La Stampa, 2 luglio 2019
La vera storia del salvataggio di Mps
C’è un documento finora inedito che pone una serie di dubbi sulle condizioni di Monte dei Paschi al momento del suo salvataggio nel 2017. Se, in sostanza, possedesse o meno le caratteristiche per ricevere denaro pubblico tramite la cosiddetta ricapitalizzazione precauzionale. Si tratta della relazione finale, datata 2 giugno 2017, del team ispettivo della Bce che da maggio del 2016 al febbraio 2017 ha esaminato i crediti della banca senese. Secondo le regole europee, una delle caratteristiche per poter accedere alla ricapitalizzazione precauzionale è che i soldi pubblici non vadano a coprire perdite pregresse.
Secondo il rapporto della vigilanza, stilato sulla base dell’esame dettagliato di un campione rilevante di crediti, il Cet1 della banca - il capitale di migliore qualità, uno dei parametri principali per giudicare la solidità di un istituto bancario - al 31 dicembre 2015 era pari allo 0,58%, a fronte di un dato comunicato dall’istituto del 12,01% e di un requisito minimo del 4,5%. In miliardi, la differenza tra i requisito minimo e il dato stimato dalla Bce è pari a 2,8 miliardi.
Il 28 giugno del 2017, qualche settimana dopo la relazione degli ispettori, la Bce ha comunicato alla Commissione che Mps possedeva i requisiti per la ricapitalizzazione precauzionale. Sulla base di quella comunicazione la Commissione europea ha autorizzato l’intervento statale per 5,4 miliardi di euro complessivi. Fonti vicine all’istituto sottolineano come non solo la Bce abbia ritenuto la banca solvibile, ma anche come tra la data del bilancio analizzato dagli ispettori (2015) e la ricapitalizzazione l’istituto abbia effettuato massicce rettifiche sui crediti. Tra 2015 e 2016 sono state pari a circa 4 miliardi di euro.
Un portavoce della Bce spiega che «il rapporto ispettivo ha natura confidenziale. Mette in risalto i rischi derivanti dalla valutazione di alcuni asset di Mps. I principali risultati del rapporto sono stati condivisi con le autorità coinvolte e presi in considerazione per le decisioni successive». A fine 2016, il fallimento del tentativo di un aumento di capitale sul mercato aveva aperto la strada alla ricapitalizzazione precauzionale. Il via libera preliminare è arrivato in dicembre, sei mesi prima di quello definitivo. Il provvedimento definitivo prevedeva tra le condizioni la vendita in blocco delle sofferenze prima della ricapitalizzazione.
Nella relazione della Bce c’è anche dettagliato un sistema fraudolento vero e proprio grazie al quale i crediti venivano mantenuti in bonus malgrado le difficoltà della aziende che avevano ricevuto il finanziamento. All’azienda in difficoltà già affidata veniva concesso un nuovo credito perdendo in garanzia lo stesso immobile già dato in garanzia per il primo prestito, facendo figurare come se fossero due immobili diversi. Il rapporto cita anche alcuni casi concreti, come quello della Nuova Orli srl che ha avuto due prestiti, uno da Mps e uno da Mps Capital Services, a fronte dello stesso immobile in garanzia. Immobile valutato in un caso 4,2 milioni e nell’altro 2,4 milioni. In un altro caso - Sistemi biologici srl - lo stesso immobile è finito in pegno per tre diversi prestiti. Il "sistema" messo in piedi, all’oscuro dei vertici aziendali secondo la ricostruzione della Bce, prevedeva di evitare la registrazione degli estremi catastali degli immobili in modo da poterli utilizzare come garanzia per più prestiti.La relazione della Bce, in possesso de La Stampa, è stata depositata nel procedimento contro la richiesta di archiviazione della procura di Milano delle accuse di falso in bilancio contro gli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola.