Corriere della Sera, 3 luglio 2019
La testa del Faraone all’asta
Sulla testa del Faraone – e sul suo misterioso passato – si è accesa una disputa fra inglesi ed egiziani, che riporta in primo piano la questione della provenienza delle opere d’arte in circolazione sul mercato.
Domani andrà all’asta da Christie’s, a Londra, un preziosissimo busto in quarzo di Tutankhamon, valutato quattro milioni di sterline (quasi cinque milioni di euro): ma all’ultimo momento è intervenuto il governo del Cairo, che sostiene che la statua sia stata trafugata dal tempio di Karnak in Egitto. E dunque ha chiesto di bloccarne la vendita.
Christie’s afferma che la testa del Faraone era stata acquistata nel 1985 da un mercante d’arte tedesco, Heinz Herzer; precedentemente era stata nelle mani di un altro mercante, l’austriaco Joseph Messina, che l’avrebbe acquisita fra il 1973 e il 1974 dal principe Wilhelm von Thurn und Taxis. Nella cui collezione – pare – la statua si trovava fin dagli anni Sessanta.
Ma qui le cose si complicano. Perché gli eredi del principe negano di averne mai saputo qualcosa: il figlio Viktor sostiene che sia improbabile che suo padre, che non era particolarmente ricco, fosse in possesso di un’opera d’arte così preziosa. E la nipote Daria aggiunge addirittura che suo zio non aveva particolare interesse per le opere d’arte o gli oggetti antichi. Non si spiegherebbe inoltre come mai il principe Wilhelm avesse continuato a condurre una vita modesta dopo aver venduto un oggetto di tale valore.
La testa in quarzo, alta 28 centimetri, è vecchia di tremila anni: rappresenta il dio Amen, ma i suoi tratti sono senza dubbio quelli del faraone Tutankhamon, il più celebre sovrano dell’antico Egitto, che regnò fra il 1333 e il 1323 avanti Cristo e la cui tomba venne ritrovata intatta nel 1922 nella Valle dei Re.
Proprietari
L’opera sarebbe stata venduta nel 1973-74 dal principe Wilhelm von Thurn und Taxis
Tutankhamon salì al trono giovanissimo, all’età di appena nove anni, ma il suo breve regno è considerato un’età dell’oro non solo in termini di influenza culturale ma anche per l’incomparabile bellezza dell’arte prodotta. E un esempio è proprio questa statua, che riproduce in maniera estremamente naturale le fattezze del giovane sovrano. E rappresentazioni simili del dio Amen con i tratti del Faraone erano state scolpite per il tempio di Karnak, nell’odierna Luxor.
«È lì che questa scultura è stata rubata», sostiene l’ex ministro egiziano delle antichità, Zahi Hawass. «Non credo – ha aggiunto – che Christie’s abbia le carte per dimostrare che abbia lasciato l’Egitto legalmente. È impossibile: Christie’s non ha modo di provarlo e per questo andrebbe restituita all’Egitto». Ed è sulla base di queste convinzioni che Mostafa Waziri, capo del consiglio supremo egiziano per le antichità, ha cercato di bloccare l’asta.
Ma Christie’s non vuole sentire ragioni e tira dritto per la sua strada. «Gli oggetti antichi, per loro natura, non possono essere tracciati nel corso dei millenni – ha spiegato Alexandra Deyzac, la communications manager della casa d’aste londinese —. È di enorme importanza stabilire la proprietà recente e il diritto legale alla vendita: cose che noi chiaramente abbiamo fatto. Non offriremmo in vendita alcun oggetto rispetto al quale ci fossero preoccupazioni sulla proprietà. Quest’opera è stata ampiamente mostrata in pubblico e abbiamo avvertito l’ambasciata egiziana, che era al corrente dell’asta».
Christie’s ribadisce la versione secondo cui la statua faceva parte della collezione Thurn und Taxis a Vienna negli anni Sessanta: e promette di continuare le ricerche sulla sua precedente provenienza «come parte del nostro costante impegno a fornire un background il più ampio possibile». Ma domani probabilmente la testa del Faraone sparirà di nuovo fra le mani di qualche anonimo acquirente: e il mistero resterà insoluto.