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 2019  luglio 02 Martedì calendario

Luisa Torsi, la scienza made in Sud

Afine anno si sarà ulteriormente allungata la lista di premi e riconoscimenti conquistati dalla professoressa Luisa Torsi, docente di Chimica Analitica all’Università degli Studi di Bari: prima donna al mondo insignita del prestigioso premio “Henrick Emmanuel Merck per le Scienze Analitiche”, quindi, inserita dalla British Library di Londra nell’European Women Inventors & Innovators Network. Ma è solo la punta dell’iceberg dei riconoscimenti: nominata dal Miur alla guida del Comitato Italiano del programma europeo Horizon 2020, è la prima donna eletta presidente della European Material Research Society, la maggiore società scientifica europea delle scienze dei materiali. La IUPAC (International Union of Pure and Applied Chemistry), l’organizzazione non governativa della chimica più importante a livello mondiale, ha invitato Luisa Torsi a ritirare a Parigi il prossimo 10 luglio, in occasione del Congresso mondiale IUPAC, il massimo riconoscimento: Distinguished Women in Chemistry or Chemical Engineering 2019.
Ma, forse, il riconoscimento di cui va maggiormente fiera, le è stato in questi giorni assegnato dall’Ambasciata Britannica, in quanto scienziata “tra le dieci donne straordinarie del Sud Italia”: Torsi è da sempre presente l’impegno attivo a favore della centralità femminile nel mondo della ricerca e della cultura, nella convinzione che – nella società come sul lavoro – occorra una battaglia civile tesa a superare la disparità di rappresentanza nelle posizioni di vertice. Una causa che Torsi vive con la stessa passione che la lega alla sua terra e che sta alla base della scelta di operare nei laboratori del nostro Mezzogiorno, per esportare poi sulla scena internazionale i successi del team pugliese. Un team dai grandi numeri (ai suoi progetti di ricerca tra l’altro sono stati assegnati in 13 anni 26 milioni di euro) visto l’interesse suscitato presso la comunità scientifica dai risultati delle ultime pubblicazioni relative allo sviluppo di una nuova piattaforma dalle prestazioni più che promettenti.
Ma su quale terreno muovono le indagini della Torsi? Siamo nell’ambito della medicina di precisione, unanimemente riconosciuta come l’arma per sconfiggere patologie progressive, come i tumori, che –per modellare prevenzione, diagnosi e cura sulle caratteristiche del singolo paziente – necessita di alleati che forniscano informazioni mirate e puntuali sui dettagli dei processi biochimici alla base della patologia. Poiché allo sviluppo di sistemi sempre più efficienti e performanti, soprattutto nel campo dei dispositivi diagnostici, è strategica la componente dell’innovazione, con “alleati” si intendono, innanzitutto, le nuove tecnologie per la rivelazione dei marcatori, cioè delle biomolecole (proteine o materiale genomico) che compaiono in presenza della malattia, i quali, tanto prima vengono rivelati (diagnosi precoce), quanto maggiore sarà la probabilità di successo della cura. «Per que- sto, scopo delle nostre ricerche è sviluppare dispositivi bioelettronici capaci di evidenziare la presenza, ancora in
concentrazioni bassissime, di tali sostanza nei fluidi biologici – spiega Luisa Torsi – focalizzandoci, in particolare, sullo studio dei dispositivi che sfruttano materiali organici » .
L’impiego di tali materiali comporta una serie di vantaggi, come la possibilità di ottenere dispositivi con tecniche di stampa a basso costo, grazie alle dimensioni non nanometriche di tali apparecchi: questo li rende facilmente riproducibili a livello industriale, ma, soprattutto, implica un approccio rivoluzionario nell’analisi dei marcatori. «Abbiamo misurato concentrazioni così basse, da raggiungere il limite di una singola proteina – annuncia la scienziata – e questo grazie all’impiego di transistor, per loro natura, amplificatori di segnale, immersi in un fluido simile a quello biologico, così da ottimizzare caratteristiche del segnale e condizioni di misura». L’elevatissima sensibilità non garantirà solo l’analisi precoce, ma il controllo di recidive e il grado di invasività di procedure cliniche, come le biopsie, sostituibili con lo studio di fluidi biologici più accessibili, come sangue, urine e saliva, in cui le concentrazioni di marcatori sono minime: «Che un approccio del genere potesse funzionare è stato intuito osservando che le cellule stesse, pur non essendo oggetti nanometrici, tuttavia rivelano una singola entità» racconta la Torsi, sottolineando che «la tecnologia SiMoT (Single-Molecule with a Transistor, ndr) sta rispondendo con risultati impensabili fino a poco tempo fa: l’impatto nella diagnostica medica sarà straordinario, riconoscendo la patologia progressiva non solo prima che i sintomi si manifestino ma addirittura appena i primi bio-marcatori specifici vengono prodotti dall’organismo ». Ben più che promettente, a supporto della SiMoT, cui è stato dato gran risalto anche dalla prestigiosa rivista “Nature”, la commissione europea ha disposto un cospicuo finanziamento, destinato a un progetto – cui parteciperà il distretto biomedicale barese – teso alla realizzazione di un prototipo, che sarà validato in ambito chimico-clinico, per un sistema bioelettronico a matrice con più sensori, capace di analisi biomedicali ultrasensibili di almeno tre differenti marcatori. La sfida maggiore legata a questa piattaforma, oltre che alla sensibilità, si gioca attorno alla velocità di rivelazione elettronica e alla compattezza dei sistemi di trasduzione e analisi del segnale, rispetto alle attuali tecnologie in commercio: vero banco di prova, però, sarà l’analisi di marcatori, nel plasma o nelle urine, associati a cisti pancreatiche degeneranti in forme tumorali particolarmente aggressive e, spesso, dagli sviluppi imprevedibili.