la Repubblica, 2 luglio 2019
A Wimbledon addio a Miss e Mrs
Ci volevano 133 anni per raggiungere la parità dei sessi? Non me ne ero mai reso conto, passando una vita a Wimbledon. Fino allo scorso anno gli arbitri di sedia avevano insistito a chiamare le giocatrici precedendo il loro cognome con l’appellativo di Miss o Mrs: signorina per le nubili, signora per le maritate. Così, se Venus è Miss Williams, Serena quando è tornata un anno fa è diventata Mrs Williams, e addirittura qualche chair umpire avrebbe trovato l’ardire di ribattezzarla Mrs Ohanian, con il cognome del suo Alexis sposato il novembre 2017 a New Orleans. Adesso, l’aggiudicazione di un game verrà annunciata, semplicemente, con «Game Williams», come si fa con gli uomini.
Alexandra Willis, la Capa delle comunicazioni, ha commentato autorevolmente: «Stiamo sorprendendo gli spettatori con questa nuova abitudine». Wimbledon si allinea così alla scelta di Parigi, che ha abolito da quest’anno gli appellativi madameo mademoiselle. Gli arbitri di sedia utilizzeranno Mr, Miss o Mrs in occasione di una chiamata per un colpo ingigantito (challanged) o punito (penalty). La Capa ha anche detto che «alcune delle tradizioni, come quella di giocare in bianco e sull’erba, le manterremo nonostante la storia si possa riscrivere». Il risultato di simili cambiamenti è, ad esempio, che Helen Wills, Helen degli 8 Wimbledon, dal 1930 figura come Helen Wills Moody: talvolta era difficile riconoscerla nell’albo d’oro semplicemente come Mrs Moody, il cognome del suo primo marito.
Un altro mutamento è riassunto dalle qualificazioni donne, che da 96 partecipanti sono diventate eguali al numero degli uomini, con 128. Non si è minimamente accennato alla lunghezza dei match, che rimane al meglio di tre set per le donne e di 5 per gli uomini. Ma verrà il giorno – spero lontano – nel quale una potentissima tv li renderà eguali. E, forse, la Gran Bretagna non avrà più una Regina.