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 2019  luglio 02 Martedì calendario

Gli insulti social a Emma Marrone

«Ho espresso solidarietà verso una donna che è stata ricoperta di insulti irripetibili. La politica non c’entra nulla. Questa è umanità, senso civico, rispetto. Amen». A fine giornata Emma Marrone torna su Twitter per spiegare, ancora una volta, che era stata semplicemente solidale. Ma questo è diventato un paese egoista, violento. Il post della cantante in difesa della comandante della Sea-Watch, Carola Rackete, ore prima, le era valso una valanga di insulti. Presa di mira sui social dopo aver postato sul proprio account Instagram un video nel quale si vede la giovane capitana accolta da insulti sessisti dopo lo sbarco a Lampedusa. Nel post Emma si era detta indignata. «Solo una parola. Vergogna. Il fallimento totale dell’umanità. L’ignoranza che prende il sopravvento sui valori e sul rispetto di ogni essere umano. Stiamo sprofondando in un buco nero. Che amarezza».
Esprimere la propria opinione vale la pubblica gogna, empatizzare con una ragazza a cui viene augurata la violenza più bieca significa diventare un bersaglio degli haters. Emma, 35 anni, non si è mai tirata indietro. Ricoperta di insulti anche mesi fa, a febbraio, quando aveva chiesto di aprire i porti e un consigliere in quota Lega di Amelia (Terni), Massimiliano Galli, con bestiale rapidità, aveva replicato: «Faresti bene ad aprire le tue cosce facendoti pagare per esempio». Lui espulso dal partito. Lei accolta come una regina dal suo pubblico, aveva promesso che il suo palco sarebbe stato sempre «fonte di luce, di amore e di rispetto per tutti, anche se questo significa prendersi la merda in faccia. Non diventerò come voi».
Il sessismo è un veleno, chi è solidale viene messo nell’angolo (la battaglia popolo-élite si combatte a tutti i livelli), gli insulti lasciano il segno. Ma la cantante che è scesa in piazza per i diritti delle donne, che ha raccontato di aver combattuto un tumore per incoraggiare chi affronta la stessa la battaglia, non si è fatta intimidire neanche ieri. Così al secondo round di offese e contumelie (da «Cogliona, canta che ti passa» a «Ma pensa a cantare che a governare ci pensano gli altri» fino a «Portateli a casa tu»), Emma ha risposto per le rime a un’utente: «Ciao Monica, che bella cosa non essere come te. Che bella cosa non essere te».
Emma non ha pregiudizi, guarda in faccia i detrattori, nella canzone Malelingue spiega come la pensa: “Ho trent’anni sulle spalle e qualche schiaffo in faccia/Malelingue su di me non lasciano più traccia”. Sui social il mondo della musica si mobilita, Paola Turci le manda una carezza: «Quanto hai ragione, amica mia». E Fiorella Mannoia su Twitter attacca: «Avanti, scatenatevi pure. I vostri insulti sono medaglie». «Sembra davvero che tutto ciò possa provenire da un mondo parallelo, per una falla improvvisa del sistema che ha deviato il normale corso delle cose – scrive Tommaso Paradiso, frontman dei Thegiornalisti – come se stessimo assistendo da spettatori a un film post apocalittico ambientato in un “tempo X” lontano da qui, lontano da noi. Ma è semplicemente reale, spaventosamente reale. Per l’ennesima volta ci siamo sopravvalutati, invece rappresentiamo il punto più basso e infimo della grandiosità dell’universo tutto”.
Anche J-Ax dal palco del Bologna Sonic Park, si schiera a favore di Rackete. Racconta di aver postato #Io-StoConCarola su Instagram e di aver ricevuto «i soliti commenti che si ricevono oggi, quando sei così arrogante da empatizzare e interessarti agli altri». «Secondo me salvare 40 persone dall’affogare in mare e portarle in salvo, a costo della propria libertà, significa affrontare una di quelle ingiustizie fottendosene delle conseguenze e di cosa ne pensano sui social» ha spiegato «Cosa vuol dire “ha violato le leggi italiane?”. Lo sapete che tutto ciò che hanno fatto i nazisti in Germania era legale? Era giusto quindi? Sapete invece chi violava la legge? Gandhi, arrestato 13 volte. Nelson Mandela che ha passato 27 anni in galera». J-Ax cita Sant’Agostino: “Una legge ingiusta non è legge” e argomenta: «Non fatevi fottere da questi stronzi che hanno nascosto il Rolex sotto la felpa. Non sono il popolo, e non lo rappresentano. Sono loro le vere élite che si sono camuffate da persone comuni per fotterci meglio». Poi l’appello: «Pensate a quando i vostri figli vi chiederanno dove eravate quando la gente moriva in mare o nei lager libici. Cosa risponderete? “Ero su Facebook ad augurare a una ragazza di 31 anni di essere stuprata perché ha salvato esseri umani”?». Anche Alessandro Gassmann condivide l’hashtag #IoStoConCarola: «Un paese che sta tirando fuori il peggio di se stesso, forte con i deboli e debole con i forti. Chi la pensa come me è una minoranza, ma rimanere umani è fondamentale». Peccato che l’umanità sui social sia morta.