il Giornale, 1 luglio 2019
Sul rifugio più alto d’Europa non fa freddo
Sulla cima piemontese della capanna Margherita, che con i suoi 4.554 metri sopra il livello del mare è il rifugio più alto d’Europa, sabato sera alle otto si stava belli freschi. Dieci gradi, un pallido sole e veduta mozzafiato dal balcone sopra le Alpi. Alla faccia, si potrebbe dire, del resto d’Italia che si sventolava. Si stava bene lassù, solo che non dovrebbe essere esattamente così. Nel senso che di questi tempi si gira con golf di lana, piumino e guanti. Invece da sei giorni il termometro dell’Arpa – posto sulla punta Gnifetti nel gruppo del Monte Rosa – non scende mai sottozero. Anche a Col Major, a 4.750 metri, poco sotto la cima del Monte Bianco, i termometri sono saliti a 9,3 gradi. Ed è un problema. Dal 2002, da quando è attiva la stazione meteorologica, non era mai successo di avere temperature, sia minime che massime, così alte. Siamo sopra la media di 9,5 gradi, un caldo mai registrato neppure nell’estate 2003 o nelle feroci vampate africane del 2005, 2012 e 2015.
Detto ciò negli ultimi quindici anni è la terza volta che la prima temperatura annuale positiva alla Capanna Margherita si registra a giugno. Per tre anni era stata registrata ad aprile, e per i restanti dieci a maggio. L’anno più precoce era stato il 2010 quando la positività era stata raggiunta il 29 aprile.
Sta di fatto che dieci gradi all’ombra a queste altezze sono una seria minaccia all’ecosistema alpino, una macchina meravigliosa che fornisce acqua a più della metà della popolazione mondiale. Per capire: gli ecosistemi d’alta quota sono una specie di sentinella del riscaldamento globale. Rispondono molto rapidamente ai fattori climatici, mostrando alterazioni non solo nelle temperature, ma anche nelle condizioni del suolo, nella copertura vegetale, nei cicli degli elementi. E queste folli temperature confermano l’aumento previsto di eventi climatici estremi sia in inverno che in estate. Che è come dire che i 40 gradi in Pianura Padana, lungo il versante tirrenico e a Sud rientreranno nella futura normalità di giugno. Prepariamoci, dunque a sperimentare altre ondate di calore estremo nelle prossime settimane.
Torniamo a noi e al gran caldo che ci spetta. Ora che è arrivato nel cuore delle alpi, sulle cime più alte tra quelli che un tempo si chiamavano ghiacciai eterni, non fa più effetto sapere che il 29 giugno a Gallargues-le-Montueux, comune francese di 3 mila abitanti nella regione dell’Occitania, si è registrata una temperatura di 45,9 gradi. Entrata subito nel guinnes dei primati 2019.
Una fugace occhiata al futuro prossimo. In generale la prima settimana di luglio dovrebbe trascorrere con punte di 36 gradi al centrosud. Sui settori alpini torneranno i temporali. Nella settimana successiva invece, tra l’8 e il 14, i valori continueranno a perdere qualche grado al Nord mentre al Centrosud continuerà a fare caldo, troppo caldo. Però la fornace si allontana. I modelli meteo mostrano bene la situazione presente sull’Europa. Spariscono le aree colorate di rosso e viola che indicavano temperature sui 40 gradi e che fino a ieri coloravano gran parte del paese e dell’Europa meridionale. Speriamo duri il più possibile.