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 2019  luglio 01 Lunedì calendario

L’ex di Mick Jagger si batte contro Ortega

San Paolo Oltre il glamour del jet set internazionale c’è molto di più anche se sono in pochi a saperlo. Dietro il viso ancora meraviglioso nonostante i segni del tempo e la biografia mozzafiato di Bianca Jagger, ex moglie di Mick, mito vivente dei Rolling Stones, si cela una donna intelligente e caparbia ma soprattutto socialmente impegnata per il suo paese, il Nicaragua dove è nata 74 anni fa. «Parlo come Bianca Pérez Mora o come Bianca Jagger? Come volete, per me è uguale» dichiara con ironia.
«Difendo i diritti umani e non sono alleata con nessun partito. Né in Nicaragua né in Gran Bretagna (dove vive, ndr)». E proprio per questo eccola in questi giorni al fianco di alcuni dissidenti, torturati dal regime nicaraguense con cui ha appena partecipato in Colombia all’assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati americani per denunciare i crimini del governo. «Non dimentichiamo il Nicaragua, Ortega è un despota» grida con loro. E lo fa ovunque partecipando a tutte le iniziative possibili con la fondazione di cui è presidente «In difesa dei diritti umani». Un nome che è diventato per lei un mantra esistenziale. Anche perché le testimonianze di questi uomini e donne appena scarcerati a Managua lasciano davvero tutti senza parole. Come quella di Levis Rugama un giovane studente che non riesce a dimenticare quella notte del 13 luglio dello scorso anno quando nei giorni delle proteste una decina di ragazzi insieme a lui si rifugiarono in una chiesa per sottrarsi alle violenze della polizia. «Ci sono stati morti quella sera – racconta – io stesso ho rischiato di morire più volte». E dopo cinque settimane l’arresto e le torture. È uscito di prigione insieme ai suoi compagni di sventura solo grazie all’amnistia dell’Assemblea Nazionale. Accanto a lui ora c’è la Jagger che non lo molla un minuto e che si batte per tutti quelli come lui cui viene tappata la bocca in Nicaragua. Eppure lei da giovane alla rivoluzione sandinista aveva creduto. «È per questo che non sopporto che adesso si accosti Ortega ai sandinisti perché ha finito con il commettere gli stessi abusi di colui che aveva combattuto: Anastasio Somoza».
Il Nicaragua sta vivendo uno dei suoi momenti più turbolenti della sua vita politica degli ultimi anni. Dalle proteste duramente represse del 2018 alle sanzioni di Washington che hanno colpito di recente la Banca Corporativa del Nicaragua, conosciuta come Bancorp – con l’accusa di riciclaggio di denaro per la famiglia del presidente Ortega – insieme a Laureano Ortega Murillo, figlio del presidente. Nel novembre del 2018, le sanzioni avevano preso di mira la moglie del presidente, Rosario Murillo nonché attuale vicepresidente del Nicaragua, perché ritenuta responsabile di violazioni dei diritti umani e repressione della democrazia tale da rappresentare «una minaccia alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e per la sua politica estera».
E la tenacia di Bianca – la stessa che nel 1978 l’aveva portata a divorziare in un attimo, incurante delle malelingue, da Mick dopo aver scoperto il suo tradimento con la modella Jerry Hall – anche stavolta ha avuto la meglio.
Grazie alle sue pressioni anche in qualità di ambasciatrice di Buona Volontà del Consiglio Europeo e ai frequenti viaggi in Nicaragua con entità come Amnesty International, l’Organizzazione degli Stati americani ha appena approvato una importante risoluzione che obbliga adesso il Nicaragua «a permettere l’ingresso della Commissione interamericana dei diritti umani e di altre organizzazioni simili» visto che lo scorso dicembre Ortega aveva espulso la Commissione per le denunce sulle violazioni perpetrate dal suo governo.