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 2019  luglio 02 Martedì calendario

Contratto di governo attuato al 17%

Da un punto di vista puramente numerico i quasi 400 giorni di Governo giallo-verde si chiudono con un pareggio: su 256 impegni sottoscritti nel programma siglato tra M5S e Lega, entrambi i soci di maggioranza sono riusciti a portare a compimento 13 misure a testa, mentre altri 17 provvedimenti portano la firma di entrambi. Il totale fa 43 che corrisponde a un grado di attuazione del 17%. Il calcolo è contenuto nell’analisi elaborata da Reti (società di “public affairs, lobbying & communication”) in collaborazione con Luiss Adoption Lab, il progetto dell’università “Guido Carli” nel quale le aziende “adottano” studenti offrendo loro la possibilità di lavorare su casi specifici, che misura la strada percorsa finora dal governo giallo-verde.
Quando si passa dai numeri ai temi, però, si capisce che a prevalere nel duello interno alla maggioranza che sostiene Giuseppe Conte è la Lega di Matteo Salvini. Insieme alla lotta alla corruzione è l’immigrazione in assoluto l’ambito nel quale il governo ha mostrato maggiore “efficienza”, intesa come il rapporto tra gli impegni mantenuti e quelli presi. Un’area nella quale è stato alto anche il tasso di “laboriosità”, vale a dire il numero di provvedimenti adottati sulla materia (cinque). Se a questo si somma la capacità del vicepremier di spingere mediaticamente sul tema, come la cronaca di queste ore con protagonista la SeaWatch ha dimostrato, si capisce come il Carroccio sia riuscito a far fruttare al meglio la propria forza parlamentare. 
Un aspetto, anche questo, misurato dalla ricerca con un apposito indice che rappresenta la capacità di ciascuno dei due partiti di maggioranza di incidere sui provvedimenti realizzati tendendo conto del loro peso tra Camera e Senato (a un partito idealmente in grado di far valere il proprio reale peso parlamentare corrisponde un indice di 1). Ebbene, la Lega totalizza 1,22, il Movimento 5 Stelle invece si ferma sotto la soglia dell’1 (0,87). Il Carroccio infatti è riuscito a mettere la firma sulla metà dei provvedimenti approvati, nonostante abbia una compagine parlamentare notevolmente inferiore rispetto ai Cinque stelle (183 tra deputati e senatori rispetto ai 326 pentastellati).
Salvini si è poi dimostrato abile anche nell’invadere il campo dell’alleato-avversario. Come ricorda la ricerca, «nella gran parte dei provvedimenti che mediaticamente avrebbero dovuto portare la firma del Movimento, sono state inserite anche le priorità della Lega». Il lavoro (il cui dicastero è guidato dal capo politico di M5S Luigi Di Maio) è una delle aree di “policy” su cui il governo ha fatto registrare un alto tasso di attività ma il decreto legge sul reddito di cittadinanza ha finito per essere anche il veicolo di “quota 100”, una delle bandiere leghiste in campagna elettorale. Una tecnica che ha finito per depotenziare la portata «mediatica e comunicativa del provvedimento» pentastellato. L’azione dei ministri del Movimento 5 Stelle (complice anche la complessità dei temi) si è poi misurata con una maggiore difficoltà nella messa su strada delle misure approvate: i dicasteri guidati da M5S sono quelli che, in proporzione, hanno «un maggior numero di decreti attuativi ancora da adottare» (su questo si veda l’ultimo monitoraggio di “Rating 24” sul Sole 24 Ore dell’11 giugno scorso). A fronte di 52 provvedimenti legislativi, si legge nel dossier, «si contano 284 provvedimenti attuativi soprattutto di competenza dei ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico (anche questo guidato da Di Maio) e delle Infrastrutture (il cui titolare è il “grillino” Danilo Toninelli).
Intanto in Parlamento giacciono 106 (dei 256) impegni contrattuali: una graduatoria nella quale il Movimento fondato da Beppe Grillo doppia quasi l’alleato leghista (30 contro 18, il resto sono “condivisi”) e che segnala un rischio “parcellizzazione” della produzione legislativa. C’è poi l’ultima categoria: i 107 impegni ai quali non è ancora stato dato corso. Tra questi spicca l’Unione europea, bersaglio della retorica sovranista di Salvini: semaforo rosso per ben 13 misure inserite nel contratto (dalla revisione dei meccanismi di gestione del fondi alla ridiscussione del contributo italiano). È vero che la legislatura è ancora lunga ma, come nota la ricerca, l’Esecutivo ha finora realizzato «circa 1/6 delle proposte contenute nel contratto. Da ciò deriva che per l’attuazione di tutti gli impegni contenuti nel contratto di Governo sarebbero necessari – a questo ritmo – almeno sei anni». Un tempo forse incompatibile con il grado di litigiosità degli alleati. Non misurabile ma effettivo.