Il Messaggero, 1 luglio 2019
Europarlamento al via, M5s senza gruppo
Quella di domani sarà una partenza particolarmente complicata per i 751 membri del nuovo Parlamento Europeo. Il primo nodo da sciogliere è proprio quello del numero degli europarlamentari perché fra i 751 eletti lo scorso 27 maggio ce ne sono 73 a scadenza. Sono quelli britannici che entro ottobre – se mai Il Regno Unito dovesse decidere davvero di attuare la Brexit – dovrebbero lasciare Bruxelles. In questo caso il numero degli europarlamentari scenderà automaticamente di 46 unità a quota 705 poiché subentrerebbero automaticamente 27 deputati di altri paesi europei fra i quali tre italiani.
Intanto domani i britannici – se lo vorranno – potranno partecipare con pieni poteri alla vita del parlamento europeo a partire dalla costituzione ufficiale dei gruppi politici e dall’elezione, prevista per il 3 luglio, del nuovo presidente e di 14 vicepresidenti.
Ed è proprio questa elezione che dovrebbe assicurare il segno politico di questa legislatura del parlamento di Bruxelles. Già in queste ore, infatti, è evidente che nella Camera europea sta nascendo una massiccia (515 deputati) maggioranza antisovranista, composta da popolari, socialisti e democratici, liberali e Verdi. Dall’altra parte della barricata si va formando una minoranza composta dai sovranisti (70 deputati) o da formazioni a loro vicine (la sessantina di deputati conservatori). Sta emergendo infine un terzo raggruppamento di schegge impazzite, a partire dai ben 29 eurodeputati antieuropeisti del raggruppamento inglese di Nigel Farage, difficilmente identificabili e comunque non organiche fra loro. Fra questi segmenti di parlamentari spiccano quelli del gruppo della Sinistra (Gue) con 39 iscritti e i non iscritti che al momento sono 65 fra i quali anche i 14 eurodeputati dei 5Stelle che almeno finora non sono riusciti ad accasarsi con altre formazioni.
IL DOSSIERLa formazione di Gruppi è un dossier chiave per l’Europarlamento. Per farne nascere uno occorrono almeno 25 deputati iscritti provenienti da 7 Paesi dell’Unione. Per regolamento i Gruppi si dividono fra loro tutto ciò che è possibile dividersi: il tempo degli interventi, i vicepresidenti, gli importantissimi presidenti di commissione. Ai non iscritti resta la testimonianza o poco più.
Ma vediamo cosa ci raccontano i numeri dell’Europarlamento a poco più di un mese dalle elezioni.
I popolari che ruotano intorno alla CDU-CSU della cancelliera tedesca Angela Merkel sono il gruppo più numeroso con 182 deputati iscritti. Seguono i Socialisti e democratici con 154 deputati, i liberali (rafforzati dai macronisti francesi) a quota 110 e i Verdi con 69 rappresentanti. Questi quattro gruppi, assieme, possono contare su ben 515 deputati, addirittura 139 più dei 376 necessari per superare le votazioni a maggioranza qualificata. A ben guardare è tuttavia possibile che si formi una maggioranza tripartita senza i Verdi oppure, caso più improbabile, senza i liberali. Al momento una sola cosa è certa: popolari e socialisti sono obbligati a collaborare.
Fuori dalla maggioranza ci sono i sovranisti guidati dagli italiani della Lega di Salvini e dai francesi della Le Pen. Si tratta di una settantina di deputati provenienti da 8 paesi: 28 italiani, 21 francesi; 11 tedeschi; 3 austriaci; 3 belgi; 2 finlandesi; 1 estone e 1 danese.
Tutti assieme occupano meno del 10% delle seggiole del Parlamento europeo che, dunque, nelle ultime elezioni ha tremato ma non è stato travolto da alcuna valanga come è stato ripetuto all’infinito durante la campagna elettorale italiana. Nell’orbita sovranista si collocano anche i 62 deputati conservatori, fra i quali quelli di Fratelli d’Italia, che però tendono a distinguersi dai salviniani perché in maggioranza eletti nei paesi dell’Est e dunque molto diffidenti verso la Russia di Putin a differenza dei sovranisti italiani e francesi.
Quale ruolo giocheranno nel prossimo Parlamento i deputati eletti in questi due gruppi è ancora tutto da capire. Molto dipenderà da chi sarà eletto alla presidenza del Parlamento e dalla sua volontà di costruire o meno un cordone sanitario intorno ai sovranisti.
Per noi italiani sarà interessante osservare anche cosa accadrà al gruppo dei 5Stelle. Nei propositi pentastelati c’era la volontà di creare un nuovo gruppo con il movimento estone ambientalista Elurikkuse Erakond di Artur Talvik, i polacchi di Kukiz’15 guidati da Pawel Kuzik, i finlandesi di Liike Nyt, i greci del partito dell’agricoltura e dell’allevamento Akkel e i populisti croati di Zivi Zid. Ma solo questi ultimi sono riusciti a eleggere un eurodeputato. Di qui la necessità di cercare alleati. Finora senza successo visto che anche il gruppo dela Sinistra (Gue) non ha accettato di collaborare con i grillini.
Sul piano degli incarichi, infine, non è ancora chiaro cosa spetterà agli italiani. Fra i sette capogruppo l’unico connazionale è il leghista Marco Zanni, nel 2014 eletto a Bruxelles dai 5 Stelle. Fra i presidenti di commissione il Dem Roberto Gualtieri sembra in pole position per quella, importante, del Bilancio.