il Giornale, 2 luglio 2019
Storia di Abbronzatissima
Abbronzatissima è il tormentone più veloce della storia: basta l’attacco con la doppia «a» (di abbronzatissima) e già si capisce che il brano ti resterà incollato alle orecchie per sempre. Idem Guarda come dondolo, che però impiega qualche secondo in più prima di scatenare un twist «con le gambe ad angolo». Insomma, all’inizio degli anni Sessanta a dettar legge era il «codice Vianello» nel senso di Edoardo, un modo quasi rivoluzionario di creare canzonette che «contengono il nulla» (ipse dixt) ma che sono irresistibili, agilissime, fatte apposta per i juke-box, l’estate, le serate con la luna accesa e i decollètè scatenati. Fosse già stato inventato, erano brani perfetti per l’happy hour, ritornelli che non facevano prigionieri ma non erano semplici frasi appiccicate a una melodia.
Le canzoni di Edoardo Vianello, figlio di un poeta futurista, sono «dressed to kill», hanno licenza di uccidere perché non te le dimentichi, rimangono nella memoria e si accenderanno all’istante appena inizia la prima nota. Prima di questa «invasione», c’erano stati brani che avevano segnato la propria epoca. Per dire, Nel blu dipinto di blu era andato fortissimo nel 1958. Nel 1959 Tintarella di luna di Mina era partito bene e a gennaio 1960 era andato al primo posto della classifica ma che significato ha un brano con la tintarella di luna che si ascolta a gennaio? Quei brani lì, quelli che sono disinvolti, allusivi e contagiosi sono perfetti per l’estate, quello è il loro habitat naturale e lì rivivono anno dopo anno. Non a caso Abbronzatissima resuscita puntuale da 56 anni e oggi ha forse più successo di allora, perché è simbolico, rappresenta un’epoca ma anche uno stato d’animo, una condizione, qualcosa che tutti abbiniamo ai tramonti sul mare e agli ombrelloni che si chiudono di sera. Di brani così Edoardo Vianello ne ha azzeccati parecchi tra il 1961 e il 1965, diventando un marchio di fabbrica grazie a pezzi come Il capello (1961), Pinne fucile e occhiali e Guarda come dondolo (1962), Abbronzatissima e I Watussi (entrambi 1963), tutti super classici che oggi li riconoscono anche gli adolescenti. Il codice Vianello.
I cromosomi di ciascun brano sono gli stessi, ossia semplicità immediata, nessuna pretesa testuale e infine perfezione musicale perché, ebbene sì, rispetto ai tormentoni di oggi questi sono autentici capolavori. Tanto per capirci, l’arrangiamento de Il capello del 1961 è di Luis Bacalov (un premio Oscar) mentre quelli dei successivi 5 anni sono di Ennio Morricone (2 Oscar). Difficile criticarli. Forse anche Edoardo Vianello non si sarebbe aspettato un successo così e, senza dubbio, tutto gli è successo capitato in fretta. Nel 1956 aveva debuttato al Teatro Flaminio di Roma nella recita degli allievi del Leonardo da Vinci e nel 1959 aveva iniziato come attore e cantante nella compagnia teatrale di Lina Volonghi, Alberto Lionello e Lauretta Masiero con lavori trascurabili (ma profetici) come Mare e whisky e Il lieto fine.
Nello stesso anno c’è il suo primo 45 giri, Ma guardatela, che però non ha un grande successo se non altro perché forse è in anticipo sui tempi. C’è voluto uno show di super impatto come Studio Uno per far conoscere agli italiani il talento di questo romanaccio che ora si presenta con i capelli rasati a zero ma è diventato famoso per la prima volta con un pezzo dal titolo inusuale per i tempi: Il capello. Quell’apparizione ha messo le basi del Codice Vianello, se non altro perché in studio c’erano Mina, Don Lurio e le Gemelle Kessler, in pratica il gotha del periodo. Erano gli anni nei quali arrivavi in tv da (semi)sconosciuto e ne uscivi famoso, a dimostrazione che i talent in fondo non hanno inventato nulla, anzi: il «boost», come si dice oggi, era immediato e potentissimo perché i canali di comunicazione non erano frammentati e anagraficamente dispersi come ora: ce n’era uno solo. La Rai. Il primo canale Rai Tv.
Dopo il 4 novembre 1961 Edoardo Vianello, nato il 24 giugno 1938 nel quartiere romano di San Giovanni (a proposito, auguri per gli 81 anni) diventa popolare come oggi un trapper o un vincitore di X Factor. E il pubblico, ossia gli italiani, si riconoscono in questo ventitreenne scanzonato che si distingue da tutti gli altri per due motivi. Intanto non è compassato e formale come chi ancora in quegli anni cantava il pop come sul palco di un melodramma di Metastasio, ossia con grandi cori a pieni polmoni ma piccoli testi. E non era neanche triste e malinconico come altri che piegavano grandi melodie a testi più introspettivi. Vianello andava dritto al sodo. Piaceva. E non soltanto alla gente. I suoi brani Pinne fucile ed occhiali e Guarda come dondolo entreranno nella colonna sonora di uno dei film destinati a diventare caposaldi del nostro cinema: Il sorpasso di Dino Risi.
Da questo momento il «codice Vianello» diventa giurisprudenza del pop. Tutti ne rimangono affascinati e provano a imitarlo e comunque ne risentono l’influenza. Edoardo Vianello, cugino del mito Raimondo e poi zio del giornalista Andrea (che collaborerà ai testi del disco Vivere insieme del 1988) è riuscito a imporre il proprio modello nel circo della canzone popolare. Il successo è enorme. «Ma il mio arrivo al successo è stato mica semplice», ha spiegato al Giornale l’anno scorso alla vigilia dei suoi 80 anni. «Nel 1960 sono partito con un amico alla ricorca di fortuna. Eravamo a bordo di una 600 scassatissima che bolliva in continuazione». Un tocco romanzesco ci vuole. «A San Benedetto del Tronto ci accorgemmo che Mina avrebbe cantato dopo due giorni, così mi presentai in quello stesso locale, cantai, al proprietario piacqui così mi disse: Torni tra due giorni che le faccio conoscere Mina. Quando la incontrai, Mina mi chiese in quale albergo fossi e non sapevo cosa risponderle: io e il mio amico eravamo in tenda!».
In fondo, la storia di Edoardo Vianello è quella di chi si è costruito da solo, con il proprio talento e la propria inventiva. Statisticamente sono questi i personaggi che poi rimangono nel cuore del pubblico. Anche se, come nel suo caso, per decenni non hanno più avuto successi importanti. Vianello è ormai parte del nostro patrimonio musicale, anche alla faccia di chi per anni ha denigrato le sue canzoni «facili» ma poi ogni estate si scopre in spiaggia a cantarle al tramonto. Come tutti.