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 2019  luglio 03 Mercoledì calendario

Russia-Usa, duello per i cavi sottomarini

Il sottomarino russo coinvolto nell’incidente di ieri è una vecchia conoscenza dell’intelligence americana, che lo studia da anni perché lo considera l’arma pensata da Mosca per combattere la guerra delle comunicazioni. Infatti l’AS-12 Losharik, se verrà confermata la notizia del sito Rbc secondo cui si tratta di questa unità, è attrezzato per sabotare i cavi sottomarini su cui si basa il trasferimento dei dati di internet, e forse anche per intercettarne i contenuti.
Le iniziali notizie frammentarie arrivate da Severomorsk hanno creato allarme negli Usa, per almeno due motivi. Primo, il vice presidente Pence aveva in programma una visita in New Hampshire, che è stata annullata all’improvviso. La spiegazione circolata ufficiosamente parlava di un’emergenza, e quindi il sospetto era che le due questioni fossero collegate. In seguito però la Casa Bianca ha chiarito che l’Air Force 2 non era mai decollato, e il motivo per cui Pence era rimasto a Washington non riguardava «questioni di salute o di sicurezza nazionale». Il secondo motivo di allarme è invece ricorrente, e tocca lo stato di decadimento delle dotazioni militari russe. Questo è un problema che esiste dalla fine dell’Urss e preoccupa molto. Mosca infatti conserva un enorme arsenale, fra cui oltre 6.400 testate nucleari, che rappresentano un pericolo non solo per come potrebbero essere utilizzate, ma anche per come potrebbero malfunzionare.
Il sottomarino AS-12 Losharik non è immune da questi problemi, come dimostra l’incidente, ma rappresenta la storia più moderna della sfida tra la Russia e l’Occidente. È entrato in servizio nel 2010, ed è il mezzo più avanzato e misterioso della Marina militare di Mosca. Il nome viene da un personaggio dei fumetti dell’epoca sovietica, un cavallo giocattolo fatto di piccole sfere, e questo già dice molto. Infatti l’interno è fatto da sfere di titanio, capaci di sopportare la pressione delle grandi profondità marine. Il Losharik appartiene alla Flotta del Nord e opera alle dipendenze del Dipartimento del ministero della Difesa incaricato di gestire le ricerche sottomarine (Gugi). Nel 2012 era stato coinvolto in un’operazione condotta per rivendicare i diritti della Russia nel Mare Artico, dove aveva raccolto campioni alla profondità di 2.500 metri, ma secondo alcuni analisti avrebbe la capacità di scendere fino a 6.000 metri. Viene trasportato da un sottomarino nucleare madre Orenburg, e quindi può arrivare ovunque. Queste caratteristiche lo rendono perfetto per sabotare i cavi depositati sul fondo dell’oceano, su cui si basa la trasmissione delle comunicazioni via internet. È possibile che abbia anche la capacità di intercettare e spiare i dati, ma non c’è la conferma indipendente definitiva.
La guerra delle trasmissioni può sembrare una minaccia remota, ma è già realtà. Lo dimostra il rapporto pubblicato dalla britannica Chatam House, secondo cui uno dei primi atti compiuti nel 2014 dalle forze russe impegnate nell’aggressione della Crimea era stato proprio isolarla, bloccando il suo accesso a internet. Anche gli Usa si sono attrezzati per questo genere di conflitto, modificando il sottomarino della classe Sea Wolf USS Jimmy Carter per metterlo in condizione di attaccare ai cavi strumenti per lo spionaggio e l’intercettazione delle comunicazioni. Bloccare completamente il sistema sarebbe molto difficile. I primi cavi erano stati depositati tra Francia e Regno Unito nel 1850, seguiti da quello che nel 1858 aveva collegato le due sponde dell’Atlantico. Oggi, secondo la mappa pubblicata da Telegeography, la sola zona settentrionale di questo oceano è attraversata da 18 cavi. Ciò rende molto difficile paralizzare tutte le comunicazioni, perché se un passaggio fosse ostruito, verrebbe subito rimpiazzato da un altro. I sabotaggi però fanno già parte della strategia bellica quotidiana, a cui forse stava lavorando il sottomarino coinvolto nell’incidente.