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 2019  luglio 01 Lunedì calendario

La rinascita al piano di Giuseppina Torre

Appunti per pianoforte, fermo-immagini in musica che intrecciano sogni, ricordi, pensieri. In Life Book (il nuovo disco pubblicato per Decca e distribuito da Universal Music Italia) Giuseppina Torre, pianista e compositrice siciliana, disegna con i colori della tastiera il suo nuovo percorso di vita.
«Sì, mi sono lasciata alle spalle tormenti e tribolazioni, questo album è un inno al coraggio, alla forza di riuscire a voltare le spalle al passato per riuscire ad afferrare le sorprese che la vita ti riserva. Sancisce il feroce desiderio di rinascita dopo le avversità, trasformando in musica le emozioni», confessa. Ad aprire le dieci tracce di Life Book, la traccia  Rosa tra le rose. «È dedicato a mia mamma, si chiamava Rosa, come il fiore che più di tutti preferiva. Le sue condizioni di salute sono precipitate mentre io ero a Milano, lontana. Sono volata in Sicilia, era in coma. Si è ripresa brevemente, prima di scivolare nell’incoscienza. Sai, mi ha detto, ho sentito che eri qui. Ho avuto la fortuna di starle accanto negli ultimi istanti».
Pensando a lei, qual è il primo ricordo che le viene in mente? «È stata una mamma molto esigente sul piano educativo, ma è stato un bene. Conservo la sua macchina da cucire, mi ha cucito gli abiti più belli. La rivedo china, mentre cuciva anche di notte i vestiti per i miei concerti. La prima telefonata dopo una esibizione era per lei». Mentre tu dormi è invece dedicata a suo figlio Emanuele. «Abbiamo trascorso insieme momenti difficili (Giuseppina è stata vittima di violenze fisiche e psicologiche dall’ex compagno, ndr). Ora che li abbiamo superati, mi perdo guardandolo mentre dorme sereno. Lo sfioro coi miei pensieri mentre i suoi sogni si abbracciano ai miei».
Ma sono le note limpide e intense di Never Look Back (mai guardare indietro), il brano che chiude Life Book, a definire la Giuseppina di oggi: «Ho sofferto molto, ma il passato non mi appartiene più. Ho trasformato il dolore in opportunità, i miei passi ora sono leggeri. Ho buttato i sassi che avevo nel cuore».
È stata la musica la sua ancora di salvezza. «Ho cominciato a suonare a quattro anni, il pianoforte è da sempre un compagno e un amico». Un amico con cui ha condiviso il successo di pubblico durante il recente concerto al Castello Sforzesco, organizzato dal festival Milano Piano City. «Una emozione fortissima. Qualche anno fa avevo deciso di ritirarmi dall’attività concertistica, oggi con Decca il mio nome appare tra i grandi artisti della musica classica e contemporanea».