpe costiera o blu, capace di mutare mantello dal marrone al bianco per mimetizzarsi quando tutto si copre di neve, rappresenta un vero record.
«Per quel che ne sappiamo è la velocità più rapida mai registrata per questa specie» aggiunge la biologa Fuglei che ha presentato i risultati della ricerca insieme a Arnaud Tarroux del Nina (Norwegian institute for nature research).
Il radiocollare, un apparecchio di appena 115 grammi, era stato applicato alla piccola volpe dopo la cattura avvenuta il 29 luglio del 2017. Nel periodo di monitoraggio preso in considerazione, tra il primo marzo e il primo luglio 2018, si è spostata per 4.415 chilometri, ma colpisce soprattutto quello che ha fatto a partire dal 26 marzo quando ha lasciato Spitsbergen, nell’arcipelago delle Svalbard. Dopo 21 giorni e 1.1512 chilometri ha raggiunto la Groenlandia, infine il 10 giugno dopo due mesi e mezzo ha toccato l’isola di Ellesmere in Canada. Una media di 46,1 km al giorno, passando da momenti in cui è rimasta praticamente ferma (appena 500 metri lo spostamento minimo giornaliero), alle 24 ore in cui ha percorso ben 155,1 chilometri. Una vera anomalia che ha portato i ricercatori a ipotizzare che abbia sfruttato la banchisa in movimento come una sorta di taxi.
«È una distanza considerevole ma non stupefacente – commenta l’etologo Enrico Alleva, accademico dei Lincei e presidente della Federazione italiana di scienze della natura e dell’ambiente —. Grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie e di trasmittenti sempre più leggeri, stiamo scoprendo moltissimo sugli spostamenti anche lunghissimi degli animali carnivori».
Ma lo straordinario viaggio della volpe artica può essere letto anche come una conseguenza dei cambiamenti climatici. «Questi animali, con orecchie corte e muso piccolo, capaci di disperdere poco calore e di adattarsi a temperature rigidissime – aggiunge Alleva – da sempre sono in grado di muoversi in quegli ambienti. Lo scioglimento dei ghiacci crea però notevoli problemi. E non sapendo più dove andare a trovare cibo, come avviene anche per altre specie, tendono ad avvicinarsi alle città».
«Questo è un altro esempio di quanto sia importante la presenza di ghiaccio nell’Artico – ha osservato il ministro per il clima e l’ambiente della Norvegia, Ola Elvestuen, in un commento riportato dal Norwegian Polar Institute —. Il riscaldamento nelle regioni del nord è spaventosamente veloce. Dobbiamo tagliare rapidamente le emissioni per evitare che il ghiaccio marino scompaia per tutta l’estate».
Il radiocollare, che trasmetteva la posizione tutti i giorni per tre ore, dalle 2 alle 5 del pomeriggio, ha smesso di mandare segnali dal 6 febbraio di quest’anno. Da quando nel giugno scorso la volpe è arrivata nell’isola canadese di Ellesmere si è sempre mossa nella parte occidentale, attorno alla penisola di Fosheim. Probabilmente adesso le batterie dell’apparecchio si sono scaricate, e chissà se il viaggio della piccola volpe artica sia ripreso. Finalmente libera di vagare (senza essere più osservata).