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 2019  luglio 03 Mercoledì calendario

L’algoritmo ti svela che cosa farai

Noi sappiamo pochissimo di Alessandro Vespignani e del suo team a Boston, ma lui e i colleghi, un variopinto gruppo di computer e political scientists, fisici e informatici, sanno moltissimo di noi. E quando gli si chiede come fa, e come fanno i suoi collaboratori, risponde che la potenza dei computer combinata con la raffinatezza degli algoritmi genera il miracolo: «Tutti pensano ai Big Data, le quantità esagerate di dati, in termini di terabyte e o exabyte, eppure, per quanto paradossale sembri, siamo già entrati in un’era successiva, che oscilla tra Big Data e Small Data e ricava dagli uni e dagli altri informazioni decisive».
Vespignani è un fisico e uno scienziato della complessità e dirige il Network Science Institute, l’istituto della Northeastern University dedicato allo studio delle reti, dei fenomeni emergenti e dell’interpretazione dei trend. Senza esagerare si può dire che lì, nella torre nel centro elegante di Boston, c’è un laboratorio che indaga il macro e il micro del presente per prevedere il futuro. «Fino a non molto tempo fa - racconta - le previsioni erano solo a livello generale e riguardavano, per esempio, gruppi di popolazioni o la diffusione globale di malattie. Ora, invece, arrivano al singolo individuo. È una questione di qualità dei dati raccolti e analizzati».
Tutto dipende dall’aura digitale, l’insieme di dati che ognuno di noi dissemina in ogni istante e che in ogni momento è processato dai social e da aziende iper-specializzate. Inconsapevolmente regaliamo informazioni preziose, dal battito cardiaco registrato da un’app fino ai like su Facebook, in cui congeliamo uno stato d’animo o un giudizio, sull’evento che fa il giro della Rete o sulla foto di famiglia. Dall’assetto biologico ai pensieri: nulla sfugge agli universi virtuali e lì consegniamo un clone in forma di avatar che ci conosce più di quanto noi non conosciamo noi stessi. «È diventata celebre la frase di Michal Kosinski: “Con il mio algoritmo mi bastano 300 like per capire chi è un individuo meglio di quanto possa fare il suo partner”. È un esempio classico - spiega Vespignani - di psicometria».
La psicometria studia le caratteristiche della personalità e le trasforma in quantità e da queste deduce modelli di comportamento. Rappresenta una delle lenti utilizzate nell’istituto di Vespignani. «Qui la scienza della complessità diventa scienza delle reti e dei dati e, ricorrendo alla versatilità del machine learning, la parte più sviluppata dell’Intelligenza Artificiale, creiamo progetti multidisciplinari. Vogliamo capire, tra l’altro, perché Google Flu Trends abbia fallito nelle previsioni sulle epidemie influenzali o a che livello di accuratezza si arrivi quando è in ballo l’elezione di un primo ministro o di un presidente».
E qui un’altra sorpresa assale gli inconsapevoli «donatori di dati». «Spesso a noi ricercatori - sorride Vespignani - si rinfacciano fallimenti clamorosi: perché l’elezione di Trump colse quasi tutti di sorpresa? O perché pochissimi avevano scommesso sulla Brexit?». La risposta è facile e difficile allo stesso tempo. «Il problema è che si tende a utilizzare i sistemi previsionali classici. Che, però, sono inadeguati: le tecniche demoscopiche hanno vasti margini di errore, mentre oggi le elezioni si decidono su quantità minime. È il problema della bilancia: se è tarata sui chili, ma devo individuare gli etti, è evidente che mi trovo in difficoltà». In gergo statistico è in gioco la «confidenza», l’incertezza associata a una previsione. Ed ecco perché Vespignani ricorre alle analisi dei like e di Twitter e alle parole chiave su Google. E alle altre e variegate tracce digitali. Combinando - ricorda il fisico - la potenza brutale con la raffinatezza singolare dei dati. E ottenendo previsioni in grado di mandare in frantumi lo scetticismo dei critici. «Il collega David Lazer ha analizzato 500 elezioni nel mondo, metà in tempo reale e metà già avvenute. Il risultato è stato un grado di accuratezza delle previsioni pari al 90%».
Il futuro non è più una misteriosa foschia per Vespignani. Semmai una nuvola da esplorare nelle sue possibilità e nei suoi quasi inevitabili esiti. E infatti ha intitolato il suo libro «L’algoritmo e l’oracolo», edito da il Saggiatore con Rosita Rijtano, in cui, tra l’altro, richiama Isaac Asimov che aveva previsto tutto, definendo la psicostoria nella sua celeberrima Trilogia Galattica: «Il singolo individuo si comporta in maniera imprevedibile, ma le reazioni delle masse potevano essere studiate statisticamente. Più grande era la massa, tanto più precise risultavano le previsioni probabilistiche. La gran parte della massa studiata non deve essere al corrente delle previsioni...».
Vespignani è uno degli oracoli della nuova era e con gli oracoli della classicità condivide una certa propensione a sconvolgere le aspettative di chi li interrogava. «Oggi, per la prima volta, entriamo nella testa di ciascuno di noi. Misuriamo emozioni e classifichiamo idee. E la lettura del pensiero apre prospettive sconvolgenti. Se ognuno di noi potrà sapere in anticipo le probabilità dei propri comportamenti e le possibilità delle proprie azioni, in quale paranoia collettiva precipiteremo?».
Stavolta la domanda non ha risposta. Le capacità di previsione, di colpo, si annullano e sulla tempesta cognitiva alle porte Vespignani consegna questa laconica riflessione: «Non ho soluzioni. Ma è essenziale diventare consapevoli di ciò che già possiamo fare e di ciò di cui diventeremo capaci».