Il Sole 24 Ore, 1 luglio 2019
Polemiche per l’illuminazione di Modica (Ragusa)
Quando anche la luce artificiale modella il paesaggio storico-artistico, cambiare le lampadine rischia di provocare un disastro ambientale. E, di conseguenza, una disfida in giudizio. Succede a Modica (Ragusa) dove nel meraviglioso centro barocco tutelato dall’Unesco il Comune ha ordinato – in nome del risparmio energetico – la sostituzione della vecchia e rossa illuminazione alogena con quella a led. Più fredda o bianca, però. Che muta i chiaroscuri e altera la percezione del “presepe” urbano notturno.
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Questo, almeno, è ciò che pensano alcuni cittadini. Di qui le segnalazioni e l’intervento della soprintendenza di Ragusa. «Il centro storico di Modica – spiega il soprintendente Calogero Rizzuto – è supervincolato dallo strumento urbanistico e da ben due vincoli paesaggistici. L’amministrazione comunale avrebbe, dunque, dovuto presentarci un progetto e aspettare il nostro parere. Non l’ha fatto e, pertanto, con un’ordinanza abbiamo sospeso la sostituzione delle lampadine. Senza, però, entrare nella questione luci fredde o calde. Prima ancora di quel problema, infatti, esisteva un difetto di procedura».
Alla mossa del soprintendente il sindaco di Modica, Ignazio Abbate – capo di una lista civica, riconfermato nel 2018 con il 64% dei voti – ha risposto chiedendo al Tar la sospensiva dell’ordinanza per abuso di potere. «Prima di procedere al cambio luci – spiega il sindaco – avevamo avuto delle interlocuzioni con i funzionari della soprintendenza, che ci avevano detto di sì e che non serviva un permesso. Il problema è che non abbiamo redatto un verbale e ora loro negano. La norma comunque dice che per cambiare solo le lampadine e non il corpo illuminante (lampada o lampione, ndr) non ci vuole il parere della soprintendenza».
Un problema più generale
«Nel centro storico vogliamo e vorremo le luci calde – prosegue il primo cittadino – nessuno deve dire il contrario. Il fatto è che le alogene devono sparire entro il 2020. Ce lo impone la Ue». E la chiamata in causa di Bruxelles spiega perchè Modica non sia un caso isolato ma solo l’ultimo di una lista già lunga e perché l’allarme su questo particolare “inquinamento luminoso” si stia estendendo in tutta la Penisola. Molti Comuni hanno provveduto o stanno provvedendo a rendere più efficiente e meno costosa l’illuminazione pubblica proprio per adeguarsi alle direttive Ue. Uno sforzo che il legislatore italiano ha sostenuto con 288 milioni di euro di incentivi previsti dalla legge di Bilancio per il 2018.
Sulle finalità del cambiamento c’è, dunque, poco da discutere. Ma non sulle modalità. «Prevale la convenienza economica – spiega Carmelo Ruta, avvocato (ed ex sindaco), membro del costituendo comitato per la tutela del paesaggio modicano -. I led con i parametri luminosi uguali a quelli di prima esistono, ma nessuna norma li impone e quindi si comprano quelli a luce fredda, più diffusi e meno costosi, per tutta la città». È cosi che – secondo l’accusa – le immagini notturne di molti centri storici come Lecce, Trani, Roma, Siracusa, Piacenza sono state silenziosamente stravolte senza che, a volte, le sovrintendenze ne sapessero nulla, anche se in qualche caso le proteste dei cittadini e le prese di posizione di enti come Italia Nostra hanno costretto alla marcia indietro.
Respinge le critiche, però, la City Green Light Srl, che opera a Modica in base alla convenzione con la Consip per la Sicilia e che ha già gestito lavori simili in 110 Comuni in tutta Italia. Per l’impresa lo stop dei lavori comporta un grosso danno economico, tanto da adombrare un ricorso in giudizio: oltre agli investimenti già fatti, la convenzione prevede infatti che si accolli la bolletta energetica del Comune, prima stimata in discesa proprio per il cambio luci. Ma non solo. La disfida è anche nel merito «Perché – afferma il project manager Antonio Lucchino – molto dipende dall’abitudine visiva: le luci giallo-rosse non sono le migliori a restituire il reale colore del contesto architettonico, specie quando – come a Lecce – la pietra è molto chiara e si valorizza di più con una luce neutra come quella appena impiantata. In centro Modica, in ogni caso, oggi ci sono anche vecchie lampadine più bianche dei nuovi led».
Mancano indicazioni precise
La querelle nasce anche dal fatto che non esistono indicazioni vincolanti su come deve essere la luce nelle nostre città d’arte. Non c’è un vademecum nazionale e forse non serve, se fosse vero che prima di simili interventi bisogna sentire la soprintendenza.
E anche l’Unesco non ha prescrizioni al riguardo. Perché un sito patrimonio dell’umanità rimanga tale c’è solo da osservare il piano di gestione imposto dall’Agenzia Onu, che per l’Italia risale al 2002. In quel piano esistono raccomandazioni generali sugli arredi urbani, in cui può senz’altro rientrare anche l’illuminazione pubblica, ma senza uno specifico riferimento al problema. Tutto è, dunque, affidato anche al buon senso e alla consapevolezza che per l’arte e il paesaggio la luce fa la differenza.
«Con la City Green Light c’è l’accordo che man mano che si rendono disponibili sul mercato led più caldi, devono installarli in centro», chiude il sindaco di Modica. Senza però convincere detrattori e avversari politici (in Consiglio tutti i partiti dell’arco costituzionale sono all’opposizione).
La luce, è il caso di dirlo, la farà la magistratura.
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Quando anche la luce artificiale modella il paesaggio storico-artistico, cambiare le lampadine rischia di provocare un disastro ambientale. E, di conseguenza, una disfida in giudizio. Succede a Modica (Ragusa) dove nel meraviglioso centro barocco tutelato dall’Unesco il Comune ha ordinato – in nome del risparmio energetico – la sostituzione della vecchia e rossa illuminazione alogena con quella a led. Più fredda o bianca, però. Che muta i chiaroscuri e altera la percezione del “presepe” urbano notturno.
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