Il Messaggero, 1 luglio 2019
In 30 mila lasciano il centro di Roma
Il cuore dell’Urbe, quello che per Goethe riallacciava l’intera storia del mondo, rischia di ridursi a una successione di pizzerie al taglio & mini-market h24, pub con lo shottino a 3 euro e appartamenti convertiti in affittacamere buoni per i turisti low budget capitati qui cavalcando l’onda dell’ultima offerta su internet. Mentre i residenti storici, stritolati dalla movida chiassosa e sciatta, si rifugiano altrove. E le serrande nei negozi di pregio si abbassano a un ritmo mai visto prima, una resa davanti alle lenzuolate di paccottiglia e merce contraffatta che gli abusivi srotolano nelle piazze più visitate dai nuovi turisti, in vena di compere contingentate.
Nel 2006, nel centro di Roma abitavano in 194.362. Nel 2015 i residenti, a leggere i dati ufficiali, erano già crollati a 186.802. Nel 2016, altra flessione: 185.435 residenti. Nel 2017, ancora più giù: si scivola a 180.606 abitanti. Una discesa verticale, annotata nell’ultimo rapporto dell’Ufficio Statistica del Comune di Roma. Senza contare che il numero dei residenti «effettivi», secondo il I Municipio, è ancora più basso. E di parecchio. «Siamo ampiamente sotto ai 165mila abitanti reali stima la presidente della circoscrizione del Centro storico, Sabrina Alfonsi Molti figurano come residenti solo sulla carta, ma di fatto non abitano qui. La causa principale è proprio la crescita esponenziale delle strutture extra alberghiere. Complice la crisi, conviene a tanti affittare l’appartamento in centro, per fare affari coi turisti, e spostarsi anche di pochi chilometri, nelle zone semicentrali. È un trend che si può invertire solo con scelte politiche forti». Per esempio? «In altre capitali sono state introdotte restrizioni molto severe per aprire affittacamere e bed & breakfast».
Solo sulla piattaforma di Airbnb a Roma oggi si contano 29.436 annunci (cinque anni fa erano 13.500, l’aumento è del 118%). La metà, 14.943, sono in Centro storico. E 10.497 (il 70.2%) sono appartamenti interi. Dove cioè non abita nessuno in modo stanziale. I dati li ha elaborati InsideAirbnb, un sito indipendente che analizza i flussi del più importante portale di affittacamere al mondo.
L’INVECCHIAMENTO
Il Centro storico è anche il municipio di Roma col più alto indice di vecchiaia: 234 ultra 65enni ogni cento under 14. Cinque anziani per ogni bimbo con meno di 6 anni. Anche l’età media è tra le più alte della città, più di 47 anni.
Mentre si gonfia la bolla degli affittacamere, la rete delle imprese si rimpicciolisce. Dati della Camera di Commercio: dal 2013 al 2018 in tutti i quartieri del Centro hanno aperto 8.354 imprese ma 8.619 hanno chiuso. Il saldo negativo è di 265 attività. Le statistiche dicono che negli ultimi sei anni sono esplose le attività di ristorazione e dei servizi di alloggio: 1.872 aperture contro 707 chiusure. Male tutto il resto o quasi. Nel settore dell’artigianato hanno chiuso 388 imprese e 322 hanno aperto. Nel commercio, 1.703 nuove iscrizioni contro 1.977 chiusure. Altro distacco, in negativo, per il comparto dei servizi alle imprese, dei noleggi e delle agenzie di viaggio: 621 nuove iscrizioni e 939 cessazioni.
VOLUME D’AFFARI GIÙ
L’avanzata del turismo a basso costo produce un impoverimento del Centro. «Chi sceglie l’affittacamere, in genere spende poco su tutto. Non solo nel tipo di alloggio: nei negozi, nei mezzi di trasporto, nei posti in cui cenare. Difatti aprono kebab e pizzerie e chiudono i ristoranti di qualità. E diminuiscono i volumi d’affari di chi lavora nel cuore della città, l’impoverimento è generale», racconta Giuseppe Roscioli, presidente della Federalberghi di Roma. Una corsa al risparmio alimentata dall’appeal Capitale svigorito dai disagi continui, raccontati in tutto il mondo. «Se la stampa estera – conclude Roscioli – parla solo dei bus a fuoco, dei rifiuti, delle stazioni del metrò chiuse in centro, poi è difficile puntare sul turismo di alta fascia. E la Capitale va indietro».