Corriere della Sera, 2 luglio 2019
Sassari, undicenne segregato in casa al buio
«Scusate se vi disturbo, io sto solo cercando di chiamare mia zia. Ho bisogno di parlare con lei ma adesso sono chiuso in camera e questo cellulare non ha la scheda, dunque non posso chiamarla». Dall’altra parte del telefono un carabiniere del 112 ha intuito subito che le parole raccontate con un filo di voce da quel bimbetto erano tutte da ascoltare e da chiarire.
Quel che poi è emerso sabato sera, dopo l’intervento di una «gazzella» dell’Arma, ha portato all’arresto – per sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia – dei genitori dell’undicenne: un uomo di 47 anni e la moglie di 43, residenti ad Arzachena, in provincia di Sassari, in una villetta in un complesso residenziale. Qui i carabinieri hanno trovato il bimbo rinchiuso in una stanzetta senza letto, priva di luce e al buio, con un secchio d’acqua al posto del bagno e la porta chiusa dall’esterno. Impossibile uscire. Impossibile scappare.
Da questo tugurio – anzi: da questa prigione – l’undicenne è però riuscito a fare una «chiamata d’emergenza» con il cellulare, privo di scheda, che il padre e la madre, usciti per andare a una festa da ballo in Costa Smeralda, gli avevano lasciato unicamente per giocare e non certo per chiedere aiuto. Ma lo smartphone consente ugualmente di poter comporre il 112, anche senza l’inserimento della «sim». Circostanza di cui i genitori erano ignari e che ha permesso l’intervento del reparto provinciale di Olbia diretto da Alberto Cicognani.
Il bambino ora si trova in una residenza protetta, assistito da uno psicologo. Ha raccontato di essere stato percosso con un tubo di gomma – lungo un metro e mezzo, nascosto dal padre sotto un divano e usato come una frusta – mostrato ai carabinieri. A loro, una volta liberato e rassicurato, ha consegnato anche un diario – uno di quelli comunemente usati per segnare i compiti scolastici – sui quali aveva segnato, con data e ora, l’elenco di botte, soprusi, minacce e umiliazioni inflitte dai genitori. Un foglio dettagliatissimo – compilato con «lucidità sorprendente» dal piccolo, afflitto da un leggero deficit cognitivo – che gli investigatori stanno verificando anche con l’aiuto dello psicologo.
Gli inquirenti hanno ascoltato le testimonianze di parenti e conoscenti del padre e della madre, compresi gli operatori scolastici, per ricostruire la vicenda. L’udienza di convalida per i genitori è prevista per oggi.
Resta ancora da chiarire perché i genitori abbiano deciso di rinchiudere ripetutamente il figlio in quel tugurio. Il colonnello Cicognani scuote la testa: «Da tanti anni faccio questo lavoro, mai mi ero trovato di fronte a una vicenda così toccante».