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 2019  luglio 02 Martedì calendario

L’inchiesta sui minori è già un mostrificio

Quattro giorni fa avevamo scritto: «È una mostruosità comunque sia andata, e comunque vada a finire. Sarà una mostruosità se il quadro indiziario ipotizzato dalla procura di Reggio Emilia dovesse rivelarsi anche parzialmente veritiero, e lo sarà se delle accuse così terrificanti dovessero rivelarsi soltanto elucubrazioni giudiziarie: alle quali nessuna assoluzione, riparazione o risarcimento potranno mai porre rimedio». Bene, la notizia è che abbiamo il primo mostro sbattuto in prima pagina: è il sindaco piddino di Bibbiano Andrea Carletti, appena rieletto al secondo mandato e ora arrestato (con foto su tutti i giornali, proprio tutti) perché appunto associato all’inchiesta su presunti abusi su minori in provincia di Reggio Emilia, quella che avrebbe scoperto un’organizzazione criminale che toglieva bambini a famiglie in difficoltà e li affidava a famiglie di amici o conoscenti, il tutto gestendo illecitamente fondi pubblici. Bene: sono passati solo quattro giorni e già sappiamo che Carletti non è assolutamente indagato per possibili reati sui bambini, diretti o indiretti, ma solo per concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico, due reati che di norma non prevedono neanche il carcere preventivo.

IL LINGUAGGIO DEL GIP
In pratica al sindaco, che sarà interrogato solo domani, viene contestato di aver agevolato alcuni psicoterapeuti del “Centro Hansel e Gretel” quando il centro non era coinvolto in nessuna inchiesta: avrebbe cioè violato le norme sull’affidamento dei locali dove si svolgevano le sedute terapeutiche, mentre, per il resto, come ha scritto il gip con linguaggio non proprio sereno, Carletti avrebbe dato «copertura politica continuativa» ai vari autori degli orrori. Come se «copertura politica» fosse un reato, e come se l’aver autorizzato delle spese (cioè gli abusi d’ufficio, secondo il gip) giustificasse l’espressione «alta capacità criminale» attribuita a Carletti dalle carte. Il quale Carletti è del Pd, per molti è un nemico politico, come no: ma i titoli di un quotidiano inveritiero pubblicati ieri («L’orrore dei bimbi e il sindaco del Pd», «Bimbi rubati, sindaco nei guai») sono gli unici orrori di cui abbiamo certezza, per ora. Ci auto-citiamo ancora, ma scrivevamo ancora venerdì: «Piacerebbe premettere che in termini probabilistici siamo maggiormente portati a credere alle accuse della procura, e non il contrario: ma non è la verità. Troppe ne abbiamo viste, quindi meglio andarci piano e maneggiare con cura». Infatti. Anche perché tutte le fonti dei giornalisti (giornali, tv e agenzie) per ora sono soltanto la procura e i carabinieri, cioè la pubblica accusa. Ma i giornalisti, a quanto pare, hanno fatto distinguo anche tra procura e procura: quasi nessun giornalone ha dato spazio alle precisazioni del procuratore capo Marco Mescolini, il quale ha puntualizzato che «il sindaco risponde di abuso d’ufficio e falso, solo di questo». Non, dunque, di «concorso nei delitti che lì avevano luogo», come scritto da molti quotidiani ma non da questo. Tardi e male: ormai Carletti è il mostro, l’unico volto apparso in fotografia a margine di articoli per i quali, sui social, si invocava la pena di morte, mentre in ambiente istituzionale poco ci mancava: la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni (grillina, certo) ha dichiarato: «Che voi siate maledetti, carcere a vita e buttare la chiave». Mentre Luigi Di Maio, per non sapere né leggere né scrivere (né parlare), su Facebook ha piazzato la foto di Carletti con titolo «Affari con i bimbi tolti ai genitori», buono per meritare sobri commenti come «in pasto ai maiali» e «questo mostro di merda ha torturato bambine e tolto i bimbi alle famiglie». Altra emerita cazzata è l’espressione «elettroshock» usata da molti giornali (non da questo) anche se opportunamente corretta, solo da alcuni, nei giorni successivi. Dapprima, tuttavia, si è scritto di elettroshock proprio alla vecchia maniera, intesa come brutali scariche elettriche che dovevano minare o cancellare i ricordi dei bambini. A parte che da decenni non esiste più niente del genere (oggi persiste solo una terapia cosiddetta elettroconvulsivante, fatta col consenso del paziente per curare la depressione), il solito Luigi Di Maio di era affrettato a scrivere, sempre su Facebook, di «impulsi elettrici per modificare la memoria dei bambini e convincere i giudici della necessità dell’affido». Trattavasi soltanto di macchinette per stimoli acustici e tattili (si usa in psicoterapia, è in libera vendita su internet a 139 dollari) e sono utilizzate e rispettate dalla comunità scientifica.

MANIPOLAZIONI
Per il resto, massimo rispetto per un’inchiesta seppur sbrigativa nel linguaggio adottato negli atti (sembra che si parli di notoria malavita, e non di centri che hanno sempre avuto una buona reputazione) e cautela per accuse che restano molto gravi: secondo i pm c’erano psicologi e assistenti sociali che lucravano sull’affidamento di bambini e si parla perciò di atti contraffatti, manipolazioni mentali, forzature per far emergere abusi e violenze familiari inesistenti (tali da chiedere l’allontanamento dai genitori) e famiglie affidatarie pagate da 600 a 1.200 euro al mese come aiuto economico: che però è quello che prevede la legge. I vari psicologi, invece, avrebbero ricevuto dei compensi per il loro lavoro terapeutico: ma è normale anche questo. Poi dipende. I carabinieri hanno parlato di manipolazioni dei bambini (frasi dette loro dagli psicologi durante gli incontri, altre frasi dette dai bambini ma distorte, disegni «corretti» per avvalorare tesi di abuso), ma la materia rischia di rivelarsi complessa e specialistica un po’ per tutti: inquirenti, forze dell’ordine e giornalisti ansiosi di gettare nuovi politici alla folla dell’arena. Il primo mostro è servito. Altri ne seguiranno.