La Stampa, 2 luglio 2019
Laura Morante ed Eugenia Costantini, storia di una madre e di una figlia che lavorano insieme
Una madre e una figlia, tanto in scena quanto nella vita. Solo che nella fiction teatrale, fra le due è guerra senza esclusione di colpi, mentre nella realtà corre tanto buon sangue che mamma Laura Morante, icona del cinema italiano, e la sua giovane erede Eugenia Costantini, hanno lavorato insieme diverse volte e sono reduci da una tournée che le ha viste recitare fianco a fianco per circa due anni.
«Eppure, nonostante tutti i distinguo, se lascio affiorare i ricordi, riesco, se non proprio a condividere, almeno a riconoscere alcuni degli stati d’animo che infiammano Antoinette e la inducono a congegnare una crudele vendetta nei confronti della madre» dice la Costantini che, assieme alla Morante e alla pianista Francesca Giovannelli (che esegue brani da Debussy, Puolenc, Satie, Hahn e Ravel), affronta un reading dedicato a «Il ballo» di Irène Némirovsky, in scena domani alle 21,30 al Conservatorio di piazza Bodoni.
L’occasione è la serata inaugurale della «Vien en rose», serie di quattro serate realizzati dalla Fondazione per la Cultura Torino con la partnership di Intesa Sanpaolo e centrati sul mondo femminile, sia quanto a tematiche e ispirazioni che in tema di interpreti.
«Non conoscevo questo testo – dice Costantini – e, appena iniziato a leggerlo, mi sembrava che i personaggi, quello della madre soprattutto, fossero manichei, monocorde, estremi e quasi macchiettistici. Ma via via che proseguivo, il testo mi catturava sempre di più e ammetto che, specie dalla metà in poi, mi ha fatto molta eco e regalato emozioni che durano ancora». Non importa, a quanto pare, se Antoinette è una preadolescente, mentre Eugenia ha superato la trentina. E se mamma Laura – che in teatro ha lavorato niente meno che con Carmelo bene e, al cinema, con maestri come Bertolucci, Moretti, Monicelli, Gianni Amelio, Pupi Avati e Peter Del Monte – non somiglia per nulla alla signora Kampf, arricchita, insicura e sprovveduta.
«Certo, le analogie con il mio personaggio non riguardano la donna che sono oggi. Ma ho buona memoria e non dimentico certi turbamenti e passioni che mi agitavano da ragazzina. L’epoca in cui si estremizza tutto e si vivono sentimenti estremi. Quelli che ci portano a urlane cose tipo: “ti odio”, oppure “adesso mi ammazzo”. Io poi sono una grande emotiva e quindi identificarmi in tutto questo tumulto non è difficile». Ma non sono solo lo «sturm und drang» e le esasperazioni della prima giovinezza a coinvolgere l’attrice. «La Némirovsky racconta così bene questa storia che, pur partendo da una situazione specifica un po’ anomala, finisce per descrivere stati d’animo, fragilità e atteggiamenti umani che sono assolutamente universali. E, come tali, condivisibili da tutti. Anche da una persona come me che, per fortuna, con la figura materna ha avuto un rapporto meno conflittuale», conclude l’attrice, che si è formata tra Francia e New York e ha in curriculum, oltre a diversi film, numerose incursioni teatrali. Su tutte, la partecipazione alla messinscena de «La dodicesima notte» di Shakespeare con la regia di Carlo Cecchi: spettacolo che l’ha portata anche a calcare il palco del Carignano.
L’appuntamento successivo con «La vie en rose» è per martedì 9 luglio, con «Protagoniste all’Opera» (Erika Grimaldi soprano – Martina Belli mezzosoprano – pianista Jeong Un Kim), mentre lunedì 15 tocca a «Il primo tour insieme» con Ginevra Di Marco & Cristina Donà. Si chiude il 23 luglio con Ada Montellanico e Maria Pia De Vito in «Jazz ladies night».